In questa torrida estate i sofisticati àuguri del tempo-che-farà continuano a sottilizzare fra temperature reali e percepite. Insomma se il termometro dice che fa freddo e tu hai caldo, chi si deve preoccupare? Tu o il termometro? E chi ha oggettivamente ragione? Lo strumento tecnico chiamato termometro o quello psicobiologico chiamato Antonio o Giovanni o Carla? Di solito, comunque, Antonio o Giovanni o Carla percepiscono più caldo di quello indicato dal mercurio o dal quarzo liquido grigioverdemente evanescente della stazione meteo da tavolo. Io ce l’ho accanto al televisore. Non esco mai di casa senza aver lanciato un’occhiata al piccolo display dalle avanzatissime caratteristiche tecnologiche (è a colori!). Lo faccio senza pensarci, per abitudine impercepita, per stabilire se ho caldo o freddo. E ricompare così l’indispensabile-inevitabile dilemma introdotto dal responso tecnologico. Da solo non sono più in grado di decidere se fa caldo o freddo. Il dibattito è apertissimo. Ma, dato che l’argomento di questo testo non è la fisica dell’atmosfera, veniamo a bomba. Proprio così. Non è necessario aver conseguito una laurea in economia per restare terrorizzati dalle notizie riportate sui quotidiani. Soprattutto da quelle che non riportano. Paradossale, no?
È interessante notare come nel caso della presente “grande crisi” (siamo sempre immersi in qualche grande crisi) si assista a un insolito capovolgimento delle tradizionali coordinate: il pericolo reale, una volta tanto, sembra molto superiore a quello percepito. Però c’è un elemento di novità (negativa): in questo caso i termometri sono scarsamente o per nulla affidabili. Insomma potrebbero essere stati “taroccati” per alterare i risultati della misura. Da una parte e dall’altra. In questo panorama distopico si segnala il pulpito dal quale Lavrov, onnipresente ministro degli Esteri di Mosca, si dichiara molto coerentemente preoccupato e spezza una spudoratissima lancia per la “tutela del diritto internazionale”. La disinformacia prodotta dal bullo del Cremlino, seduto spesso dietro un chilometrico tavolo (ovale proprio come l’ufficio del presidente degli States), è efficacissima. Ci hanno tolto anche la nostra ingenua, primitiva, istintiva fiducia nell’oggettiva e scientifica imparzialità della "misura tecnica", insieme all’affidabile attendibilità delle “notizie” che rilevano i fatti. Spiegazzando un po’ Pascal potremmo dire che il termometro ha le sue ragioni che la ragione non conosce.
Ricordate le stratosfericamente negative e disastrose valutazioni prodotte dai “termometri” delle agenzie di rating e da quasi tutti gli osservatori occidentali sui debiti abissali del Cremlino e sull’ormai palese e devastante default tecnico al quale l’egocrate di Mosca sembra del tutto indifferente? I nostri termometri-barometri dicono che sull’economia russa insistono freddo sempre più intenso e tempo molto perturbato. Depressione, insomma, ad appena un passo da un irreversibile rigor mortis. Però nessun cittadino comune lo percepisce davvero (meno che mai in Russia) visto che l’”operazione militare speciale” prosegue senza sosta mentre condomini, ospedali, scuole, università (l’ateneo di Kharkiv è appena stato raso al suolo da un paio di missili) e fabbriche continuano quotidianamente ad essere sminuzzati, insieme al loro contenuto umano, dai missili russi con un altissimo tributo di vittime civili. E la guerra prosegue con la granitica ottusità delle bombe “intelligenti” sganciate dai droni. Una guerra la cui misura non sono più i mesi ma gli anni. Nonostante le reiterate previsioni sulle malattie di Putin, sulle sue difficoltà interne, sulla continua emorragia di oligarchi in fuga da Mosca, sulla sostanziale incapacità professionale dei vertici militari russi. I più ottimisti sostengono che gli effetti delle sanzioni si faranno sentire fra un paio d’anni. Ma mentre si attende l’ormai inevitabile crollo del putinismo che si fa?
Bruxelles tentenna mentre Washington invia a Kyiv più proclami di solidarietà che missili e Biden guarda con sempre maggiore interesse a Pechino; Londra sta per perdere il “governo decisionista” guidato dallo zazzeruto Johnson e la Nato, appesa alle labbra carnose di Orban, traccheggia con inarrestabile ondivaganza. In questo ben supportata dalla diplomazia internazionale ormai dipendente dagli umori del despota di Ankara al quale Draghi, in nome di una realpolitik in fase di avanzata decomposizione, ha stretto la mano un anno dopo averlo definito “dittatore” (reale o percepito?). Intanto noi si sta col fiato sospeso nel timore che Mosca chiuda definitivamente i rubinetti del gas europeo. Forse lo “zarismo” (di cui Putin è il più recente e pericoloso esponente), ha i secoli contati come il capitalismo secondo il compianto Giorgio Ruffolo. Ma, si sa, il tempo è relativo. Dunque percepito. Siamo seduti sulla punta di un iceberg in rapido scioglimento.
E non sappiamo nuotare. Nessuno ormai sa più nuotare senza il supporto di un termometro. Il riscaldamento globale è reale? Forse sono solo percezioni. In realtà la temperatura del mondo sta salendo vertiginosamente non solo in termini metaforici. Dalla finestra vedo nuvole sfilacciate rincorrersi sopra la piccola macchia rossa della chiesetta di san Calimero. Il termometro – barometro – orologio - calendario dotato di display policromo riferisce di una temperatura esterna prossima ai 26 gradi (sono le 11.30). Ma anche il caldo e il freddo, proprio come il tempo e lo spazio, sono relativi. Dunque percepiti. Proprio come la politica, massime quella internazionale. Nessuno conosce le ragioni dei termometri. Però tutti li usano. Quando ci penso mi vengono i brividi.
Pubblicato in
Opinioni