Nel 2020 l’83,5% degli alpeggi lombardi ha ospitato passaggi di turisti. Il 24,3% ha fatto registrare più di 2.000 passaggi a stagione. Nel 2019 il dato si fermava al 22%. Questo uno dei principali argomenti emersi durante la presentazione del rapporto sugli alpeggi della Lombardia, avvenuta mercoledì 8 sttembre nella malga Mortirolo, a Monno, in provincia di Brescia.
Un trend in crescita
“Sempre più passaggi e più turisti nelle malghe e negli alpeggi della Lombardia. Un trend – ha dichiarato l’assessore regionale lombardo all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi – che continuerà a crescere anche in seguito alla pandemia. Le persone cercheranno sempre più luoghi a contatto con la natura e che sappiano offrire esperienze sensoriali. Negli alpeggi lombardi si producono formaggi DOP come il Bitto, il Formai de Mut, il Silter, lo Strachitunt. Prodotti in grado di attrarre i flussi turistici e sui quali dobbiamo puntare a livello promozionale”.
Sono 669 gli alpeggi lombardi
Sono 669 gli alpeggi lombardi: 125 a Bergamo, 176 a Brescia, 51 a Como, 46 a Lecco, 4 a Pavia, 264 a Sondrio e 3 a Varese. Coprono il 5,7% del territorio montano della regione e il 2,5% del territorio totale lombardo. Il monitoraggio ha riguardato 134 strutture: 32 a Bergamo, 43 a Brescia, 3 a Como, 10 a Lecco e 46 a Sondrio.
Vendita diretta in malga nel 49,6%
“Nel 49,6% degli alpeggi – ha aggiunto – si vende direttamente in malga. Questo significa che la sfida per il futuro è potenziare i servizi di carattere logistico, come strade di accesso e postazioni per ebike, e infrastrutturale. La rete telefonica mobile è presente nel 68,4% degli alpeggi e solo nel 13,5% dei casi è disponibile la banda larga. Per richiamare turisti e consumatori bisogna necessariamente alzare questi numeri”.
Chi sono gli alpeggiatori
Gli alpeggiatori sono maschi nel 75,8% dei casi (78% nel 2019) con una età media di 45,3 anni.
Un terzo sono under 40
“Più di un terzo degli alpeggi lombardi – ha sottolineato l’assessore – è gestito da under 40. Un dato che lascia ben sperare per il futuro. I giovani hanno nuove idee, portano innovazione ed entusiasmo. Bisogna lavorare per esempio sulla ricettività: solo un decimo degli alpeggi fanno attività di ristoro o pernottamento. Da una parte ci sono problemi di spazi e infrastrutture, ma serve anche una gestione più innovativa per rendere più attrattive queste strutture. La Regione negli ultimi tre anni ha cambiato le linee guida di assegnazione per dare priorità alla gente di montagna, una scelta che si sta rivelando azzeccata”.
Più multifunzionalità e più servizi
“Più multifunzionalità, più servizi. Malghe e alpeggi – ha concluso l’assessore – sono presìdi ambientali, luoghi di produzione, di accoglienza e rapporto diretto con il consumatore”.