DELIRIO DI ONNIPOTENZA
Stavo riguardando per l’ennesima volta il film Schindler’s List, in quel cappottino rosso l’indicibile raccontato, il bisogno di conoscere il male in tutte le sue declinazioni, l’impossibilità di chiudere gli occhi e guardare da un’altra parte.
Mercoledi 27 era il giorno della memoria, ho resistenze e torsioni forti a chiamarla ricorrenza, per me non lo è, piuttosto si tratta di un preciso dovere di ognuno e di ciascuno a tentare di comprendere fin dove l’ideologia e l’umanità sconfitta possano inerpicarsi in un delirio di onnipotenza che sembra impossibile ma riesce a sconvolgere popoli interi. Noi possiamo stare qui fino a consumare le parole per comprendere come il male abbia potuto manifestarsi in maniera così devastante, di certo c’è che un sistema politico totalitario riuscì attraverso il suo leader a dominare in modo completo la societa’ tedesca e non solo, la sua cultura, economia, la vita stessa e quindi la morte senza il benché minimo scossone alla propria coscienza.
Quegli uomini, quelle donne, quegli anziani, quei bambini, quel cappottino rosso a immagine dell’innocenza violata, torturati, ammazzati, sterminati giorno dopo giorno, in un crescendo di violenza incomprensibile, assai difficile da decifrare, figuriamoci accettare. La retorica e la propaganda un ritmo incalzante, un rumore dapprima in sottofondo, poi, a tamburo battente per rendere plausibile ciò che i gerarchi nazisti avevano definito “la soluzione finale”, lo sterminio di tutti gli ebrei. Per quanto io possa essere l’ultimo degli uomini, ogni volta che gli occhi si posano su quel cappottino rosso, sulle donne e gli uomini allineati in attesa di fare la “doccia”, di esser sollevati e abbattuti dalle baionette e dai proiettili, c’è un desiderio furioso di essere presente affinche’ quella carneficina non abbia più a ripetersi. L’urto per tanto dolore e sofferenza non concede tregua né consente l’attenuarsi del ricordo.
Perché ricordare le vittime della shoah ci educa a non trascurare quanto accade in altre parti del mondo tra genocidi e dimenticanze, né autorizza alcuno a stabilire inutili ‘priorità’ tra terminazioni studiate a tavolino e la sofferenza di un popolo, piuttosto che di altri popoli. Il giorno della memoria è tutta dentro a quel cappottino rosso che gironzola nelle case degli italiani, nelle cucine e nelle stanze, così fortemente da non autorizzarci a non farci i conti, avendoci messo molto del nostro perché ciò avvenisse. No, sono convinto che non è una banale ricorrenza, ma un segno tangibile del pericolo del male che può diventare atteggiamento e gesto quotidiano ripetuto. Dunque la memoria storica della shoah è certamente azione profonda di una prevenzione preziosa, affinché si possa agire in tempo prima che la follia più dis-umana prenda il sopravvento.
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