L'eco della mancata fusione tra Cortenova e Primaluna continua a rimbombare.
Lo sciagurato esito del referendum non poteva non essere al centro anche del consiglio comunale svoltosi ieri sera a Cortenova, dopo esserlo stato a Primaluna.
E proprio ieri sera i "giovani amministratori" dei due paesi (quelli facenti parte delle rispettive maggioranze) hanno consegnato una lettera nella quale esprimono tutto il loro sconcerto per come sono andate le cose.
Una lettera i cui contenuti condividiamo totalmente e che vi proponiamo integralmente.
Con questa lettera desidero farmi portavoce non solo dei "giovani consiglieri" di Cortenova e Primaluna, ma anche di tanti altri giovani, tra cui quelli che, purtroppo, non hanno avuto ancora la possibilità di esprimere la propria opinione al referendum.
Voglio rappresentare anche molte famiglie giovani che, nonostante le difficoltà, hanno deciso di fare dei nostri paesi il luogo dove costruire il loro futuro.
È con sincero spirito di comunità che noi giovani consiglieri desideriamo condividere alcune riflessioni.
So che, probabilmente, fra di noi ci sono persone che hanno votato "no", e voglio dire fin da subito che rispettiamo le loro scelte.
Tuttavia, crediamo che sia importante, in un momento come questo, parlarci apertamente, senza divisioni, ma con la consapevolezza che tu vogliamo il bene dei nostri territori e delle generazioni future.
La nostra riflessione non vuole accusare, ma semplicemente capire, e magari, provare a guardare insieme al futuro con un’idea di comunità più forte e unita.
In primo luogo, ci preme sottolineare che chi è qui, come amministratore, lo fa con l'intento di dare il proprio contributo per il bene comune, dedicando tempo, impegno e, spesso, sacrificando aspe della propria vita privata. L'unico vero ritorno che otteniamo è la soddisfazione di aver fatto qualcosa di utile per il nostro territorio e la nostra comunità.
Per noi, questo significa "amministrare per il bene comune", ma purtroppo questa dedizione viene, troppo spesso, fraintesa con astrusi interessi personali.
Il risultato del referendum, sinceramente, ci ha lasciato perplessi, sconcertati e delusi.
Abbiamo visto chiudersi davanti a noi una porta che si era finalmente aperta, offrendo uno sguardo e un progetto concreto per il futuro di tutti , soprattutto per i giovani e le nuove generazioni.
Siamo certi che qualcuno abbia gioito dell'esito negativo del referendum.
A queste persone vorremmo però chiedere: cosa hanno "vinto"? Se pensano di aver inflitto un colpo destabilizzante alle amministrazioni attuali, si sbagliano.
A perdere siamo stati tutti noi, dal cittadino più anziano al più giovane, loro compresi.
Il nostro futuro è stato compromesso, speriamo in maniera non indelebile. Gli unici vincitori sono stati vecchi rancori, i personalismi e gli egoismi.
Sarebbe stato davvero bello, quasi irreale, se fossimo stati uniti , a remare tutti dalla stessa parte.
Purtroppo, non è stato così. Noi ci abbiamo creduto molto, e ci crediamo ancora.
È stato un anno impegnativo e ricco di sacrifici, e siamo consapevoli che qualche errore è stato commesso. Tuttavia, il nostro maggiore rimpianto è quello di non essere riusciti a trasmettere appieno l'importanza di questa decisione.
In democrazia, ognuno ha diritto di esprimere il proprio pensiero. Ma ci piacerebbe ricevere, da chi ha votato "no", una motivazione concreta, obiettiva e oggettiva che li abbia spinti a prendere quella decisione. Perché a distanza di settimane, noi non siamo ancora riusciti a trovarne una che ci convinca.
Nel corso di quest'anno, abbiamo ricevuto diverse critiche, ma molte di queste non ci sono sembrate costruttive.
Siamo sta criticati per le tempistiche, i modi e per altri aspetti , ma nessuna di queste motivazioni ci appare come un valido motio per bocciare un progetto che rappresentava finalmente un'ottima opportunità per il futuro della nostra comunità.
Alcuni hanno criticato il fatto che non avessimo coinvolto abbastanza i giovani dei nostri paesi.
Personalmente, ritengo che questo non sia vero, e la loro presenza qui, questa sera, ne è la dimostrazione.
Tuttavia, crediamo che la vera differenza l'abbia fatta la parte adulta della popolazione, che magari ha votato di petto, senza alzare lo sguardo, guardare oltre il presente e senza pensare a qualcosa di più grande.
Se questa decisione è stata influenzata dalla volontà di preservare le identità di ciascun paese, ci chiediamo: chi di noi non ha parenti, amici, compagni a Primaluna, e viceversa? Perché non possiamo convivere in un unico Comune? Perché non possiamo superare le barriere create dal campanilismo, che troppo spesso porta a un accanimento egoistico alle singole realtà, invece di guardare al futuro comune che possiamo costruire insieme?
Noi crediamo che sia fondamentale che la nostra comunità si unisca, non solo per il bene di noi stessi, ma per quello delle generazioni future. E non parliamo solo di "identità storiche", ma di quella vera identità che si costruisce insieme, traendo forza dalle differenze per creare qualcosa di più grande e inclusivo.
Personalmente, mi sono reso conto di essere stato forse ingenuo, dando per scontato che tutti comprendessero l'importanza di questo progetto per il loro futuro e, ancora di più, per quello dei loro figli e nipoti.
Evidentemente, mi sono sbagliato, e il rimpianto più grande è quello di non aver scritto questa lettera prima del referendum. Probabilmente non sarebbe cambiato nulla, ma forse avrebbe aperto gli occhi a qualcuno, e magari, contro quel portone chiuso, non ci avremmo sbattuto il naso.
In conclusione, tutti noi crediamo che il futuro debba andare in quella direzione.
Abbiamo incontrato un ostacolo, un imprevisto, ma niente che non possa essere superato se affrontato con la giusta motivazione. La strada è ancora lì, tracciata, e spetta a noi tutti , cittadini di oggi, continuare a crederci, dimostrando di essere una comunità che guarda al domani con speranza e determinazione.
La speranza che vogliamo condividere con voi è che, alla fine, a guidare questo cambiamento saremo ancora noi, con le nostre idee, i nostri sogni, la nostra voglia di costruire insieme una comunità più solida e inclusiva.
Non vogliamo che altri, da lontano, decidano per noi il nostro destino, la nostra "corsia di marcia".
Meritiamo di essere liberi di scegliere il nostro futuro, con coraggio e unità.
I giovani consiglieri di maggioranza di Cortenova e Primaluna