Codega Antonio Metilde Premana. Detto così ai più non dirà nulla, ma se prendete le prime lettere e le mettete insieme otterrete "CAMP", ed è qui che inizia una storia di 130 anni che è già leggendaria.
Già, perché Antonio era il figlio di un fabbro premanese, quel Nicola (Codega, ovviamente) che nel 1889 aprì una bottega senza immaginare che quel passo che stava compiendo avrebbe girato la boa di tre secoli e, soprattutto, messo radici in tutti i continenti.
O, forse sottovalutando la sua visione del mondo in quel periodo di grandi trasformazioni, non teniamo conto che proprio in quell’anno, il 31 marzo, a Parigi veniva inaugurata la Tour Eiffel, epico monumento al ferro che fece fare un salto nel futuro all’umanità intera e probabilmente sognare chi con il ferro aveva a che fare tutti i giorni.
Non solo l'Ing. Gustave, però: dall’altra parte del mondo, tra gli orizzonti del Sol Levante, il Signor Yamauchi (altro predecessore dei vari Jobs, Gates, Musk e compagnia) fondò la Nintendo, sì, proprio quella che conosciamo oggi.
Insomma, Nicola era in buona compagnia e quell’anno, evidentemente, fu particolarmente fortunato non solo per gli inventori ma anche per i pizzaioli, visto che al 1889 risale la dedica della pizza alla regina Margherita.
Ma tornando al ferro e all’Alta Val Varrone, eccoci catapultati nel 1920 quando il Codega Antonio (della “stirpe” Metilde, per non confonderlo con i tanti altri tanti omonimi che affollavano le contrade premanesi) realizzò la prima piccozza.
Cosa sia successo dopo - e se siete curiosi di saperlo - ve lo lasciamo scoprire invitandovi a visitare il nuovissimo e bellissimo sito costruito da Camp e pubblicato in occasione del lancio del nuovo intrigante ultra tecnologico logo.
La storia della Camp (diventata non a caso nel frattempo, grazie ad una favorevolissima congiunzione ortografico-spazio-temporale, “Costruzioni Articoli Montagna Premana”) si intreccia da allora con le vicende di un paese con caratteristiche di unicità difficilmente rintracciabili altrove, lasciando segni tangibili ad ogni cambio di generazione, sia di alpinisti sia di famigliari impegnati in azienda.
“Fare qualcosa di speciale – si legge - ecco cosa pensiamo quando cominciamo a lavorare a un nuovo prodotto. Realizzare qualcosa che si distingua da ciò che esiste già, che faccia la differenza nel senso delle prestazioni, della durata, della funzionalità e facilità d’uso, della sicurezza e, dulcis in fundo, della leggerezza (che è un po’ la nostra ossessione ed è un elemento trasversale, che tocca tutti i precedenti).
Cambiare è un rischio, lo sappiamo, ma è anche e soprattutto un’opportunità: richiede quel coraggio che gli alpinisti conoscono bene, a cui devono attingere ogni volta che decidono di attaccare o meno una parete. Potrebbero scegliere la via normale o comunque una già esistente. Oppure, valutati i pro e i contro, puntare al nuovo: esporsi come Reinhold Messner prima senza bombole d’ossigeno (1978) e poi addirittura in solitaria (1980) sull’Everest e compiere un grande passo avanti.
Innovare, insomma, come piace a noi. Se non fossimo stati così, se questa non fosse stata la nostra natura, la piccozza X-Dream non sarebbe mai esistita (con grande dispiacere per tutti gli ice climber) e ugualmente non sarebbero mai esistiti i rivoluzionari dispositivi Gyro e Giant (con qualche problema in più per chi lavora in altezza). Innovare significa cambiare per migliorare: considerare un problema e individuare nuove e più efficaci soluzioni per risolverlo.
Guardiamo alle necessità di chi va in montagna o lavora in altezza, analizziamo le risposte esistenti e ci sforziamo di trovarne di più valide, in grado di rendere più semplice, veloce e sicura (e persino più divertente) ciascuna attività: dall’alpinismo all’escursionismo, dall’arrampicata su roccia allo scialpinismo, dall’accesso su corda all’arboricoltura, dall’edilizia al soccorso organizzato.
Questa è la nostra missione, la nostra visione, ciò in cui crediamo da oltre centotrent’anni, e se la condividete siete dei nostri, pronti a stare sempre con noi”.
Il tutto ricordando Codega Nicola e Codega Antonio (a Premana i cognomi vengono sempre prima dei nomi, tenetelo presente) protagonisti anche loro di “qualcosa di speciale”: la visione di un futuro che oggi, dopo centotrent’anni, sembra essere appena cominciato nel segno di "radici profonde, sguardo globale, e sempre un passo avanti".