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Pubblicato in Cultura

"MAADER FOLK", IL NUOVO AFFRESCO DI DAVIDE VAN DE SFROOS

Domenica, 26 Settembre 2021 10:02 Scritto da  Riccardo Benedetti

Un nuovo lavoro di Davide Van De Sfroos, per noi che ne condividiamo montagne e lago, è sempre un evento, tanto più se arriva dopo sette anni di attesa.

Perché un “disco” (chiamiamolo così, come si faceva una volta) del Bernasconi, più che una raccolta di parole accompagnate dalla musica è un affresco del nostro mondo, piccolo o grande che sia.

E’ una galleria d’arte, una pinacoteca, un museo o perfino una stalla (l'è istess), dove appesi al muro troviamo storie e personaggi che se ci guardiamo bene intorno possiamo facilmente riconoscere nella nostra vita passata, attuale e, speriamo, futura.

L’arte di Davide Van De Sfroos è, a mio modesto e discutibile parere, quella di buttar lì parole e agitarle per bene come fossero ingredienti di una pozione magica preparata dalle sue streghe sino a dar loro un senso, una logica, una linea spesso storta ma parallela al suo pensiero. Che poi riesce a farci entrare nel cuore. 

La musica, pur importante, deve solo mostrare coerenza con i testi, dar loro la forza per centrare l’obiettivo di restarti "dentro", anima, cuore o cervello decidete poi voi.

E, “nota” locale, nella musica di DVDS molto c’è di Anga Galliano Persico, stavolta anche in veste di produttore, molto noto soprattutto a Premana per aver insegnato musica nelle scuole medie del paese giusto nell’anno di Yanez a Sanremo.

“Nello sguardo della Maader Folk ci sono immagini surreali e simboliche che abbracciano le persone e i loro luoghi, la loro terra. In questo disco c’è anche lo slancio verso la speranza e la voglia di respiro per un nuovo viaggio che non dimentica il passato”, ha detto spiegando bene in tre righe concetti che per essere sviluppati compiutamente necessiterebbero un’enciclopedia.

Intanto Maader Folk sin dal suo esordio ha, come si dice, scalato le classifiche arrivando sino al primo posto degli album più scaricati, posizione alla quale ho contribuito anch’io, ed ora è gelosamente custodito nei miei vari dispositivi (scrivere “devices” mi sembrava fuori luogo visto il contesto e la lingua).

Ma, ammesso che ai lettori possa interessare, quali brani mi hanno maggiormente colpito?

Maader Folk DVDS 2021 Album Cover SaM 535x535

Direi almeno quattro, e, in breve, vi spiego il perché.

Di “El vagabuund” ho raccolto due frasi: “pront a fa de tutt per otegni nagott” ma, soprattutto, “sunt in mezz a tucc ma me voor nessun”. Vedete voi se vi è mai capitato di provare queste sensazioni. In fondo, non siamo tutti vagabondi che cercano di dare uno scopo alla vita?

“Maader Folk” si chiude con “La Vall” dove la musica diventa tutt’uno con le parole.

E a me che abito assieme a molti di voi in una “Vall” sentirsi dire “e la Vall porta via i me parol” ma, soprattutto, che “ogni imprunta l’è un segn de ureloc”, mi ha fatto pensare a quando, guardandomi intorno dalla Ventala vedo i Posti Bellissimi, e li rimetto a posto nel loro passato così come me li ricordo.

Poi ci sono “Oh Lord, vaarda giò” (ospite Zucchero) e “Gli spaesati”, dove i dubbi della prima fanno il pari (o quasi) con le certezze della seconda.

La preghiera  “Oh Lord, plеase tell me, indè gh'ho dе na' adess; Oh Lord, please tell me cussè gh'ho de fa' adess” viene esaudita con la fede della seconda “Semm quel che semm, quel che semm sempre sta, femm quel che femm, quel ch’em semper fà”.

E forse, dico forse, è proprio così.

Ma nel video de “Gli spaesati” (consigliato) c’è un coacervo di personaggi che, come dicevo all’inizio, qui nelle nostre contrade li puoi incontrare tutti i giorni, e voglia Dio che non vengano mai a mancare.

Ho detto quattro, vero? Invece sono cinque i pezzi che amo di più. Ed il quinto è il mio preferito, e non solo perchè le vicende di Asgard fanno parte della mia giovinezza.

S’intitola “Il mitico Thor” ed è destinato a diventare l’inno mondiale del muratori. D’altronde, chi se non lui con il suo martello poteva degnamente rappresentarli?

“Di fuori vedi il cemento, ma dentro è tutto cuore, e chi non lo capisce non ha fatto il muratore”: insomma, ci sono uomini (veri) dietro i mattoni.

Ma mi sbagliavo ancora. Perché c’è un sesto brano. Si intitola “Stella bugiarda”.

Non starò a raccontarvelo, ascoltatelo. Mi ci sono ritrovato in quelli che vanno via e poi hanno nostalgia di ritornare qui, tra i Posti Bellissimi incastonati tra lago e montagna.

Proprio qui, dove senti, con un groppo in gola, “cume l’è fort el bufà dei camini in Valsasna”.

Riccardo Benedetti

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