Dopo qualche giorno ripenso a cosa sia stato per me assistere alla proiezione di Ariaferma da dentro il carcere di Lecco insieme alle persone detenute, al garante Lucio Farina, alcuni cittadini e al collega Giovanni Cattaneo.
La prima cosa che colpisce sono le mura spesse e le torrette di controllo ben fissate nel terreno pronte a dissuadere da qualsiasi moto d’istinto.
Per fortuna sorrisi, strette di mano, chiacchiere e voglia di condividere il film ci hanno subito riportato calore umano. Ho respirato una grande richiesta di attenzione e un desiderio di mantenere relazioni con il mondo fuori.
L’esperienza del carcere, in particolare sotto il regime delle normative anti Covid, rischia di impoverire e seminare solitudini. Noi dobbiamo far sì invece che anche il carcere si senta parte della nostra comunità e che il mondo fuori non diventi invivibile per chi esce, anche perché mantenere un dialogo con le persone aiuta il riposizionamento sociale dei detenuti e abbatte il rischio di recidiva.
Penso sia questo il compito e il senso di un’amministrazione pubblica: creare ponti tra la comunità e i soggetti più fragili e vulnerabili, creare ponti tra il dentro e il fuori, a maggior ragione a Lecco che ha la fortuna di avere la casa circondariale al centro della città.
C’è chi vede il carcere come il luogo dove isoliamo le persone che non funzionano, io lo vedo invece come il luogo dove dobbiamo fare i conti con le cose che non funzionano nella nostra società. Più attenzione al carcere significa dunque più attenzione alla società.
Quando il film è terminato e dopo aver ascoltato le riflessioni delle persone più coraggiose che hanno voluto condividere ciò che gli si muoveva dentro, ci siamo salutati con un “arrivederci” che assume mille significati: un po’ un impegno nostro, un po’ una speranza per loro. Nel frattempo il buio è calato e si è mangiato torrette e mura, sembrava quasi che quei pochi metri che separano il dentro dal fuori fossero svaniti.
Grazie al tavolo lecchese per la giustizia riparativa per i suoi dieci anni di impegno, alla direzione della casa circondariale per la disponibilità, alle guardie carcerarie e alla loro umanità, alle persone recluse per la loro accoglienza.
Emanuele Manzoni Assessore al Welfare Comune di Lecco
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