Porto alle Autorità civili, religiose e militari e a tutti gli uomini e le donne che ci onorano della loro presenza, i saluti dell’Anpi provinciale e il ringraziamento per essere qui a festeggiare il 79° compleanno dell’Italia libera e democratica.
Ricordo che assume un valore particolare qui a Introbio dove, il 15 ottobre 1944, in questo luogo, è avvenuto un grave eccidio, con la fucilazione di 6 partigiani e di altri 4 caduti su questi monti.
Ricordo inoltre che 15 introbiesi sono stati deportati in Germania e che uno dei quali, Tantardini Abramo di Paolo, è morto nel lager nazista.
Che il cielo di Introbio non veda mai più simili orrori!
Per l’Anpi, celebrare il 25 aprile è occasione di memoria, ma anche un momento del presente, in cui cerchiamo, tra i lasciti della Resistenza, la bussola che ci indichi la strada in un mondo complesso e difficile.
Quella bussola è la Costituzione Repubblicana, frutto della Resistenza e del successivo confronto tra le diverse culture che l’hanno ispirata: quella cattolico-popolare, quella socialista e comunista, quella liberale e repubblicana.
Oggi, purtroppo, vediamo messo in discussione l’impianto della nostra Legge fondamentale che ha dato vita alla Repubblica, una e indivisibile, fondata sul lavoro (art.1) e sulla pari dignità sociale delle persone, che la Repubblica stessa si impegna a garantire (art.3).
La nostra Costituzione prevede un Parlamento rappresentativo e la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica attraverso i partiti e le associazioni.
A tutti naturalmente interessa che il Parlamento sia efficiente e i governi siano stabili, ma questi risultati si possono raggiungere senza stravolgere la Costituzione; basterebbe introdurre il meccanismo della cosiddetta sfiducia costruttiva.
Dobbiamo dunque attuare e non indebolire la nostra Costituzione.
Anche perché, tra i suoi valori c’è quello che oggi è il più necessario: il valore della pace.
Oggi purtroppo il mondo è funestato da molte guerre e due sono sulla porta di casa, in Ucraina e in Palestina.
L’Anpi ha condannato l’aggressione armata della Russia e riconosce all’ Ucraina il diritto di difendersi; allo stesso modo ha condannato l’azione di Hamas contro i civili israeliani, riconosce il diritto a Israele di esistere e pensa che il diritto a una terra su cui vivere liberi vada riconosciuto anche al popolo palestinese, come l’ONU ha stabilito già dal 1948.
Da sempre l’Anpi è in prima fila a condannare la guerra e a chiedere la pace.
Una scelta che non deve stupire, perché se è vero che la Resistenza è stata anche armata, è altrettanto vero che la guerra non l’hanno proclamata i partigiani ma c’era già, scatenata dal nazismo e dal fascismo, con le guerre di aggressione in Europa, Africa e Asia e che la libertà e la pace sono state le principali aspirazioni degli uomini e delle donne della Resistenza.
Basti un esempio: nel marzo del 1944, il grande sciopero proclamato dal sindacato clandestino in tutta l’Italia occupata aveva due grandi richieste: il miglioramento delle condizioni di lavoro e di salario e la fine della guerra.
Il 16 maggio 1945 i sopravvissuti del lager di Mauthausen, che provenivano da molti paesi europei, tra cui il nostro, diffusero un appello intitolato: “Aiutateci a costruire il mondo degli uomini liberi” In quell’appello scrissero, tra l’altro, queste parole: “la pluriennale permanenza nel lager ha rafforzato in noi la consapevolezza del valore della fratellanza tra i popoli. (...) Dopo aver ritrovato la nostra libertà (...) nel ricordo dei milioni di fratelli assassinati dal nazifascismo vogliamo (...) percorrere una strada comune: quella della pace e della libertà per tutti i popoli e del rispetto reciproco nella grande opera di costruzione di un mondo nuovo, libero, giusto per tutti.”
Su queste fondamenta l’Italia democratica e antifascista ha proclamato il valore etico e politico della pace nell’articolo 11 della Costituzione repubblicana, che dice: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
E’ con questo spirito che oggi l’Anpi chiede “Cessate il fuoco, ovunque” e che vengano avviate trattative per far tacere le armi.
Nessuno si illude che sia una cosa semplice, ma non è accettabile che l’Europa non ci provi nemmeno; la nostra Europa, nata nel segno della pace, dello sviluppo, della collaborazione tra i popoli non può rassegnarsi al ritorno delle divisioni, dei rancori e dei nazionalismi aggressivi, ma deve essere levatrice di un nuovo ordine mondiale aperto e multipolare.
E’ questa la strada da seguire; non quella di aumentare le spese militari, di tornare alla guerra fredda, alla divisione del mondo in campi contrapposti, di impiegare per strumenti di morte risorse che devono invece servire al progresso sociale, a rendere meno precario il lavoro, a salvaguardare l’ambiente, a promuovere la salute, a rafforzare l’istruzione.
La Resistenza e la Costituzione ci parlano di una democrazia fondata sulla cittadinanza attiva, sul rispetto delle persone, sul diritto internazionale, sulla pace tra i popoli.
Andiamo in Europa con la nostra Costituzione, con l’articolo 3, con l’articolo 11 e chiediamo che diventino il fondamento di un’Europa aperta, capace di realizzare gli ideali per cui hanno combattuto i partigiani in Italia e in altri Paesi europei.
In questo 25 aprile l’Anpi fa un appello: non cediamo a chi ci dice che la guerra è inevitabile, ma facciamo rivivere la speranza in un mondo migliore, unito nella ricerca di una buona convivenza tra i popoli, fondata anche sull’equa distribuzione delle risorse. La piena attuazione della Costituzione è il vero programma di rinascita dell’Italia. E’ così che oggi possiamo onorare la nostra Liberazione dal fascismo e offrire al mondo la parte migliore della nostra storia civile.
VIVA L’ITALIA, VIVA LA COSTITUZIONE, VIVA IL 25 APRILE