Oggi Gesù ci parla di pescatori. Simone e i suoi compagni pescavano come lavoro e mangiavano o vendevano il pesce pescato; oggi c’è anche chi lo fa semplicemente come divertimento; ma l’essere “pescatori di uomini” a cui chiama Gesù i primi discepoli è un “pescare per salvare”. Davanti a questo Vangelo ci sarà una riflessione per coloro che Gesù chiama e invia, ma cosa c’entriamo noi che non siamo chiamati? Siamo però coloro ai quali Gesù manda. Ma che bisogno ne abbiamo? Salvati da che cosa?
Per stare alle parole di Gesù usate in questo Vangelo, assistiamo spesso a folle presenti a eventi sportivi o musicali, o pronte a seguire le mode di vario genere che via via ci vengono proposte, in cui tutto è subdolo – come l’esca su un amo – o gridato – come la pastura per i pesci -, e non parla alla tua ragione e alla tua coscienza: è fatto per catturarti, come fa il pescatore con il pesce; in altre parole: non ti serve, ma si serve di te.
Certo è bello l’evento sportivo o musicale, e sono necessari certi prodotti reclamizzati, ma perché di tutto questo abbiamo a servircene nel modo giusto e non a esserne asserviti, abbiamo bisogno di essere riportati semplicemente a essere persone.
“Siate pescatori di uomini”: è un caso che Gesù dica così e non, ad esempio, siate pescatori religiosi?
Sembra quasi farci intendere che non si può essere religiosi se prima non si è uomini.
È questa nostra dignità che sta a cuore a Dio, al punto da lasciarci mettere la sua sotto i nostri piedi perchè abbiamo a convertirci dal nostro orgoglio e a salvare la dignità nostra e quella degli altri uomini.
La prostituta l’avevano criticata e segnata a dito; l’adultera l’avevano buttata a terra come uno straccio davanti a lui; i farisei si facevano vanto della loro giustizia e guai a immischiarsi con pubblicani e peccatori; Gesù travalica queste linee di confine e di divisione per ridare dignità a chi l’aveva perduta.
“Siate pescatori di uomini”: non con una strategia di conquista, ma con un atteggiamento libero, povero e lieto.
E al vertice di questa nostra dignità ecco le parole con le quali Gesù si identifica con i più piccoli fra noi, e a chi lo accoglie fa il dono incredibile di essere figlio del Padre.