Non è ancora il caso di parlare di tsunami, nonostante le pessimistiche previsioni avanzate da più parti. E neppure di semplice mareggiata. Ma la quarta ondata del coronavirus pare proprio che stia montando lungo la penisola. Anche se non dovunque. In Lombardia, ad esempio, le cose stanno andando meglio che in altre regioni. Ieri, 9 novembre, si sono registrati nel territorio regionale +849 contagi (lunedì +294) ma a fronte di +144.283 tamponi (lunedì +34.781) mentre il rapporto percentuale fra tamponi e casi positivi scende allo 0,5% contro lo 0,8 di lunedì e il 9,3% a livello nazionale. Come si vede, dati più che confortanti. I ricoverati nei reparti covid degli ospedali sono 379 (ieri 348) ma in terapia intensiva è entrato un solo paziente. Lecco non va male con appena tre casi di positività accertati contro i 34 di Brescia e i 22 di Bergamo.
Fortunatamente, come si vede, in Lombardia e nel Lecchese le cose vanno per ora meglio che altrove anche se le cifre assolute dei casi di positività indicate nei grafici prodotti dalla Fondazione Gimbe, collocano la nostra regione al secondo posto preceduta solo dal Veneto: 13.170 positivi contro 12.164. Ma se si osservano i dati riferiti ai contagi da Sars-CoV-2 ogni 100mila abitanti, la curva precipita letteralmente collocando la Lombardia al 13° posto nella classifica delle Regioni con 121 positivi contro una media nazionale di 168. (Fonte: https://coronavirus.gimbe.org/). Va subito osservato che contagio non significa malattia poiché in altissima percentuale i contagiati non sviluppano sintomi particolari.
Intanto la campagna vaccinale per la dose booster prosegue a tutta velocità e da qualche giorno l’hub del Palataurus funziona a pieno ritmo. La novità positiva riguarda anche chi è solito sottoporsi alla vaccinazione annuale contro la “normale” influenza. Al Palataurus, su richiesta, potrà infatti essere inoculato insieme al vaccino anticovid anche quello antinfluenzale. Come si dice: basta chiedere. Però fate attenzione perché la terza dose del vaccino potrà essere somministrata solo a chi è stato immunizzato con la seconda inoculazione da almeno sei mesi.
Ma dalla prima linea della guerra contro il coronavirus arrivano in rapida successione novità positive. L’ultima riguarda un’altra “pillola” anticovid in avanzata fase di sperimentazione clinica da parte di Pfizer, il cui vaccino Comirnaty sembra essere uno dei più efficaci attualmente in uso. La società statunitense (la più grande al mondo nel campo della ricerca, commercializzazione e produzione di farmaci) ha annunciato di aver messo a punto un nuovo farmaco (chiamato per ora PF-07321332) in grado, se utilizzato precocemente, di abbattere con grande efficacia le probabilità di ricovero ospedaliero. Pfizer ha annunciato che su 389 persone trattate con il nuovo prodotto entro 3 giorni dalla comparsa dei sintomi, solo 3 hanno subito il ricovero mentre delle altre 385 alle quali è stato somministrato un placebo, ne sono finite in ospedale 27: nove volte di più rispetto al primo gruppo.
I risultati sembra siano dunque molto incoraggianti. Al punto che la Commissione di valutazione ha sospeso in anticipo i test per consentire l’accelerazione delle procedure legate alla richiesta di autorizzazione all’utilizzo di emergenza del farmaco. Il nuovo prodotto, ottenuto dalla modifica di un antivirale già noto dal 2003 per combattere la Sars e la cui sperimentazione era stata abbandonata a causa della rapida estinzione di quell’epidemia, deve essere assunto per via orale sotto forma di compresse (6 al giorno per 5 giorni) unitamente ad un altro antivirale, il Ritonavir, che ne rallenta la metabolizzazione consentendo così all’organismo di assorbirlo e utilizzarlo completamente. Altri vantaggi non secondari del PF-07321332 sono la sostanziale assenza di significativi effetti collaterali, il bassissimo costo di produzione e la facile conservazione anche a temperatura ambiente.
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