Post Covid, fondi straordinari per i borghi rurali. I piccoli comuni lariani sono il 78% del totale
Con 1,65 miliardi di euro per il rilancio di piccoli borghi abbandonati, si inizia a programmare l’Italia del post Covid oltre a salvare l’immenso patrimonio edilizio rurale italiano composto da edifici rurali fra malghe, cascine, fattorie, masserie e stalle a rischio degrado. E’ quanto afferma Coldiretti nel commentare positivamente il piano del ministro della Cultura Dario Franceschini, per rispondere ai cambiamenti strutturali provocati dalla pandemia nei comportamenti degli italiani: un’opportunità anche per ridare vita ai borghi di alpi e valli nelle province di Como e Lecco, che sono un patrimonio di identità e tradizioni di valore inestimabile, oltrechè un presidio territoriale di straordinaria importanza, specie in ambito montano.
Con la grande spinta verso lo smart working, il distanziamento e le limitazioni agli spostamenti, l’emergenza ha cambiato le abitudini sociali e lavorative degli italiani che sono tornati a guardare le campagne fuori dalle città, non solo come meta per gite fuori porta ma come scelta di vita dove godere di spazi abitativi più ampi con una maggiore sensazione di sicurezza e benessere. Incentivare il recupero e la custodia di questi borghi rappresenta anche un’occasione per alleggerire la pressione demografica sui grandi centri urbani, senza un ulteriore consumo di suolo e il rischio di cementificazione in un territorio già fragile.
“Lo stanziamento di fondi destinati anche per il recupero degli edifici rurali, dai casali ai depositi, dai rustici alle stalle dismesse – afferma il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi - non rappresenta solo la possibilità di salvare un immenso patrimonio edilizio, ma anche un’occasione importante per recuperare fabbricati spesso abbandonati e salvare l’architettura rurale che dà forma al paesaggio ed esprime l’identità dei luoghi in una relazione di integrazione tra i sistemi produttivi locali e la conservazione della biodiversità agricola.
Un’opportunità per rivitalizzare le aree interne anche della nostra regione, valorizzando l’identità territoriale e i sistemi produttivi locali. Nelle due province di Como e Lecco i comuni sotto i 5mila abitanti sono 242 e rappresentano circa il 78% del totale (a percentuale è sensibilmente più incisiva in provincia di Lecco, con 71 piccoli Comuni pari all’80%, mentre nel Comasco sono 120, pari al 77% del totale provinciale) ed hanno un ampio margini di accoglienza residenziale in un paesaggio fortemente segnato dalle produzioni agricole e dall’ambiente boschivo e collinare.
“È ora più che mai importante però superare i ritardi sulle infrastrutture telematiche cercando di colmare il digital divide che spezza il Paese fra zone servite dalla banda larga e altre no, fra città e campagne, per far esplodere le enormi risorse che il territorio può offrire”.