La scorsa settimana sono state rinnovate le cariche all'interno della conferenza dei sindaci della provincia di Lecco, organismo che, molto in sintesi, esercita la sorveglianza sul sistema sanitario locale. E dopo tanti anni di presidenza Guido Agostoni ha passato la mano a Emanuele Manzoni, assessore in comune di Lecco.
Ecco il discorso integrale che Agostoni ha pronunciato in assemblea dove ripercorre la sua esperienza e rimarca la poca considerazione di cui i comuni godono in campo sanitario. Un intervento che merita di essere letto e sul quale sarebbe opportuno che chi ricopre responsabilità pubbliche avviasse una seria riflessione.
Un saluto a tutti
Un saluto che vuole essere prima di tutto un ringraziamento ai Colleghi del Consiglio di Rappresentanza (mi permetto però di richiamare l’importanza di una partecipazione attiva che non c’è sempre stata…)
Grazie ai Presidenti delle Assemblee Distrettuali (Gabriella, Sabina e Paolo) e ai coordinatori degli Uffici di Piano (Federica, Michela e Donatella) e al Coordinatore Ruggero Plebani che è quello che più di tutti mi ha supportato ed anche sopportato…
Devo poi ringraziare i Direttori Generali di ASST e di ATS Trivelli e Brait e in particolare i rispettivi i DSS Peschi e Colaianni.
Non posso dimenticare i diversi operatori degli ambiti territoriali e delle aziende sanitarie, del terzo Settore e del Volontariato, la Fondazione Comunitaria, e i MMG e i loro Rappresentanti come pure i referenti degli infermieri e dei farmacisti.
Mi fermo qui perché altrimenti diventa una “litania” ma ringrazio comunque anche quelli che non ho citato.
Volevo però chiudere con una riflessione.
L’esperienza vissuta non è stata sempre facile, con alti e bassi, ma certamente positiva e coinvolgente; è un’esperienza per me lunga che mi ha visto coinvolto in ruoli diversi ma sempre sui temi della Salute, dei Servizi, dell’attenzione alle persone, soprattutto a quelle più fragili.
Ho seguito in questo territorio la nascita del servizio sanitario nazionale con la legge 833 e con le prime normative regionali che vedevano la Lombardia come punta avanzata dell’integrazione sociosanitaria, Lombardia alla quale anche le altre Regioni guardavano come modello. Io stesso sono stato chiamato più volte proprio in altre regioni a presentare il modello lombardo.
Ho assistito poi alla discussione circa la competenza della sanità da mantenere in capo ai Comuni oppure passarla alle Regioni, come pure l’altra profonda discussione in merito alla aziendalizzazione del Servizio Sanitario.
Sappiamo tutti come è andata: la competenza è passata alle Regioni e si è andati verso una aziendalizzazione sempre più spinta.
Non voglio esprimere giudizi in questa sede, voglio solo dire che – nonostante l’introduzione in diversi documenti del termine “comunità” - gradualmente i Comuni sono stati messi al margine per quanto attiene il mondo sanitario.
Eppure il sindaco rimane l’autorità sanitaria locale; eppure se i servizi sanitari non funzionano, se le liste d’attesa sono troppo lunghe, se i MMG non ci sono, se il Pronto Soccorso fa attendere a volte giornate intere, il primo destinatario delle lamentele, della rabbia, delle fatiche dei cittadini è sempre il Sindaco.
Gli Amministratori dei Comuni hanno una netta percezione dei bisogni e dei problemi, attraverso un fitto dialogo quotidiano con la popolazione, una reale rappresentazione delle criticità del sistema ma, paradossalmente, pur essendo i primi responsabili della salute dei cittadini, hanno un livello quasi nullo di intervento.
L’Aziendalizzazione della sanità pubblica, di cui ho accennato prima, ha prodotto quasi una lacerazione fra i bisogni dei cittadini, le loro aspettative, e l’organizzazione della sanità. I criteri di razionalizzazione della spesa, l’impostazione dei piani organizzativi, degli organici, della collocazione dei servizi e dei presìdi danno l’impressione che il sistema a volte lavori non per e insieme alla “Comunità” ma per se stesso, nascondendosi magari dietro pretesti di scientificità (a volte esistenti e a volte meno) ma allontandosi sempre più dalla vita reale dei cittadini.
Questa distanza è ormai evidente a tutti ed ha, a mio giudizio, un’origine proprio nello svuotamento e svilimento del ruolo degli enti locali come rappresentanti ed interpreti delle proprie comunità.
Anche a livello regionale pian piano si è dovuto prendere atto di questa situazione e si è proceduto con una serie di “manovre correttive”. Non a caso tutte le riforme di questi ultimi anni esplicitano come premessa l’importanza della integrazione delle politiche sanitarie con quelle sociosanitarie e socioassistenziali, sottolineando sempre l’imprescindibilità del rapporto con gli enti locali.
Del resto l’abbiamo sperimentato in modo evidente durante il periodo pandemico. E tuttavia rimane ancora molto da fare perché quelle premesse che la stessa normativa richiama e cerca di declinare divengano sul territorio prassi comune e orientamento dell’agire anche da parte della dirigenza delle Aziende sanitarie. Ne ha parlato in questi giorni anche il dr. Marco Magri su un giornale online con un proprio contributo che personalmente condivido.
Oggi le premesse per proseguire, superare questa situazione e recuperare ancora meglio il rapporto fra Comuni e Aziende Sanitarie ci sono: anche gli organismi che questa sera si vanno a rinnovare lo testimoniano.
Per questo l’augurio che voglio fare a Emanuele Manzoni, e con lui a tutti gli eletti nei vari organismi di Rappresentanza, è quello di poter sperimentare una rinnovata possibilità di lavoro comune e di dialogo. Servirà qualcosa di più delle belle parole e della cortesia, servirà accettare che si possano condividere orientamenti, scelte e responsabilità, certamente nel rispetto dei ruoli ma nella convinzione che è bene per tutti se si lavora insieme, se si pensano insieme le soluzioni, se si cercano i punti di equilibrio e convergenza che possono cambiare realmente le risposte ai cittadini facendo sì che la Comunità divenga protagonista della propria salute e del proprio benessere.
Quanto la Regione indica rispetto ai nuovi Piani di Zona dei Comuni e ai Piani di Sviluppo dei Poli Territoriali di ASST, che devono procedere affiancati e per certi aspetti sovrapposti, è la prima sfida che attende gli organismi di Rappresentanza che oggi riprendono la loro piena operatività. Come sistema dei Comuni ci siamo, spero altrettanto da parte di ASST.
Chiudo con una frase che mi è sempre piaciuta di don Milani: “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è la politica”. Una buona politica, aggiungo io.
Un saluto a tutti e grazie.