Nelle ultime settimane si sono accavallati report di riviste scientifiche internazionali e di giornali e riviste non specialistiche su due aspetti paralleli, anche se di segno opposto, che spaziano dalla speranza dei vaccini ai timori delle cosiddette nuove varianti relativamente al Corona Virus (SARS-CoV-2). A comporre il quadrilatero, non vanno dimenticati due lati essenziali del quadrato, ovvero il distanziamento ed i suoi effetti (dalle mascherine al lock-down, più o meno parziale) alle possibile applicazioni di terapie personalizzate efficaci, basate sull’impiego dei cosiddetti “anticorpi monoclonali”.
Mai come adesso si puo’ dire che si naviga a vista tra certezze ed incertezze, nel tentativo di trovare un equilibrio tra economia e salute, tra salvaguardia delle popolazioni più a rischio e la necessità di salvaguardare e proteggere la didattica e la formazione dei giovani. Il condizionale è d’obbligo, per tutte le affermazioni le prese di posizione, col rischio di scelte spesso improvvise ed impopolari a seguito di una interazione ovviamente non facile tra mondo della politica ed istituzioni da una parte e comitati tecnico/scientifici (non esistono solo in Italia e in USA….) dall’altra.
E’ possibile trovare un buon senso senza lasciarsi andare a conclusioni affrettate o giudizi forzatamente parziali?
Di certo sappiamo che la famiglia dei Corona virus cerca di adattarsi a condizioni ecologiche diverse adattandosi, a volte aumentando l’aggressività (per esempio, sotto la pressione selettiva di un aumento di vaccinati e di livelli di anticorpi che cercano d limitarne la diffusione) ma anche diminuendola (per permettergli di sopravvivere meglio lasciando a disposizione più soggetti da infettare), ed in ogni caso si tratta di “mutazioni” imprevedibili, legati al concetto di nuove varianti che possono emergere (variante inglese, californiana, sudafricana, brasiliana….) per ora apparentemente non più benigne.
Il vaccino è un presidio sicuro di prevenzione, che andrà somministrato allo scopo di arrivare il più velocemente ad una copertura di popolazione almeno variabile tra 80% e 90% per assicurare il non aggravio sui costi di ricovero e sull’impegno delle terapie intensive, ma solo con una terapia sicura, dai costi limitati e facilmente praticabile – al limite anche in ambienti extra-ospedalieri in regime di ricovero- si potrà affermare di essere in una condizione di controllo della pandemia.
Né va dimenticato che nel bilancio di salute globale vanno anche contabilizzate le complicanze e le conseguenze di patologie importanti non diagnosticate in tempo, o su cui non si riesce ad arrivare ad agire nei tempi corretti, e che già da mesi mancano i tempi corretti per il necessario follow-up.
Ne consegue un solo atteggiamento di buon senso, ovvero, accanto ai sistemi di sorveglianza di reinfezioni o infezioni post-vaccinali, ed isolamento di ogni nuova variante, proseguire l’attenzione ai metodi fisici finora applicati – mascherina, distanziamento – ed uso del buon senso, anche in soggetti già vaccinati o post-infezione accertata, per non perdere i vantaggi che lentamente – ma, speriamo, inesorabilmente – nel giro di qualche mese dovremmo potere osservare e misurare.
Prof. Carlo Agostoni
Direttore Pediatria - Media Intensità di Cura
Interim Pronto Soccorso Pediatrico
Fondazione IRCCS Ca' Granda - Ospedale Maggiore Policlinico
Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità
Università degli Studi di Milano