L’Anonimo telespettatore ha ragione. Guardando le Olimpiadi in tv si scoprono sport della cui olimpica esistenza neppure sospettavo. L'altro ieri, per esempio, mente ero impegnato nel consueto, frenetico zapping, ho notato sullo schermo una ragazza, con berrettino e gomitiere, che volteggiava fra scivoli (fino all’anno scorso ce n’era uno anche nel parco giochi di Introbio), ringhiere, e muretti di cemento, a bordo di uno skate board. Ebbene sì: anche le evoluzioni sulla tavola a rotelle sono diventate sport olimpico. Segno che si tratta di un'attività molto diffusa nei cinque continenti rappresentati dai cinque anelli multicolori riprodotti sul vessillo olimpico.
Detto fra parentesi: durante la fase finale della performance il lato B della giovane campionessa di skate, ha subito un duro impatto con il suolo attutito però dall’elasticità del summenzionato lato B. Quasi dimenticavo di dirvi che l’oro nello skateboard maschile è stato vinto da un figlio del Sol levante di nome Yuto. Incuriosito dalla presenza a Tokyo di uno sport che non avevo mai considerato come possibile candidato al podio di Olimpia, ho condotto qualche rapida ricerca ed ho scoperto che esistono altri sport che aspirano ad entrare nel novero delle discipline olimpiche. Fra questi (tenetevi forte) il calcio balilla. Sì proprio quello che riempiva di urla e sudore le nostre trasgressive serate in latteria. Alle 21 in punto saracinesche giù e tutti a casa e chi perdeva pagava i gettoni per consentire, la sera dopo, la prosecuzione dell’agone sportivo dalle manopole rotanti. Anche se ogni rotazione completa suscitava le veementi proteste degli avversari talché i “rullatori” ossessivi compulsivi venivano emarginati senza appello allo scopo di evitare che la purezza sublime del biliardino venisse insozzata dalla rozza tecnica della smanettata vorticosamente ripetuta a 360°. Il calciobalilla è uno sport dai molti nomi, il che indica un’origine territorialmente distribuita in tutta la Penisola. Viene infatti definito biliardino, fubalino, calcetto, calcino, pincanello, subotto.
L’esegesi onomastica sarebbe gravemente insufficiente senza un riferimento alla grafia bergamasca poiché, Wikipedia docet, “nella zona geografica della Val Brembilla e Val Brembana viene anche utilizzato il nome di "gioparlì" di etimo incerto. Ho scoperto anche, nell’ordine: l’esistenza di una Federazione italiana sport calcio balilla (FISCB ma 13 anni fa si chiamava semplicemente FICB); la consistenza, nel 2007/2008, di 18mila tesserati; la presenza a Roma di una megastruttura nazionale di 800 metri quadrati per la pratica agonistica del table soccer, per dirla all’inglese. Insomma, uno sport “sommerso” ma non troppo che ha anche avuto l’onore di partecipare, sia pur in via sperimentale, alle Olimpiadi di Pechino nel 2008. Il tentativo pare non abbia dato i frutti sperati perché, a dodici anni dalla comparsata cinese, non mi pare che il calcio balilla sia stato ufficialmente riconosciuto come disciplina sotto l’egida dei 5 anelli.
Però, a questo punto, mi chiedo quanti altri sporti più o meno misconosciuti avrebbero il diritto di essere illuminati dalla fiamma del tripode custodito nell’antica Grecia dalle sacerdotesse di Vesta; vestali, appunto. Penso alla lippa, universalmente diffusa nelle italiche contrade nell’immediato Dopoguerra. Intanto orienteering, bridge e biliardo scalpitano in lista d’attesa insieme a bocce, tiro alla fune, frisbee e cubo di Rubik. Anche le nazionali di flipper e fionda pare stiano sgomitando di brutto per potersi riscaldare alla sacra fiamma della XXXIII Olimpiade di Parigi. Gli appassionati di scopa d’assi e di morra cinese si facciano avanti. Non si sa mai.
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