Covid 19, quinta ondata in arrivo? È presto per dirlo ma le premesse in questa direzione si consolidano di giorno in giorno. Proprio a causa, così sembra, dell’avvento della sottovariante Omicron 2, ultima nata del coronavirus responsabile della pandemia che da oltre due anni sta flagellando il pianeta. Il contagio da Omicron è in rapida crescita ovunque proprio mentre si stanno abolendo le restrizioni sociali e sanitarie. E l’Italia non fa eccezione. Idem per la Lombardia dove il tasso di contagio è salito di quasi tre punti percentuali in undici giorni passando dall’8,4 di giovedì 10 marzo al 11,1% di ieri.
Anche i reparti Covid degli ospedali lombardi segnano un’inversione di tendenza: giovedì 10 si erano registrate 18 dimissioni ma ieri, 21 marzo, i letti occupati erano aumentati di 30 unità. Va meglio nel Lecchese dove, nel periodo considerato, l’incremento dei ricoveri è passato da +214 a +60. Ma all’interno del panorama pandemico va facendosi strada con sempre maggior velocità la sottovariante Omicron 2 che però, secondo i dati più recenti, unirebbe ad una maggiore infettività una minore pericolosità dell’infezione sintomatica. Che il Sars-cov-19, come molti coronavirus, sai caratterizzato da estrema mutabilità è cosa nota da molti anni. Nel caso di Omicron 2 potrebbe trattarsi addirittura di una “ricombinazione” all’interno di una serie di sottovarianti del medesimo virus in grado di produrre innumerevoli e rapidissime modificazioni genomiche. Ma questa volta a preoccupare è l’estrema contagiosità della più recente versione di Omicron chiamata dagli scienziati BA.2 anche se, va detto, l’Organizzazione mondiale della sanità non la distingue ancora formalmente dal ceppo di derivazione. Ciononostante i dati disponibili risalenti ad una decina di giorni fa, parlavano di una presenza di BA.2 pari a circa un terzo di tutti i sequenziamenti degli ultimi 30 giorni.
Insomma l’impennata dei contagi rilevata su scala mondiale potrebbe forse essere imputata all’ultima nata ma in questo scenario un ruolo fondamentale potrebbero averlo giocato anche la diminuzione nel tempo dell’immunità vaccinale, l’allentamento generalizzato delle restrizioni in tutti i Paesi, non solo europei e al sostanziale “libera tutti” dilagato, almeno per quanto riguarda alcune regioni d’Europa, durante i festeggiamenti del Carnevale, come molti osservatori hanno sottolineato. Il grafico che segue descrive bene l’andamento settimanale dei contagi per milione di abitanti dal primo marzo 2020 al 20 marzo scorso con la rappresentazione grafica dei dati forniti dalla statunitense Johns Hopkins University.
Come si vede Germania e Austria detengono il poco felice primato delle infezioni da coronavirus. Secondo il Nobel Anthony Fauci, la sottovariante BA.2 potrebbe oggi essere responsabile del 64% dei contagi globali. Anche se il tasso di prevalenza della nuova versione di Sars cov 2 è molto variabile da regione a regione. Nel Regno Unito la prevalenza di BA.2 potrebbe salire addirittura al 70%. Nel frattempo il consiglio più utile è di non abbandonare del tutto le misure preventive. Quindi mascherine nei luoghi chiusi, niente assembramenti ma soprattutto, se non lo avete ancora fatto, fatevi vaccinare. Il coronavirus potrebbe anche in futuro accettare una sorta di convivenza pacifica con noi trasformandosi in una banale influenza. Ma per ora non è così e il rischio di conseguenze gravi è ancora alto.