Sala piena di Umanità.
Immagini che scorrono, racconti, occhi che scrutano il passato.
Cuori che battono, pensieri che affiorano, dov'ero, dov'eri, dove eravamo.
E cosa abbiamo fatto. Cosa ci siamo detti. Dove abbiamo asciugato le lacrime.
Se ascolti bene, ma devi avere un minimo di fede, li senti i pensieri: mulinano come foglie nel vento e salgono all'infinito per poi riposarsi sul giaciglio della memoria.
Sala piena di Umanità che si stringe ancora una volta in un abbraccio liberatorio, corale.
Il passato è ormai consegnato alla Storia di questo piccolo paese, di questa piccola Valle dove i camini fumano ancora, il pulsare delle fabbriche scandisce lo scorrere del tempo, il verde cerca di ritagliarsi i suoi spazi nell'arrembante rincorsa al domani e la Pioverna assetata lancia il suo grido di dolore.
Non servono segnalibri per andare a cercare quelle pagine indelebilmente scolpite dai macigni crollati dal monte.
Basta guardare un po' più in alto, ecco, proprio lì dove una volta c'erano le case, proprio lì dove c'era una villa, proprio lì dove tante famiglie sedevano attorno al loro focolare.
Immagini che scorrono, quel che c'era e non c'è più, almeno sulla carta geografica, perchè nei cuori è destinato a restare per sempre.
E così, sotto un cielo stellato e limpido identico a quello della tragica notte finisce anche questa Giornata della Memoria.
E mentre Giove e la Luna danzano sullo sfondo dell'infinità dell'Universo, questo popolo raccoglie le sue fiaccole e riprende la strada verso casa.
Perchè un nuovo giorno, come vent'anni fa, è appena dietro l'angolo ad attenderlo.