Nessuno si illuda. Il Coronavirus, con tutte le sue enigmatiche varianti, non se ne andrà tanto presto, grazie anche all’ultimo nato partorito da Omicron 5 - variante BA2.75, che ha già trovato un nickname suggestivo: Centaurus. Forse anche a causa dell’esaurimento delle lettere greche disponibili. Ad ogni modo da più di due settimane tutti o quasi gli indici di riferimento della pandemia sono in ascesa tendenziale pressoché costante ma non imponente. Solo negli ultimi due o tre giorni, anche se con oscillazioni in alcuni casi significative, i dati sembrano puntare ad un sostanziale appiattimento della curva dei contagi. La pandemia è entrata dunque in una fase di stallo e siamo ormai vicini al picco di infezioni? È presto per dirlo ma in Lombardia le percentuali di positivi riferite ai tamponi effettuati sembrano segnare il passo con una certa costanza. Ieri le cifre fornite dalla Regione indicavano un rapporto dei casi infetti rispetto ai tamponi effettuati, pari al 24,3% (un punto netto in meno rispetto a giovedì 14 luglio e indici superiori al 25% nei tre giorni precedenti dopo il picco del 26,2% di martedì 5 luglio) con 44 pazienti (+2) nelle strutture di terapia intensiva e 1482 ricoveri (+27) nei reparti ordinari con un incremento dei decessi pari a 27 rispetto ai 29 di giovedì e ai 14 di mercoledì.
Va comunque sottolineato come i casi letali di Covid siano collegati ad una numerosa serie di variabili fra cui età, gravità, presenza di altre patologie, tempestività del ricovero e così via. La scarsa numerosità dei casi gravi e letali di infezione da Coronavirus, ormai riferibili nella quasi totalità alla variante Omicron 5 e ai suoi sotto - lignaggi, suona a conferma che le recenti mutazioni di Covid 19, sono certamente molto più contagiose delle precedenti ma anche meno aggressive. Ma non per questo è giustificato abbassare la guardia. Le nuove varianti del Coronavirus sono forse meno pericolose ma la più elevata aggressività comporta anche un aumento del numero degli infetti e, di conseguenza, dei ricoveri con il rischio, non solo statistico, di sovraccarico delle strutture ospedaliere.
È interessante ad ogni modo osservare come i contagi e la diffusione complessiva delle infezioni da Coronavirus collochino la Lombardia, nella classifica pandemica nazionale, su livelli meno preoccupanti rispetto a quasi tutte le altre Regioni. Meglio hanno fatto solo Valle d’Aosta, Toscana e Provincia autonoma di Bolzano. Il grafico che riportiamo di seguito, elaborato dalla Fondazione Gimbe e reperibile con altre statistiche e informazioni a questo LINK fotografa la situazione regione per regione alla data del 15 luglio.
Come si vede la Lombardia, evidenziata dalla sottolineatura rossa, è collocata nell’area verde che comprende le regioni con i più bassi indici percentuali di contagio e incidenza dei casi ogni 100mila abitanti. Nel settore arancione, in alto a destra, figurano le regioni con tassi più elevati e indici maggiori di infezione. Preoccupante la situazione del Veneto che, nella zona gialla, occupa solitario il poco invidiabile gradino più basso del “podio” per quanto riguarda l’incidenza per 100mila abitanti nel periodo osservato. Intanto anche in Lombardia ci si prepara ad affrontare i problemi, anche logistici, inerenti alla somministrazione della quarta dose (secondo booster) del vaccino anti Covid. Anche per questo c’è chi si augura l’avvento di un “Figliuolo bis”. Le prenotazioni, per over 60 e le altre categorie a rischio, sono già aperte sul sito web della Regione a questo LINK mentre nella nostra provincia il “Centro vaccinale massivo” è in funzione all’ospedale Manzoni di Lecco, in via dell’Eremo, dal lunedì al sabato (ore 8 - 14).
Dunque, il cosiddetto sotto-lignaggio di Omicron Ba.2.75 è in marcia e sembra stia facendosi largo a grande velocità. Di questa nuovissima co-variante, rilevata per la prima volta in India un paio di mesi fa e segnalata, anche ma non solo, in Usa, Regno Unito, Australia e Canada, non si sa quasi nulla. OMS e il Centro europeo di controllo per le malattie (ECDC) la tengono sotto strettissimo monitoraggio ma non si sbilanciano e attendono nuovi dati provenienti dagli osservatori internazionali che si occupano della pandemia. Il vero problema risiede nella velocità e quantità di mutazioni della proteina spike che Centaurus sarebbe in grado di produrre. Gli esiti di queste innumerevoli “variazioni sul tema” non sono per ora prevedibili.