Vi ricordate la serie di furti di biciclette avvenuti tra giugno e luglio 2021?
I ladri fecero razzia a Cassina, Cremeno, Introbio e Primaluna "visitando" i box di sette famiglie (una di Cassina, una di Cremeno, quattro di Introbio e una di Primaluna) asportando diverse due ruote del valore compessivo di diverse migliaia di euro con tecniche ben studiate tanto che all'epoca si fece largo anche l'ipotesi che potesse esserci un "basista" in loco, ipotesi peraltro mai dimostrata.
Ebbene, le indagini ricevettero un impulso fondamentale allorquando il 23 luglio di quell'anno i carabinieri di Sovere (provincia di Bergamo) colsero in flagranza di reato (cioè proprio mentre rubavano biciclette) due ventunenni ucraini.
Da lì si riuscì a verificare che la loro auto transitò in Valle il 4 e 5 luglio e la presenza dei loro telefoni nei comuni di Cassina, Barzio e Ballabio il 3, 4 e 5 luglio.
Ma tutto ciò, ovviamente, non poteva bastare per incriminarli per cui la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lecco ha chiesto al giudice per le indagini preliminari di valutare l'archiviazione del caso.
I motivi? La presenza dell'auto degli indagati in quei giorni in Valle non dimostra "con assoluta certezza" che i due ucraini ne fossero alla guida. Stesso discorso vale per i cellulari, nel senso che non è dato sapere se li avessero proprio loro. Infine, anche se fossero stati loro alla guida e in possesso dei cellulari, il solo fatto di essere in Valsassina non dimostra che gli autori dei furti siano stati loro.
I due, insomma, erano solo turisti attratti dalle bellezze del nostro territorio e non possono certo essere incriminati solo per aver trascorso qualche giornata (e, presumiamo, nottata) in giro con la loro auto per le nostre strade.
Altrimenti quante migliaia di persone dovrebbero essere arrestate per questo reato?