Laghi ai minimi, in inverno solo 65 mm di pioggia
La percentuale di riempimento del lago di Como è di appena il 5%, mentre in Lombardia
le precipitazioni nel periodo invernale sono crollate dell’82%. Trezzi: “Senza acqua non c’è cibo”
COMO-LECCO - Solo 65 millimetri di pioggia sono caduti in Lombardia durante l’ultimo inverno appena concluso, l’82% in meno rispetto all’anno precedente, mentre il Lago di Como è ai minimi con una percentuale di riempimento di appena il 5%. È il drammatico bilancio che emerge da un’analisi della Coldiretti regionale su dati ARPA Lombardia relativi all’inverno meteorologico (da dicembre a febbraio) diffuso in occasione della giornata mondiale dell’acqua, ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite che si celebra il 22 marzo, dopo un inverno che ha lasciato l’Italia con un terzo in meno di pioggia ma con precipitazioni praticamente dimezzate al nord.
Anche il fiume Po al Ponte della Becca (Pavia) è sceso a -3,3 metri ed è ai minimi del periodo da almeno trent’anni, secondo l’analisi della Coldiretti, e anomalie si vedono anche nei grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno, appunto, dal 5% di quello di Como al 31% del Maggiore, secondo il monitoraggio della Coldiretti. Una situazione rappresentativa dello stato dell’intero bacino idrografico del Nord con corsi d’acqua in magra dal Piemonte al Veneto, dal Trentino Alto Adige al Friuli Venezia Giulia, dall’Emilia Romagna alla Toscana.
Una conferma dei cambiamenti climatici in atto che hanno cambiato soprattutto la distribuzione temporale e geografica delle precipitazioni tanto che la siccità che è diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana con danni stimati in media in un miliardo di euro all’anno soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti, secondo l’analisi Coldiretti.
Il livello basso dei laghi e l’assenza della neve su gran parte della catena alpina si riflette sulle coltivazioni in pianura padana, minacciando oltre il 30% della produzione agricola nazionale, fra pomodoro da salsa, frutta, verdura e grano, e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo: in particolare, le coltivazioni seminate in autunno come orzo, frumento e loietto iniziano ora la fase di accrescimento che rischia di essere compromessa dalla siccità. Ma a preoccupare è anche lo sviluppo dei prati destinati all’alimentazione degli animali perché se le condizioni di secca dovessero continuare, gli agricoltori saranno costretti a intervenire con le irrigazioni di soccorso se sarà possibile.
In questo scenario – osserva la Coldiretti regionale – vanno rivisti i termini per l’applicazione del deflusso ecologico che si vuole introdurre in Lombardia. Pensato per raggiungere obiettivi ambientali stabiliti nelle direttive europee così come è stato definito non tiene in dovuta considerazione i cambiamenti climatici, con gli effetti della tendenza alla tropicalizzazione che si stanno verificando sui nostri territori: se venisse applicato senza gli opportuni aggiustamenti rischierebbe di compromettere il regolare lavoro nelle campagne con conseguenze negative sia sulla produzione di cibo sia sugli stessi risultati che si prefigge di ottenere. Nei campi, infatti, l’acqua viene in parte utilizzata per le colture agricole per poi essere restituita alle falde, preservando così la salute dei terreni. Senza considerare che la presenza della risorsa idrica nella rete di fossi e canali di cui la Lombardia è ricca contribuisce al mantenimento di habitat ecologici custodi di biodiversità.
“Senza acqua – conclude il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi – non solo non ci può essere produzione di cibo ma si andrebbe incontro all’abbandono delle campagne con impatti negativi a livello paesaggistico, di presidio del territorio e di prevenzione contro fenomeni di dissesto”.
(nella foto il Pioverna a Cortenova)