Si potrebbe dire che il problema lo abbia creato l'Imperatore Adriano. Stanco delle continue rivolte del "Popolo Eletto", che dai tempi di Gesù mal sopportava il dominio di quei pagani che onoravano tanti Dei, e che periodicamente per quasi un secolo e mezzo si ribellava al dominio romano (in particolare la rivolta di Masada, nel 73 d.C. a cui sopravvisse unicamente Giuseppe Flavio, lo storico dell'Ebraismo) nel 135 d.C. dopo aver massacrato circa mezzo milione di Ebrei, uomini, donne e bambini - i Romani non avevano il concetto dei "diritti umani" e massacravano senza pietà chi resisteva o si ribellava (dai Galli ai Daci, Britanni, persino i Greci di Atene) - Adriano buttò giù il "colpo da 90". Tutti gli Ebrei sopravvissuti in Palestina e ad "Elia Capitolina" (il nome con cui era stata ribattezzata Gerusalemme) se ne dovevano andare, in qualsiasi altra provincia a loro scelta dell'Impero Romano.
La famosa "Diaspora".
Così fu: da allora gli Ebrei per quasi due millenni si dispersero nelle varie province, Italia Spagna Gallia, ma successivamente anche nell'Europa del Nord, Germania e Polonia (e infine negli Stati Uniti). Dimenticarono la loro lingua ebraica, integrandosi e parlando quella del posto dove erano arrivati.
Quando tornarono in Israele nel 1946 dovettero ricominciare a studiarla, facendone naturalmente la lingua nazionale, senza però averla mai parlata prima .
Fu come, per capirci, se noi Italiani decidessimo da un giorno all'altro di tornare a parlare in Latino !
Non dimenticarono mai però la loro Religione, che rimase nei secoli il loro collante culturale unificante (simboli la Stella di Davide e il candelabro a sette braccia). L'integrazione non fu facile, e vide spesso episodi di intolleranza e a volte dei veri e propri massacri ( i Pogrom per tutto il MedioEvo, soprattutto in Polonia, Germania, Europa dell'Est).
Nel 1492 i nuovi Re Cattolici della Spagna, quelli che avevano dato le Caravelle a Colombo, Ferdinando ed Isabella di Castiglia, decisero l'espulsione di tutti gli Ebrei dalla penisola iberica. Fu una pessima idea, che fece molto male all'economia spagnola: gli Ebrei erano ottimi artigiani, imprenditori, oltre che finanzieri.
Alla fine dell'Ottocento cominciò a svilupparsi il Movimento Sionista: in Francia c'era stato il famoso "caso Dreyfus", un ufficiale ebreo dell'esercito accusato ingiustamente di tradimento, per il quale si era mobilitato anche il grande scrittore Emile Zola, con il suo famoso "J'accuse".
Gli Ebrei dovevano tornare in Palestina: questo era l'obiettivo. All'inizio pacificamente: gli Ebrei semplicemente compravano le terre e le case dagli Arabi, e si sistemavano come normali cittadini in quello che era ancora un protettorato inglese, dove viveva (e andava in motocicletta) il grande Lawrence d'Arabia.
Prima dello scoppio della II Guerra Mondiale, molti Ebrei già erano tornati in Palestina. Gli Inglesi però, forse preoccupati delle reazioni Arabe, impedirono che altri ne arrivassero cercando di salvarsi dalla barbarie nazista : diverse navi cercarono di salvare gli Ebrei dalle fauci naziste, dirette a Cuba o in Palestina, ma vennero rispedite indietro in Germania.
Che cosa sia la "Soluzione Finale" e l'Olocausto è abbastanza ben noto: uno dei suoi organizzatori, Heinrich Himmler, nel 1942 aveva calcolato che in Europa ci fossero ancora 9 milioni di Ebrei (e il calcolo era abbastanza esatto) tutti da sterminare. Quando nel Processo di Norimberga (1946) gli comunicarono che ne aveva massacrato 6 milioni nelle camere a gas, ebbe un moto di stizza: "Avevamo quasi completato il lavoro !" fu il suo rammarico. Giustamente venne condannato a morte, come "criminale contro l'umanità", ma evitò l'impiccagione suicidandosi.
L' accelerazione del ritorno degli Ebrei in Palestina e la conseguente fondazione dello Stato di Israele (14 Maggio 1948) furono senz'altro un riflesso dei sensi di colpa che l'Occidente, in particolare Americani e Inglesi, ma anche Italiani (Fascisti) e Francesi, che spesso avevano collaborato alla loro deportazione, provavano nei confronti degli Ebrei, avendo ignorato o sottovalutato per anni gli orrendi crimini che quotidianamente si compivano ad Auschwitz, Mauthausen e nei campi di concentramento nazisti.
La nascita dello Stato di Israele però naturalmente non fu apprezzata dagli Arabi: subito nacquero delle coalizioni (Egitto, Siria, Giordania, Arabia) per cercare di soffocare sul nascere la nuova creatura (le guerre del 1948 e del 1957). Ma Israele riuscì a sopravvivere, mettendosi in condizioni di sicurezza, soprattutto nel 1967 con la vittoriosa "Guerra dei sei giorni" condotta dal mitico Generale Moshe Dayan.
Gli Stati Arabi da allora praticamente si rassegnarono: non si rassegnavano però i Palestinesi, cioè gli Arabi originari della Palestina, molti dei quali erano stati semplicemente sfrattati dalle loro case, alcuni dei quali si rivolsero alle organizzazioni terroristiche ( prima Al Fatah poi appunto Hamas, che da anni è ben presente nella Striscia di Gaza).
Da allora la "Questione Palestinese" non è mai stata risolta, anche se ci sono stati momenti significativi di pace: celebre la storica stretta di mano, ai tempi di Clinton, tra Arafat e il Presidente Rabin (1993).
La Palestina è troppo piccola per essere divisa in due Stati, questo dicono gli Israeliani, e poi Israele è lunga e stretta, difficilmente difendibile nei suoi confini assegnatigli nel 1948 dall'ONU.
Dal canto loro i Palestinesi denunciano una condizione di vita precaria e faticosa, sentendosi dei "paria" in quella che una volta era casa loro. Gli eccessi della Estrema Destra, da cui proviene il Presidente Benjamin Netanyahu, hanno vanificato le trattative di pace condotte per anni, e spesso con successo, dai Laburisti israeliani.
"Due popoli una Nazione", autonomia e diritti ai Palestinesi, abbandono del terrorismo: questa è l'unica strada che oggi Israele può affrontare.
Ma prima bisogna battere gli egoismi e gli estremismi, sia da una parte che dall'altra.
Enrico Baroncelli