“Sicurezza e criminalità organizzata: storie di lotta quotidiana” questo il titolo dell’incontro partecipato e toccante che si è tenuto ieri a Lecco, per fare il punto sulla presenza delle mafie nel territorio lecchese, organizzato da Azione Lecco e Appello per Lecco.
A raccontare la propria esperienza personale Gennaro Ciliberto, testimone di giustizia (e non collaboratore di giustizia!), che da quattordici anni vive sotto protezione speciale, indossando il mefisto e i dispositivi di protezione, per aver denunciato gravi irregolarità e contaminazioni mafiose nella realizzazione di opere pubbliche, tra cui strade e viadotti, di cui è venuto a conoscenza durante il proprio lavoro.
Accanto a lui, Sonia Alfano che ha raccontato come è avvenuto il delitto di suo padre, Beppe Alfano, giornalista ucciso dalla mafia l’8 gennaio 1993 e il suo impegno per contrastare il fenomeno mafioso, anche attraverso l’istituzione dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia, e della Commissione Antimafia del Parlamento Europeo, da lei promossa e di cui è stata presidente.
Forte è stata la denuncia di Sonia Alfano, nominata nei mesi scorsi Responsabile nazionale del Dipartimento Legalità di Azione: “l’ndrangheta è presente a Lecco da cinquant’anni, da quando Franco Coco Trovato arrivò da Catanzaro come operaio edile e dopo qualche anno consolidò la sua carriera da boss incontrastato dell’ndrangheta.
Al giorno d’oggi l’ndrangheta continua a farla da padrone con la presenza di elementi come Vincenzo Marchio, condannato in primo grado a 12 anni. Dalle intercettazioni relative all’inchiesta “Cardine-metal money” è emersa la freddezza e crudeltà che contraddistinguono Marchio e la sua volontà di normalizzare la presenza dell’ndrangheta sul territorio lecchese.
Se a questo aggiungiamo i circa trenta provvedimenti interdittivi applicati ad attività imprenditoriali nel lecchese negli ultimi due anni, tra cui spicca quello destinato alla “Nuova carrozzeria lecchese” che ha tra i propri soci Roberto Mandaglio, arrestato a novembre nell’ambito dell’operazione “Cavalli di razza”, il quadro che emerge è chiaro e sconfortante.
Ancora nei giorni scorsi la cronaca giudiziaria ci pone davanti all’arresto di tre lecchesi in un’operazione contro l’ndrangheta, che conferma la predilezione per l’organizzazione mafiosa sul territorio lecchese per gli affari che riguardano l’edilizia, la ristorazione e le attività relative ai rifiuti.
Le Istituzioni e la politica hanno il dovere di salvare il territorio lecchese da questo assalto sistemico al tessuto sociale ed economico e iniziativa come questa organizzata da Azione, in cui si fanno nomi e cognomi e si raccontano gli interessi delle ‘ndrine, sono di fondamentale importanza.
A chiudere l’incontro, il Consigliere comunale di Brescia, Luca Pomarici, presidente della Commissione Sicurezza di Brescia, e l’On. Fabrizio Benzoni, segretario regionale di Azione, che hanno raccontato gli sforzi bresciani per promuovere la legalità, specie nelle nuove generazioni, e per promuovere il lavoro nelle carceri, vero stimolo alla rieducazione dei detenuti.
A portare i saluti dell’Amministrazione comunale la vicesindaco Simona Piazza.