Ci sono luoghi sacri che quando vengono violati (o violentati, fate voi) ti fanno star male e pensare che no, non siamo tutti uguali, perchè essere uguali a certa gente non credo faccia piacere a nessuno.
La "Capanna Monza", come dalle nostre parti si chiama il Rifugio Bogani è uno di quei luoghi.
Quando eravamo bambini era un posto quasi mitologico, appollaiato lassù ai piedi del Grignone, circondato da larici e mille profumi. E andarci era un'avventura, un viaggio che sembrava lunghissimo, una meta sognata e sofferta.
Il ricordo più nitido che ne serbo è quello di un giorno di nebbia, e del "Nato", al secolo Arnaldo (proprio come il Bogani) Bellomi, che entrava dalla porta con un grosso mazzo di stelle alpine: fu come se si fosse materializzato dal nulla, il "Nato", e circolano voci (che credo veritiere) sul fatto che lui alla Monza ci sia arrivato anche in bicicletta.
Poi il rifugio ha conosciuto tempi bui sino a quando una bella famiglia ne ha rilevato la gestione e lo ha riportato agli antichi fasti, anzi, di più, profondendovi impegno e sacrifici, perchè lì, lo sapete, si arriva con il mulo, mica con la jeep.
Ecco perchè stasera leggendo l'annuncio accorato di Enrico e Mari mi sono incazzato: qualcuno ha violato (o violentato, fate voi) uno dei luoghi sacri dei Posti Bellissimi e gettato nello sconforto chi, da quei locali, si guadagna di che vivere e tramanda una storia che arriva da lontano. Gente vera, sana, con il lavoro come stella polare e l'accoglienza come un mantra.
Allora leggete qui sotto il post dei due cari gestori e, se non le avete ancora viste, guardate le foto.
Mi chiedo cosa possano meritare gli autori di questo scempio.
E per la verità lo saprei anche, così come credo lo sappia la maggior parte di chi vuole bene alla carissima e vecchia Capanna Monza.