Ho la netta impressione che a Lecco si stia perdendo il controllo del territorio.
Sabato pomeriggio, banda di ragazzi in moto sotto casa, una decina, parcheggiano sulle aiuole, sgasano, urlano. Esco in terrazzo gli dico di spostare le moto e di smettere di fare casino. Mi sbeffeggiano, "tanto non hai il coraggio di scendere". Naturalmente scendo e gli spiego che a 56 anni non mi faccio certo intimorire da un gruppo di diciottenni. Se ne vanno, quando sono abbastanza lontani da me fanno il dito medio.
La sera, torno a casa poco prima delle 23 dal ristorante, dopo che sul lungolago di Malgrate gruppi di ragazzini urlavano, giocavano a pallone e si rincorrevano sulla aiuole del lungolago.
Lecco sembrava uscita da un film, sul lungolago ragazzi a centinaia, urlavano, in auto a strombazzare e gridare dei finestrini. In Corso Martiri verso Castello vengo superato da tre moto in impennata.
Ieri, lunedì, verso le sette di sera, parcheggio in piazza Affari, sotto i portici ragazzi che si fanno canne, si spingono, mi urtano, mantengo la calma.
Se abitassi lì non sarei sereno nel far uscire i miei figli e siamo in pieno centro di Lecco.
In tutte queste situazioni non ho incontrato un mezzo delle Forze dell'Ordine.
Questa sera una macchina di ragazzi si ferma sotto casa a Rancio, parcheggiando in mezzo alla strada, esco gli dico di metterla bene, poi gli dico che qui passa spesso la polizia, e che se non passa la chiamo io. Se ne vanno dicendo, "Bro, arriva la madama"...
Leggo l'articolo, il trapper che è indagato per aver girato un video a Lecco con armi alla mano, che ha partecipato ai disordini a Milano San Siro di qualche settimana fa, che ha minacciato il sindaco pubblica la sua pubblicità sui bus di Linee Lecco.
Un'evidente sfida, un'evidente perdita di valore dell'autorità. Se si accetta tutto ogni giorno sarà peggio.
Possibile che dobbiamo metterci la faccia noi perché manca un vero controllo?
A chi dice che va tutto bene, rispondo che non va tutto bene, la situazione è complessa, la violenza è al limite, in particolare i ragazzi si stanno perdendo e non è giusto abbandonarli a sé stessi e lasciare al semplice cittadino l'onere di difendersi.
Intendiamoci, questo è un tema generale di controllo del territorio, di missione di una comunità, di affrontare i problemi in modo non ideologico.
Non riguarda solo i ragazzi: i ragazzi sono da sostenere, e se invochiamo il massimo del controllo, della prevenzione e della repressione dobbiamo anche chiedere a gran voce il massimo del sostegno, del sociale e dell’aiuto.
Fabio Dadati