Li ha guidati una stella, nuova, sorprendente, segno premonitore di un grande evento. Per loro probabilmente indicava una novità per la quale valeva la pena mettersi in cammino per un viaggio verso l’ignoto. Indicava una possibile grande novità per la sorte del loro paese o del mondo intero. Curiosi o bisognosi partono da lontano e giungono da Gesù. Vogliono sapere se c’era qualcun altro che si era messo in moto al segnale del cielo. Ma trovano una città che dorme, persone che hanno smesso di cercare, di lasciarsi interrogare e scomodare anche da cose mai viste. Incontrano uomini che credono di sapere tutto, di possedere la verità e possono solo temere che qualcosa minacci la loro tranquillità. Trovano un re geloso del suo potere, per nulla interessato alle sorti del mondo e del suo popolo. Così potente da pensare che un bambino possa essere per lui una seria minaccia.
Trovano un bimbo in una famiglia apparentemente normale. La stella e le scritture hanno detto loro che non era un bimbo qualsiasi. Cos’hanno capito, cosa hanno visto? Cosa li ha spinti a lasciare ai suoi piedi tutto quello che avevano? Forse mi sbaglio o posso apparire poco rispettoso, ma la risposta la trovo in ciò che è detto di loro al termine del Vangelo: “tornarono al loro paese per un’altra strada”. Ora li guida un’altra stella. Non brilla in alto, l’hanno vista abbassando lo sguardo verso un bambino. Ciò che guida il loro cammino e ciò che dovrebbe guidare il cammino della vita di ogni uomo è un bimbo. Credo siano tornati con questa convinzione radicata nel cuore capace di spazzare via altri riferimenti, altre motivazioni, progetti o sogni. La fragilità di un bambino deve essere messa al centro di tutto. Gli adulti devono lasciare ai piedi della carne di un bimbo tutto ciò che normalmente occupa il primo posto nei pensieri e nel cuore. Tutto ciò che indiscutibilmente ha a che fare con i tre tipi di tentazione che se assecondate conducono alla fine, alla morte, a drammi e disastri: l’apparire, l’avere e il potere. Se al centro di tutto si mette la carne di un bimbo gli uomini finalmente camminano su sentieri e strade di salvezza, di pace e di futuro migliore. Gli adulti, se mettono al centro dei loro pensieri e del loro cuore loro stessi, non risolvono mai un bel niente, non costruiscono mai la pace e non sono capaci di benedizione, di vero progresso per tutti, veramente tutti.
Solo se li guida la stella che è la carne fragile di un bimbo possono salvarsi. Tutti coloro che sono fragili, vulnerabili, bisognosi devono essere nuova stella straordinaria che mette davvero in cammino il mondo intero.
Forse i magi hanno compreso questo e hanno agito di conseguenza riuscendo anche a far si che l’ottusità, l’orgoglio e la superbia di Erode non diventassero una minaccia per il bambino Gesù.
Epifania significa manifestazione. Mi piace, mi dona gioia, pensare che la carne di Gesù bambino sia epifania di tutto ciò che serve per salvarci.