Altro che "placido Lario". Quando la natura s'arrabbia è capace di scatenare uno tsunami anche qui.
Il Lario sarebbe stato sconvolto da due tsunami nel VI e nel XII secolo dopo Cristo. Gli studiosi lo deducono da corpi sedimentari in una delle zone più profonde del lago, tra l’Isola Comacina e Brienno, frutto di eventi franosi sub lacustri, verificatisi nel 500 e nel 1100. Luogo d’origine sarebbe la scarpata, a 140 metri di profondità, tra la punta di Bellagio e Tremezzo.
Conseguenza degli smottamenti sarebbe stato poi il verificarsi di due tsunami che potrebbero aver travolto edifici civili o chiese.
Ed è proprio di una di queste Chiese che vi parliamo oggi.
Siamo a Lenno, dove si entra nel cuore della Tremezzina, territorio costiero del ramo occidentale del Lago: da qui in avanti i pendii montuosi si ammorbidiscono e il litorale è un susseguirsi ininterrotto di parchi e ville.
Fin dal lontano 59 avanti Cristo, quando Giulio Cesare inviò 500 greci a colonizzare la sponda occidentale lariana, Lenno doveva essere un luogo incantevole e, non a caso, gli venne dato lo stesso nome dell’isola da cui provenivano quegli uomini: Lemnos. Non è così azzardato ipotizzare, all’epoca, la suggestiva visione di un piccolo arcipelago con due isole, una vicina all’altra: l’Isola Comacina e dinanzi, una seconda più grande,che oggi si identificherebbe con il promontorio di Lavedo.
La lingua di terra che collega il promontorio alla terra ferra , insomma, potrebbe essersi sganciato dall'alto in seguito ad un'onda anomale che riempì il braccio di lago esistente tra isola e costa, facendo sprofondare nell’abisso una fascia di paese e un pezzo della stessa isola.
Pare che proprio a Lenno, in prossimità del lago, secoli fa vi si trovasse una chiesa che, a causa di questa inondazione, finì per essere sommersa.
La leggenda vuole che una dirompente alluvione cambiò la morfologia del litorale lennese, facendo sprofondare nel lago una fascia di paese e cancellando l’isola in corrispondenza dell’attuale promontorio di Lavedo.
Alcuni abitanti del luogo giurano di udire strani rintocchi di campane quando il vento soffia sul lago nei giorni di burrasca: le campane della chiesa scomparsa.
La campana della chiesa inghiottita dalle acque, grazie ad un’intercapedine di materiale sabbioso, rimane vuota all’interno e il suo batacchio è ancora libero di suonare: dalle profondità lacustri echeggiano i rintocchi in occasione di violente ondate di maltempo, quando, come ricordano i vecchi pescatori, il suono della campana arriva a spezzare le nuvole minacciose a tutela degli abitanti.
Ma una leggenda, si sa, diventa tale se c’è qualcosa che la innesca.
Infatti sul fondo del lago è stato visto qualche pezzo di pavimentazione, gradini e massi lavorati. Inoltre è stato riportato in superficie, nel 2006, un oggetto rassomigliante ad un'acquasantiera.
Di questi eventi catastrofici, come dicevamo prima, si racconta ne siano avvenuti due. Il precedente, nel VI secolo, avrebbe spazzato la famosa Villa Comoedia, una delle sontuose residenze lariane di Plinio il Giovane: ad essa potrebbero appartenere le due colonne rinvenute all’inizio del secolo scorso nelle acque del Golfo di Venere, ora esposte al Museo Civico di Como
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