Le piogge delle ultime settimane hanno fatto aumentare la quantità d’acqua presente sia nei laghi che nei fiumi del Nord Italia. Addirittura, all’inizio del mese, la portata del Po è molto aumentata lungo tutto il corso del fiume per alcuni giorni e il 10 maggio i livelli del lago Maggiore, di quelli di Como e d’Iseo erano sopra le medie stagionali.
Grazie a queste precipitazioni la condizione di siccità che da più di un anno riguarda tutto il Nord Italia si è attenuata, portando benefici per coltivazioni e foreste, riducendo al contempo il bisogno di consumare acqua delle riserve per l’irrigazione.
Ma la siccità non è finita perché non è determinata da una semplice assenza o forte carenza di pioggia.
Si sviluppa lentamente, associando mesi di precipitazioni insufficienti a temperature particolarmente alte e, ugualmente, per risolversi richiede tempo; infatti, lo stato siccitoso attuale ha avuto origine sul finire del 2021, con la scarsità di precipitazioni nevose sull’arco alpino.
«È probabile che fino a quest’autunno ci sarà ancora un deficit d’acqua.», spiega Ramona Magno, ricercatrice dell’Istituto per la BioEconomia del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) e coordinatrice scientifica dell’Osservatorio Siccità: «Finché le riserve idriche non cominceranno a tornare alla normalità il problema rimarrà».
Le riserve idriche sono costituite non solo da laghi, ma anche da falde sotterranee e in generale dalla quantità d’acqua presente nel suolo: per tornare a riempirsi dopo una siccità prolungata servono precipitazioni nella media o abbondanti per un lungo periodo.
Le piogge dell’ultimo periodo hanno aumentato l’umidità del suolo, ma possono aver alimentato solo le riserve idriche più superficiali.
Ramona Magno cura il bollettino mensile dell’Osservatorio Siccità: il rapporto di aprile segnala innanzitutto che, nonostante ora la situazione di molti grandi laghi non sia più preoccupante, il lago di Garda, il più grande dei laghi italiani, sia pieno per il 48,6 %, e sottolinea che nel giro di qualche giorno l’aumento della portata del Po si è esaurito e i livelli d’acqua nel fiume sono tornati inferiori alla media di questo periodo dell’anno.
Uno degli indici che ci restituiscono una fotografia della situazione è l’indice SPI: acronimo per “Standardised Precipitation Evapotranspiration”. L’indice SPI si basa sulla quantità di pioggia precipitata in uno o più mesi e quantifica di quanto è stata inferiore o superiore rispetto ai valori medi; è usato per rilevare le siccità meteorologiche ovvero le riduzioni delle precipitazioni al di sotto della media climatologica - almeno 30 anni - per un certo periodo in una determinata area.
Se osserviamo alcune mappe, contenute nel bollettino mensile dell’Osservatorio Siccità e che si basano sullo SPI, si può notare come la siccità sia differente a seconda della zona geografica osservando le mappe.
La mappa riportante lo SPI di aprile 2023 mostra condizioni di siccità moderata e in poche zone quali ii Piemonte, le coste della Romagna e i vicini Appennini.
FONTE: Osservatorio Siccità
Se invece si confronta la stessa mappa con una che mostra lo SPI calcolato tra il maggio del 2022 e l’aprile 2023 è evidente come la siccità non sia finita: in Piemonte, Valle d’Aosta e Friuli-Venezia Giulia ci sono zone in condizioni di siccità estrema a causa della scarsità di precipitazioni; i territori indicati in giallo, arancione e ancor di più rosso continuano a mostrare gli effetti della carenza d’acqua che dura da più di un anno.
FONTE: Osservatorio Siccità
Osservando invece un’altra mappa del rapporto, che mette insieme i valori sulle precipitazioni a quelli sulle temperature, si evince che le regioni che più hanno subìto l’effetto combinato di carenza di piogge e temperature maggiori della media sono Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna: le alte temperature aumentano l’evaporazione dal suolo e la traspirazione delle piante, aggravando la carenza d’acqua.
FONTE: Osservatorio Siccità
Le previsioni dei centri meteorologici europei dicono che da giugno ad agosto le temperature saranno probabilmente sopra la media in tutta l’Europa e in particolare in alcune zone già interessate dalla siccità: i paesi centro-occidentali e il Mediterraneo.
Le Alpi, la neve e la Lombardia
Il dato apparentemente più positivo presente nel bollettino dell’Osservatorio Siccità riguarda la produzione di energia idroelettrica che nel mese di aprile è stata maggiore sia rispetto all’aprile del 2022 che a quello del 2021. Questo aumento però è dovuto alle alte temperature registrate sulle Alpi che hanno fatto fondere una buona percentuale della neve accumulatasi nei mesi invernali.
La produzione di energia idroelettrica degli ultimi anni. FONTE: Osservatorio Siccità
Questo ci riporta ad un dato importante per l’inverno 2022-2023 riguardante la neve: non se ne è accumulata moltissima.
L’abbondante scioglimento della neve ad aprile e le nevicate limitate nei mesi precedenti sono la ragione per cui a metà aprile il deficit di neve accumulata sulle Alpi rispetto alla media dei precedenti 12 anni era del 67% (dati Fondazione CIMA, Centro Internazionale in Monitoraggio Ambientale) e del 73% considerando solo il bacino del fiume Adige – che scorre vicino al lago di Garda.
Per quanto riguarda la Lombardia, il deficit per la risorsa idrica è attualmente in diminuzione; l'assessore regionale a enti locali e montagna, Massimo Sertori afferma che: “Le ultime precipitazioni e le misure contro la siccità prese durante i tavoli in Regione hanno portato il deficit da -60% a – 37%.”
Lario Reti Holding, nel solco di questa situazione, ha impostato diverse attività per il sistema di monitoraggio e gestione dell’allerta siccità, attraverso l’analisi del meteo, delle fonti di approvvigionamento ma anche soprattutto con attività strutturali di controllo e ottimizzazione della rete ed efficientamento dei punti di captazione.
Il piano per combattere la siccità non si ferma qui: le azioni previste si associano all’approccio già avviato fin dal 2016 per la riduzione delle perdite idriche, che vedranno l’estensione delle attività già iniziate ad ulteriori 1.255 Km di rete idrica grazie anche ai fondi ottenuti dal finanziamento PNRR.
La situazione non è omogenea in tutto il territorio lombardo, passando dal Lago Maggiore che ha quasi recuperato completamente il deficit, alle Valli Brembana e Seriana dove il deficit si attesta ancora intorno al 50% mentre per l’Adda e il Lario il livello è in risalita di 80 cm. (fonte ARPA).
La pioggia di questi giorni ha alleviato la situazione di siccità, ma l’emergenza non è finita: "All'appello - continua Sertori - manca ancora un miliardo di metri cubi di risorsa idrica rispetto alla media storica, ma l'anno scorso in questo periodo avevamo una disponibilità inferiore di quasi 500 milioni di metri cubi.”
Cosa possiamo fare noi?
Anche in questo momento di respiro dall’emergenza più stretta, è importate che ogni cittadino attui i comportamenti più idonei per limitare lo spreco di acqua.
Per questo, Lario Reti Holding ha realizzato un decalogo finalizzato ai buoni consigli per un corretto utilizzo della risorsa idrica.
Ognuno di noi è chiamato a fare la sua parte: scopri anche tu cosa puoi fare consultando il nostro sito dedicato: https://nonsprecare.larioreti.it/