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Pubblicato in Cultura

DON STEFANO COMMENTA IL VANGELO DELLA PENULTIMA DOPO L’EPIFANIA

Domenica, 23 Febbraio 2025 09:47 Scritto da  Don Stefano Colombo

Passa, lo vede, si avvicina e dice “seguimi” e lui si alza e lo segue. Colpisce l’immediatezza della risposta di Levi Matteo. Come è stato possibile? Cosa c’era nella voce di Gesù? Come mai quella sola parola “seguimi” è stata così determinante? Che esperienza previa di Gesù poteva aver avuto alle spalle Levi Matteo?

Il Vangelo ci dice che Gesù era circondato da tanta folla e che Gesù insegnava. Niente altro. Aveva sentito parole particolari di Gesù che lo avevano colpito? Non lo possiamo sapere. Forse e, credo sia più facile pensare che sia accaduto così, aveva solo visto da lontano persone che si avvicinavano a Gesù e poi si allontanavano da lui. Magari persone che conosceva sia nel bene che nel male. Il lavoro che faceva piaceva a qualcuno che desiderava poter ricavare dal rapporto con lui qualche beneficio ma era anche odiato da molti perché svolto a favore dei romani occupanti Israele. Forse sentiva i commenti fatti ad alta voce da chi passava di là. Probabilmente erano diversi i volti di tutte queste persone dopo aver ascoltato Gesù: felici, scossi, preoccupati, avvolti di lacrime o luminosi e sorridenti. Nell’incontro con Gesù era avvenuto per loro qualcosa di profondo. Forse aveva rivolto a qualcuno qualche domanda.

Credo che però la sua risposta all’invito di Gesù sia stata determinata e tempestiva per questo: Gesù lo ha visto e gli ha parlato proponendogli di seguirlo. Lo ha visto, si è avvicinato e gli ha parlato. Colui che attirava una grande folla di persone, colui che diceva cose che nel bene e nel male toccavano il cuore e trasformava i volti ora era lì davanti a lui e tutto per lui e gli proponeva di avere profondamente a che fare con lui. Gli proponeva una condivisione di vita.

C’era qualcosa in lui che non andava, c’erano sofferenze che dovevano essere guarite, c’era una solitudine che doveva essere riempita, c’erano domande che avevano bisogno di risposte mai ricevute, forse c’era anche un senso di colpa, un tormento, legato al suo stesso lavoro, una insoddisfazione che non dava pace, forse una idea di Dio che lo inquietava.

Credo che davvero poteva bastare questo.

E poi se lo porta a casa sua, immagine eloquente del desiderio del cuore di non lasciarlo più e la sua stessa casa non sarà più come prima. Sarà casa di misericordia, luogo che ricorderà a tutti che Dio passa nella tua vita, ti vede, si ferma e per una vita assolutamente nuova ti invita a seguirlo.

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