E' ormai un luogo comune collegare il nuovo Governo di Destra che costituirà Giorgia Meloni al centesimo anniversario della Marcia su Roma e dell'inizio del Ventennio Fascista, nel 1922, di cui il nuovo Presidente del Senato Ignazio La Russa è a quanto sembra un appassionato collezionista di cimeli.
Personalmente non credo proprio che con Meloni inizierà un nuovo ventennio fascista, ma a mio parere è errato il riferimento cronologico.
La situazione dell'Italia attuale, e soprattutto le pessime previsioni dei prossimi mesi a venire, purtroppo, più che il 1922 mi fa venire in mente il 1919, di cui il Socialista Pietro Nenni scrisse ampie memorie in un libro intitolato "Il diciannovismo".
Cosa successe nel 1919 ? La situazione era abbastanza simile a quella di oggi.
"L'Italia era uscita vittoriosa dalla I Guerra Mondiale - ha scritto un grande storico come Renzo de Felice - ma nella psicologia collettiva si sentiva come se in realtà ne fosse uscita sconfitta".
C'entra in buona parte la retorica di Gabriele D'Annunzio sulla "Vittoria mutilata", delle promesse non mantenute dal Patto di Londra : La Dalmazia e altre province date alla nascente Yugoslavia, che poi farà una brutta fine.
Ma soprattutto la situazione sociale ed economica era caotica ed esplosiva. Lo hanno chiamato "il Biennio Rosso", ma in realtà furono tre-quattro anni incandescenti. La Lira ebbe una svalutazione di circa il 400% (dati Istat): ciò che costava 100 lire nel 1914 ne costava 400 o più nel 1919.
Gli stipendi degli operai però erano rimasti quasi invariati, circa 300 lire al mese: ancora negli anni '30 una famosa canzone diceva "se potessi avere 1000 lire al mese .." (che equivaleva allo stipendio di un alto funzionario o di un manager).
Di conseguenza scioperi, manifestazioni, proteste, per chiedere di adeguare gli scarsi salari al costo della vita: le fabbriche, dove finalmente erano tornati a lavorare gli ex soldati sopravvissuti alle trincee, erano chiuse un giorno si e uno no, a causa delle "serrate" organizzate dalla CGL (Confederazione Generale del Lavoro, senza la I). La tensione sociale era altissima: funzionava qualcosa ? No, non funzionava più nulla !
I tram non andavano, men che meno i treni (che non solo "non arrivavano in orario", proprio non arrivavano !) gli uffici pubblici erano praticamente chiusi (comprese le scuole) perchè non c'era nessuno al lavoro, i negozi vuoti poichè mancavano gli approvvigionamenti e l'inflazione era troppo alta. I risparmi di una vita, a volte messi in Banca o più spesso sotto il materasso (come purtroppo aveva fatto mio nonno) erano stati praticamente bruciati in poco tempo.
Insomma, un sistema al collasso: stranamente è poco noto, forse per vergogna se ne è parlato poco, ma esistono interessanti testimonianze e anche interviste filmate al proposito.
In più, altro elemento in comune con oggi, l'esplosione della cosiddetta "Influenza Spagnola", che in tutto il mondo causò 50 milioni di morti, molte migliaia in Italia, e contro cui non si sapeva come combattere, se non con mascherine di garza e distanziamento sociale, come noi oggi col Covid. All'epoca però non c'era il vaccino, scoperto diversi anni dopo !
Tutto questo caos naturalmente si riversava sul sistema politico, che era come oggi estremamente diviso e caotico .
Erano tre i grandi Partiti usciti dalla elezioni del 1919: il Partito Socialista, dove però aveva preso il potere l'ala massimalista e intransigente : Filippo Turati e i Riformisti più seri, come Giacomo Matteotti, vennero persino cacciati dal Partito che loro stessi avevano fondato.
I Cattolici con il Partito Popolare di Don Sturzo, e infine i Liberali di Giolitti, con cui però i Socialisti massimalisti non volevano avere più niente a che fare.
I Governi si formavano e cadevano in continuazione, dal 1919 al 1922, anche perchè i Socialisti, che avevano più di 200 deputati nel 1919 (un successo straordinario per l'epoca) non volevano mischiarsi ai Liberali e tantomeno ai Cattolici, neppure davanti alla nascente minaccia Fascista. Tre Governi caddero in pochi mesi perchè avevano scarse maggioranze. Si continuava ad andare a nuove inutili elezioni.
Mussolini seppe approfittarne: le sue "Squadre d'Azione" picchiavano, a volte fino alla morte, indistintamente Cattolici (Don Minzoni) Liberali (Giovanni Amendola) e naturalmente soprattutto Comunisti e Socialisti, con l'obiettivo di "riportare l'ordine in Italia" , cosa che gli portò il plauso di Churchill.
Si originò dunque in quegli anni una specie di "Guerra civile", favorita anche dal fatto che molte armi, fucili, bombe a mano, pistole, non erano state restituite all'Esercito, e tanti soldati congedati se le erano portate a casa, davanti a cui le forze dell'ordine generalmente si voltavano dall'altra parte, scontri che furono il prodromo di un'altra "guerra civile", quella tra il 1943 e il 1945.
Quanto queste due fasi della "guerra civile" siano collegate l'una all'altra, come se fosse stata una grande partita tra Fascisti e Antifascisti, con un ventennale intervallo, l'ho capito solo in questi ultimi tempi ( e c'entra anche la Valsassina, ma ne parleremo in un altro articolo).
L'attore Stefano Massini, come altri, l'altra sera si è chiesto a LA7 perchè il Re e altri dirigenti dello Stato non fecero quasi nulla per ostacolare l'affermazione del Fascismo nel 1922 e anche nel 1924. La risposta è perchè le classi dirigenti, anche Liberali (la Borghesia), spaventate pure dalle minacce di una possibile Rivoluzione Sovietica anche in Italia che i Massimalisti continuavano a paventare (ottimo il primo libro di Scurati su Mussolini a questo proposito) anche se era una ipotesi molto improbabile, videro nel Fascismo l'unica soluzione possibile ai gravi problemi dell'epoca. Esse "scelsero" il Fascismo. Così aveva denunciato anche il 7* Congresso della III Internazionale Comunista, svoltosi a Mosca nel 1935, ed era un'analisi giusta.
"Riportare l'ordine" era la necessità primaria. Ma ci fu anche una grave disillusione rispetto alle qualità del sistema democratico e liberale, la stessa disillusione che oggi pubblicamente millantano gli autocrati come Putin, in Russia, e Jin Ping in Cina, secondo i quali i sistemi autoritari e non democratici, cioè i loro, sono più utili ed efficienti .
E' proprio questo che oggi noi siamo chiamati a ribadire, con qualsiasi Governo sia in carica, e cito ancora Churchill:" La democrazia è un sistema pieno di difetti" ma è ancora il sistema migliore rispetto agli altri.
La crisi, che speriamo l'anno prossimo non diventi come quella del 1919, porta spesso a soluzioni estreme, come anche dimostra l'esempio della Germania dopo il 1929.
Speriamo non riappaia ancora oggi la tentazione dell'"Uomo forte che risolve i problemi" : i problemi o si risolvono democraticamente tutti assieme, o saranno destinati solo ad aggravarsi, soprattutto nel lungo periodo !