Il primo degli incontri “didattici” della Università della Terza età valsassinese, in programma mercoledi 6 marzo alle ore 16 presso la Comunità Montana, è dedicato al complesso problema dei rapporti tra Cina e Taiwan, andando indietro storicamente a quando nell’isola chiamata “Formosa” dai primi portoghesi che vi sbarcarono nel Seicento, è diventata nel 1949 il rifugio degli ultimi “Nazionalisti”, capitanati da Sun Yat Sen e dal Partito del Kuo Min tang, dopo una lunga guerra civile durata più di 30 anni contro i Comunisti cinesi, guidati dal “Grande Timoniere” Mao Tze Tung.
All’inizio, quando la Cina popolare era soltanto una nazione prevalentemente agricola, o come si diceva allora “in via di sviluppo”, mentre Taiwan imboccava decisamente la via della industrializzazione e della modernità (circa il 60% dei microchip prodotti nel mondo sono di origine taiwanese, essenziale per l’industria informatica in tutto il mondo) non vi erano grandi preoccupazioni.
Taiwan era inoltre protetta, come oggi, dall'”ombrello americano”, cioè l’apparato militare statunitense, che ne garantiva l’autonomia e la sovranità.
Negli ultimi decenni però le cose sono molto cambiate : anche la Cina popolare, nonostante ufficialmente sia rimasto un regime “comunista”, ha imboccato la via di una industrializzazione a volte “selvaggia” ma efficiente, che l’ha portata ad essere la seconda nazione più importante del mondo a livello economico ( e presto potrebbe diventare la prima).
A voce sempre più alta quindi la Cina, e il suo Presidente Xi Jinping nell’ultimo Congresso del PCC tenutosi pochi mesi fa, reclamano il ritorno di Taiwan alla “madrepatria” , anche a costo di usare la forza (cosa che potrebbe però scatenare un conflitto micidiale con gli Stati Uniti, ancora peggio del conflitto in Ucraina, con conseguenze imprevedibili).
Nell’incontro si parlerà in particolare proprio di questo incredibile sviluppo economico cinese, soprattutto a partire dai primi anni del Duemila, che l’ha portato in tempi molto rapidi ai vertici del capitalismo e della finanza mondiale.
Il “Dragone cinese” si è svegliato: non possiamo più non tenerne conto, soprattutto noi Europei !
Enrico Baroncelli
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