“Basta prendere in giro la montagna. La decisione del Governo sul rinvio dell’apertura degli impianti di risalita – dice Sertori – avrà serie ripercussioni per l’intero comparto che incassa un altro duro colpo. Le regioni alpine hanno pronta una proposta di ristori che, grazie al nostro pressing, sarà oggetto di discussione nella Conferenza delle Regioni giovedì 21 gennaio”.
“In Austria, Francia, Svizzera e Germania – rimarca – queste attività sono indennizzate per scongiurare il loro fallimento. In Italia invece rimane solo un enorme, incredibile e indicibile punto di domanda”.
“Al Governo – continua l’assessore regionale – hanno capito che dietro questo comparto ci sono intere famiglie? E che queste sono le stesse che con la loro presenza concorrono a mantenere e preservare la montagna?”
“A poco servono – prosegue – le timide politiche per la montagna messe in campo dal Governo per scongiurare lo spopolamento se poi assistono inermi al fallimento delle attività. Un’assurda contraddizione tra le parole roboanti e i fatti”.
“La situazione – sottolinea Sertori – è sempre più preoccupante. Tutti sospesi senza poter programmare l’avvio delle attività, la riapertura di hotel, rifugi, ristoranti e la ripartenza di noleggiatori di attrezzature, dei maestri da sci. Ci sono migliaia di persone in attesa di poter tornare a lavorare. Ed è per questo che non passa giorno che le Regioni alpine e le Province autonome non chiedano al Governo garanzie, oltreché tempestività, nell’erogazione di ristori per gli impianti di risalita e per tutte le attività correlate al turismo montano, costrette a chiudere”.
“La stagione turistica invernale – secondo Sertori – è pressoché azzerata. Si corre il serio rischio di gettare l’industria della neve in una crisi senza precedenti quantificata in oltre 10 miliardi di euro di perdite di fatturato. Ancora una volta la montagna é costretta a pagare un prezzo troppo alto a causa della poca conoscenza e sensibilità di un governo, che è sempre più distante dai problemi della gente”.
“Il Governo – conclude Massimo Sertori – ascolti una volta per tutte il grido di dolore della montagna, che ha bisogno di adeguati ristori per sopravvivere. In ballo non c’è la gestione di un parco divertimento ma il futuro di centinaia di piccole e medie imprese e di oltre 75.000 di posti di lavoro. Non c’è più tempo da perdere”.