Lecco abbraccia virtualmente Carlo Verdone. La positività al Covid 19, che pure non ha permesso al popolare e amatissimo attore e regista romano di essere fisicamente in città, non ha compromesso la sua partecipazione alla terza edizione del Lecco Film Fest. In videocollegamento con una Piazza Garibaldi gremita di spettatori, ieri, sabato 9 luglio, il cineasta ha intrattenuto per oltre un’ora il pubblico lecchese che già da giorni aveva fatto registrare il tutto esaurito per il doppio appuntamento grazie al quale, negli auspici degli organizzatori, sarebbe stato il protagonista assoluto della kermesse nella sua terza giornata: prima, nel pomeriggio, la proiezione del film “Ordet” di Carl Theodor Dreyer, capolavoro del cinema nordeuropeo cui il cineasta romano è particolarmente legato, con successivo dibattito aperto alla platea.
Poi l’intervista a tutto campo in Piazza Garibaldi a partire dalle 19. Invitato al Lecco Film Fest nella duplice veste di ‘amico’ e spettatore’, dopo le brevi battute introduttive della giornalista e critica cinematografica Marina Sanna e del padrone di casa, Monsignor Davide Milani, prevosto di Lecco e presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, dal ledwall su cui campeggiava in primo piano Verdone ha impiegato pochi momenti a prendersi l’intera scena ed entrare in sintonia perfetta con la platea, affascinata dalle sue straordinarie doti di comunicatore, oltre che dalla sua impagabile cultura cinematografica, dimostrata dalla lezione magistrale con la quale ha illuminato le qualità più singolari delle pellicole del grande cineasta danese, dalla fotografia al montaggio, alla scelta degli attori, alla capacità di coinvolgere l’emotività degli spettatori attraverso i rumori della natura che ne costituiscono la colonna sonora.
Poi spazio ai ricordi risalenti a momenti diversi della propria vita e della propria carriera, in una chiacchierata nella quale all’ironia e all’umorismo si sono alternate la nostalgia e la commozione nel susseguirsi di aneddoti indimenticabili, alcuni divertenti, come la sonora bocciatura inflittagli dal padre Mario, ordinario a La Sapienza di Roma, all’esame di Storia e critica del cinema, o la ‘morte apparente’ di un’attrice durante le riprese del film “Ma che colpa abbiamo noi”; altri romantici e perfino struggenti come l’amore giovanile - breve e impossibile - per una prostituta giovane e bellissima (“una piccola Juliette Greco”), ricordato con accenti di particolare delicatezza anche in un capitolo della sua autobiografia “La carezza della memoria” dato alle stampe lo scorso anno. Nel corso della conversazione non è mancata l’occasione di riflettere sulla situazione in cui versa attualmente il cinema italiano, una crisi le cui origini risalgono, come noto, a tempi antecedenti l’inizio della pandemia.
A tale riguardo il regista non ha lesinato critiche ai colleghi, dichiarandosi deluso dalla qualità media di quanto viene proposto, non adeguata, al netto di poche eccezioni, alle aspettative del pubblico, che ha motivo di disertare le sale alla luce della mediocrità di quel che si produce, e ha biasimato la corsa ad accaparrarsi le sovvenzioni statali sfornando di gran fretta film scadenti. Il pubblico lecchese ha ascoltato con grande interesse il lungo intervento di Carlo Verdone esprimendo il proprio apprezzamento con diversi applausi, dei quali il più caloroso è risultato quello finale, nel momento di un congedo che è stato un arrivederci: don Davide Milani, in qualità di promotore della manifestazione, ha infatti già ottenuto dal regista romano l’impegno - ancor più solenne perché pubblico - a partecipare all’edizione 2023 del Lecco Film Fest. Questa volta finalmente dal vivo.