Ci sono bugie e bugie. Ci sono fake news e fake news. Trasformare una menzogna in una “mezza” verità è semplice. Così come è facile produrre la metamorfosi inversa innescando la transizione da verità in “mezza bugia”. Da tempo è pratica comune su numerosi siti web, su molti quotidiani, telegiornali, mezzi d’informazione in genere spacciare per “notizia” una pura e semplice bufala, con involontaria, ma spesso consapevole, deformazione della realtà. Il metodo più gettonato risiede nel decontestualizzare l’accaduto riferendo un fatto reale ma verificatosi in luoghi e/o tempi diversi da quanto riportato nel testo o nella foto. Ultimo, clamoroso esempio di “semi fake news” è ancora, come si dice, fresco di stampa. Anzi, di Stampa, con l’iniziale maiuscola. Il blasonato quotidiano torinese, nella sua edizione online, ha infatti pubblicato nella sezione Esteri, un articolo il cui titolo riportiamo integralmente
Alcune agenzie di stampa hanno dato per prime la notizia con grande rilievo e numerosi quotidiani, non solo cartacei, l’hanno ripresa pari pari, nella convinzione che testate come Ansa, Adnkronos e così via siano al di sopra di ogni sospetto. Ma non è così. I lanci di agenzia del 23 settembre riportavano pressoché letteralmente un tweet apparso sul sito bielorusso indipendente Nexta:
Il tweet fa riferimento a un video nel quale compare il primate ortodosso mentre recita un sermone. Dunque, il “patriarca di tutte le Russie” ha pronunciato quelle parole sì o no? La risposta non può essere che “sì, ma…” perché la citazione dell’imam integralista ortodosso, amico del bullo che abita al Cremlino, risponde al vero ma è sbagliato il contesto logico e cronologico. Kirill ha davvero detto quanto riportato dai media ma lo ha fatto durante un sermone risalente a più di un anno fa (13 giugno 20221), molti mesi prima dell’invasione dell’Ucraina, parlando ad alcuni soldati nella cattedrale patriarcale dell’esercito russo, situata nella regione moscovita a Odintsovo. Chiesa dedicata al 75° anniversario della vittoria nella II guerra mondiale, (chiamata “Grande Guerra Patriottica”) e ubicata nel parco significativamente denominato “Patriot”. È del tutto evidente che le parole pronunciate dal pur reazionario e oscurantista Kirill non possono essere attualizzate riferendole all’aggressione russa all’Ucraina.
Altrettanto evidente e noto è che il patriarca moscovita presenta caratteri di integralismo e fondamentalista più simili al profilo di un ministro iraniano del culto, appartenente a un’aristocrazia religiosa come gli ayatollah, che a quello di un prelato cristiano. Come dimostra lo spudorato endorsement kirilliano all’«Operazione Militare Speciale» voluta dall’autocrate di Mosca. A ogni modo è stato sufficiente il tweet di un social bielorusso perché si scatenasse una reazione a catena che ha colpito moltissime testate italiane ivi compresi il tg Rai e l’apparato informativo di Mediaset che hanno ripreso senza fiatare il lancio di Ansa dedicandogli titoloni e lunghi articoli. Insomma lo strumento chiamato “verifica delle fonti” vale a dire l’abc di ogni forma di giornalismo che si rispetti, non è sempre di casa nelle italiche redazioni. È pur vero che spesso non è disponibile il tempo necessario per un’accurata verifica, ma senza appurare la correttezza delle notizie si corre il rischio, come nel caso in esame, di propalare bufale e narrazioni che distorcono e spesso capovolgono il significato dell’accaduto.
Per amor di verità occorre aggiungere che “la Stampa” nell’edizione on line di ieri mattina (aggiornamento delle ore 9.40) ha modificato il titolo come segue: “E il patriarca Kirill già reclutò: «Se morirete per il vostro Paese, sarete con Dio nel suo regno»” riferendo correttamente al passato remoto la sortita di Kirill. Anche la stampa nostrana, “la Provincia” in particolare, il quotidiano comasco - lecchese, ci è cascata riportando le parole di Kirill (predicatore dagli accenti meno evangelici che guerrafondai) come se fossero state pronunciate poche ore prima. Il quotidiano, infatti, è saltata in corsa sul carro delle fake news e ieri così titolava: “Kirill recluta in chiesa. Arrendersi senza paura”. Certo in questo il quotidiano lombardo è in buona e nobile compagnia; ma si tratta di una consolazione davvero rachitica. Per evitare simili cadute sarebbe sufficiente frequentare di tanto in tanto i numerosi siti di fact checking (Butac; il Disinformatico; Bufale.net; Open…) che, insieme a molti altri “cacciatori di bufale”, popolano il web.