Sono passati dieci anni dal naufragio della Costa Concordia: era la sera del 13 gennaio 2012 quando la nave finì contro gli scogli davanti all’Isola del Giglio e cominciò ad affondare. Le persone salvate furono circa 4200, 32 persero la vita. Il Cnsas era presente con una delle componenti più specializzate, quella speleo subacquea: tecnici capaci di portare il soccorso medicalizzato anche in grotte e ambienti allagati, compresi quelli marini.
Durante le operazioni di salvataggio della Costa Concordia, il coordinatore nazionale per il Cnsas era il lombardo Corrado Camerini, medico bresciano, attuale responsabile della IX Delegazione Speleologica e già direttore della SnaDos (Scuola nazionale direttori delle operazioni di soccorso del Cnsas). “La nostra missione, allora come adesso, era quella di salvare vite”, ricorda Camerini. “I nostri speleosub, erano 19 quelli operativi all’isola del Giglio, effettuarono immersioni senza interruzione per una settimana, in un ambiente buio e in condizioni davvero inusuali”. La Commissione speleosub del Cnsas, nata nel 1984, conta una quarantina di tecnici specializzati.
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