La resistenza delle donne afghane ripiombate, con il ritorno del regime talebano, nell’incubo di una vita da schiave, private di qualsiasi diritto fondamentale. E’ stato questo il tema dei due incontri realizzati oggi a Lecco e Monza dai Coordinamenti Donne CGIL CISL UIL e delle rispettive Categorie dei Pensionati in collaborazione con il Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane Onlus (CISDA).
Grazie ai racconti di una giovane attivista afghana, alla testimonianza delle operatrici del CISDA, ai contributi video, alla lettura di poesie e all’ascolto di musica tradizionale è stata fornita una descrizione chiara e diretta della condizione intollerabile in cui vivono oggi le donne afghane e di quanta forza e resistenza si celi dietro a quel velo che sono obbligate ad indossare, chiuse nelle loro case senza la possibilità di uscire se non accompagnate da parenti maschi. Hanno perso tutto ciò che avevano conquistato: il lavoro, l’istruzione, la possibilità di determinare il loro futuro. Temono ogni giorno per la loro vita e per quella dei loro figli ma non perdono la speranza e la voglia di lottare.
Un lotta che viene organizzata e supportata da RAWA, l’Associazione rivoluzionaria delle donne dell’Afghanistan fondata in clandestinità nel 1977, grazie alla quale sono nate piccole scuole nelle case private (anche queste clandestine), cliniche mediche e orfanotrofi. Grazie a RAWA i piccoli gruppi di donne hanno potuto organizzarsi in una rete che tutt’oggi mantiene vivo l’attivismo per la parità di genere in Afghanistan. RAWA garantisce inoltre i contatti con le realtà come CISDA che, all’esterno del paese, lavorano per raccogliere fondi a favore della popolazione afghana e per tenere alta l’attenzione dei media internazionali sulla situazione del paese asiatico.
Un grandissimo esempio di lotta per l’emancipazione che non possiamo che ammirare e sostenere.