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Pubblicato in Editoriali

IL TURISMO DI QUALITA'

Lunedì, 12 Agosto 2024 18:35 Scritto da  Riccardo Benedetti

In questi mesi estivi è diventato molto di moda, e anche oggetto di discussioni politiche a livello nazionale, il tema del cosiddetto "turismo di qualità".

Un tema che investe, e in grande misura, anche la nostra Valle che "sconta" - con i suoi lati positivi e negativi - la vicinanza con l'immenso serbatoio brianzolo-milanese da cui provengono la maggior parte dei suoi frequentatori, un popolo rappresentativo di tutte le fasce sociali e, quindi, dalle potenzialità molto diverse fra loro.

E su questi frequentatori spesso e volentieri si accendono dibattiti appunto riguardo alla loro presunta "qualità".

Mi sono perciò interrogato riguardo al concetto di "qualità" applicato al turismo, un esercizio assieme delicato e complicato che mi piace condividere con i lettori di Valbiandino.net (e con altri naviganti che magari leggeranno queste poche righe).

Dal mio punto di vista si sbaglia chi afferma tout court che il turismo di qualità è da individuarsi esclusivamente in quello che ha il portafoglio pieno e, soprattutto, incline ad aprirsi (che le due cose vadano assieme, infatti, è tutt'altro che scontato).

Con questo non voglio dire che chi spende dia fastidio, ci mancherebbe: ritengo però che la "qualità" sia anche (e soprattutto) altro.

Io credo che il "turismo di qualità" lo si ottenga quando chi viene in Valle si porta via qualcosa (ovviamente non mi riferisco ai sassi della Pioverna o altri souvenirs di varia specie) in termini di "conoscenza" dei luoghi che è venuto a frequentare.

Il "turista di qualità" è quello che quando se ne torna giù dalla Ballabio ha con sè un ricordo di un luogo, di una festa, di una tradizione, di un monumento, degli affreschi di una chiesa e via discorrendo.

In una parola, torna a casa con un po' più di "cultura" della nostra Valle ed è spinto a ritornarci non solo perchè magari ha pranzato con soddisfazione in un ristorante - o è stato bene al fresco del torrente o di un alpeggio - ma anche perchè lì ha incontrato un tizio del posto che gli ha raccontato una storia, visitato una chiesa che non conosceva, apprezzato un panorama particolarmente affascinante e aggiungete voi tutto quello che vi viene in mente.

Ciò presuppone, però, che anche dall'altra parte vi sia questa consapevolezza e la conseguente capacità di "educare" (tutti, sia chi spende come chi non spende) al bello dei nostri posti e della nostra storia.

Facile? No, perchè per insegnare, spiegare, far apprezzare bisogna conoscere il territorio dove viviamo, cosa abbiamo intorno, un po' della sua storia e senz'altro una cospiscua dose di conoscenza della geografia (e di almeno una lingua, magari l'inglese).

Il "turista di qualità" a cui puntiamo deve essere incuriosito e per esperienza (non solo personale) posso affermare che se la racconti bene la tua storia resterà impressa e sarà ricordata specialmente se il messaggio sarà accompagnato da un'accoglienza degna del ritorno che ci aspettiamo e da un bel sorriso sulle labbra (anche queste caratteristiche non scontate).

E' vero, questo è solo quello che potremmo definire il "software" del fare turismo.

Poi c'è un "hardware" rappresentato, tanto per fare qualche esempio, dalle strutture ricettive, dalla qualità degli appartamenti che si affittano, dalla pulizia dei paesi, dalla qualità dei servizi e così via.

Insomma, il "turismo di qualità" va costruito e meritato con  gli investimenti strutturali (l'hardware) ma, anche se in alcuni casi può sembrare difficile, con quella "buona cera" che poi fa la differenza. 

Se poi il tutto fosse ben coordinato e gestito, allora il cerchio sarebbe chiuso, Ma questa, come ben sappiamo, è un'altra lunga, lunghissima storia. 

(Nell'immagine di copertina uno dei tesori nascosti della Valle: l'Oratorio dei Santi Fermo e Rustico a Cortenova).

 

 

Ultima modifica il Martedì, 13 Agosto 2024 14:18
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