“Questa notte, all’età di 86 anni, ci ha lasciati il Ragno Giorgio Redaelli, testimone e protagonista di tante delle più belle imprese dell’alpinismo italiano negli Anni ’50 e ’60”. Così i maglioni rossi hanno annunciato la morte di uno dei più importanti alpinisti lecchesi, una figura che ha scritto importanti pagine di storia dell’alpinismo mondiale.
“Giorgio ha fatto parte della cordata che, nel 1956, ha compiuto la prima ripetizione della via di Bonatti al Dru, portando alla ribalta internazionale la generazione degli alpinisti lecchesi del Dopoguerra, ed è stato un grandissimo interprete della stagione dell’alpinismo invernale” ricordano i Ragni che lo hanno salutato proprio con le immagini del film dedicato a uno dei suoi capolavori: la prima salita invernale della via Solleder al Civetta, portata a termine nel 1963 con con Toni Hiebeler e Ignazio Piussi.
“A lui va il nostro pensiero affettuoso e riconoscente e il nostro abbraccio più forte si stringe attorno alla sua famiglia e a tutti quelli che lo hanno conosciuto e amato come alpinista e come uomo”.
Nato a Mandello il 30 luglio 1935, Giorgio Redaelli era membro onorario del gruppo Ragni di Lecco nonché Accademico del Club Alpino Italiano, guida alpina, membro dell’Ecole Militaire de Haute Montagne di Chamonix, Istruttore Nazionale di Alpinismo, maestro di sci. Non solo montagna, però, perché Redaelli è stato anche allenatore e istruttore federale di tennis, nonché impegnato nel settore del golf tanto da essere nominato socio onorario del Golf Club Lecco.
Originario di Mandello, Redaelli viveva a Cassina Valsassina, paese di cui è stato anche amministratore. Per molti anni, fino ai primi anni 2000, ai Piani di Artavaggio aveva gestito il rifugio Aurora (struttura a cui aveva dedicato il nome della moglie). La sua attività alpinistica si è svolta in modo significativo su tutto l’arco alpino. È soprannominato “Re del Civetta” per le sue innumerevoli imprese sul Gruppo del Civetta il “regno del sesto grado”.
Nel luglio del 2016 aveva ricevuto il Pelmo d’Oro alla carriera, ad attribuirglielo era stata la giuria del prestigioso premio con questa motivazione: “Accademico del Cai, socio onorario del Gruppo Ragni della Grignetta, è considerato il ‘re’ della Civetta per la sua assidua frequentazione e per il viscerale amore che ha sempre dimostrato per la montagna bellunese. Nel dolomitico ‘regno del VI grado’ ha compiuto – spesso in cordata con alpinisti bellunesi di rango quali Roberto Sorgato e Giorgio Ronchi – memorabili imprese come la direttissima sulla Torre Trieste e le prime invernali alla Cima Su Alto e alla via Solleder, solo per citarne alcune, che hanno scritto la storia dell’alpinismo non solo delle Dolomiti, consacrando di diritto Redaelli nel ‘gotha’ internazionale dei più grandi alpinisti della seconda metà del secolo scorso”.