“Per gli impianti di risalita condividiamo le richieste di ristori che le associazioni di categoria hanno avanzato al Governo percorrendo il solco tracciato dalla Francia. Per quanto concerne le altre attività coinvolte dalle chiusure e i lavoratori, stiamo affinando una nostra proposta di documento dove chiediamo al Governo ristori, tempestivi immediati e proporzionati. Stiamo parlando di una richiesta che ammonta ad alcuni miliardi di indennizzi”.
Ad annunciarlo sono Massimo Sertori (assessore alla Montagna di Regione Lombardia), Antonio Rossi, (sottosegretario di Regione Lombardia), Daniel Alfreider, (vicepresidente Provincia Autonoma di Bolzano), Luigi Giovanni Bertschy (vicepresidente della Regione Autonoma Valle d’Aosta), Sergio Bini (assessore al Turismo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia), Federico Caner (assessore al Turismo della Regione Veneto), Roberto Failoni (assessore al Turismo della Provincia Autonoma di Trento), Fabrizio Ricca (assessore allo Sport della Regione Piemonte) e Daniele D’Amario (assessore al Turismo della Regione Abruzzo), che si sono riuniti per approfondire ulteriormente la questione ristori, in particolare legati turismo invernale.
Secondo gli esponenti delle Regioni si tratta di una condizione legata alla sopravvivenza. “Normalmente – sottolineano – la gente di montagna tende a lavorare e non a essere assistita, ma di fronte ad un periodo così difficile come quello che stiamo vivendo, non ci sono le condizioni per poter resistere alla crisi economica. Aggravata da un livello di indeterminatezza che rende impossibile programmare qualsiasi tipo di attività”.
“Il Governo – continuano – non sa o fa finta di non capire che, a pandemia terminata, molte di queste attività non avranno più la forza di ripartire. Bloccare il turismo invernale è paragonabile al chiudere gli stabilimenti balneari nei mesi estivi con conseguenze economiche drammatiche per imprese, lavoratori e famiglie. Il Governo chiarisca se vuole aiutare la montagna o assistere alla scomparsa della sua economia”.
Il comparto del turismo invernale coinvolge 75.000 lavoratori diretti, ai quali vanno sommati tutti quelli della filiera. “L’auspicio è che il Governo – rimarcano – si renda conto della criticità della situazione e possa porvi rimedio in modo tempestivo. Del resto, altre nazioni che svolgono le medesime attività legate al turismo montano, come Svizzera, Francia, Germania e Austria, hanno già provveduto a salvaguardare questo comparto fondamentale”.
“Ribadiamo a gran voce – concludono i rappresentanti delle Regioni alpine e delle Province autonome – che dall’Esecutivo serve assoluta chiarezza sulla data di ripartenza. Prendendo atto che, per come si è sviluppata negativamente la situazione, la stagione invernale è in gran parte compromessa. Le Regioni e le Province Autonome sono disponibili a un confronto immediato con il Governo per illustrare le proposte”.