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Si consiglia di ingrandire a tutto schermo per vedere il video postato su Facebook
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Lecco abbraccia virtualmente Carlo Verdone. La positività al Covid 19, che pure non ha permesso al popolare e amatissimo attore e regista romano di essere fisicamente in città, non ha compromesso la sua partecipazione alla terza edizione del Lecco Film Fest. In videocollegamento con una Piazza Garibaldi gremita di spettatori, ieri, sabato 9 luglio, il cineasta ha intrattenuto per oltre un’ora il pubblico lecchese che già da giorni aveva fatto registrare il tutto esaurito per il doppio appuntamento grazie al quale, negli auspici degli organizzatori, sarebbe stato il protagonista assoluto della kermesse nella sua terza giornata: prima, nel pomeriggio, la proiezione del film “Ordet” di Carl Theodor Dreyer, capolavoro del cinema nordeuropeo cui il cineasta romano è particolarmente legato, con successivo dibattito aperto alla platea.
Poi l’intervista a tutto campo in Piazza Garibaldi a partire dalle 19. Invitato al Lecco Film Fest nella duplice veste di ‘amico’ e spettatore’, dopo le brevi battute introduttive della giornalista e critica cinematografica Marina Sanna e del padrone di casa, Monsignor Davide Milani, prevosto di Lecco e presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, dal ledwall su cui campeggiava in primo piano Verdone ha impiegato pochi momenti a prendersi l’intera scena ed entrare in sintonia perfetta con la platea, affascinata dalle sue straordinarie doti di comunicatore, oltre che dalla sua impagabile cultura cinematografica, dimostrata dalla lezione magistrale con la quale ha illuminato le qualità più singolari delle pellicole del grande cineasta danese, dalla fotografia al montaggio, alla scelta degli attori, alla capacità di coinvolgere l’emotività degli spettatori attraverso i rumori della natura che ne costituiscono la colonna sonora.
Poi spazio ai ricordi risalenti a momenti diversi della propria vita e della propria carriera, in una chiacchierata nella quale all’ironia e all’umorismo si sono alternate la nostalgia e la commozione nel susseguirsi di aneddoti indimenticabili, alcuni divertenti, come la sonora bocciatura inflittagli dal padre Mario, ordinario a La Sapienza di Roma, all’esame di Storia e critica del cinema, o la ‘morte apparente’ di un’attrice durante le riprese del film “Ma che colpa abbiamo noi”; altri romantici e perfino struggenti come l’amore giovanile - breve e impossibile - per una prostituta giovane e bellissima (“una piccola Juliette Greco”), ricordato con accenti di particolare delicatezza anche in un capitolo della sua autobiografia “La carezza della memoria” dato alle stampe lo scorso anno. Nel corso della conversazione non è mancata l’occasione di riflettere sulla situazione in cui versa attualmente il cinema italiano, una crisi le cui origini risalgono, come noto, a tempi antecedenti l’inizio della pandemia.
A tale riguardo il regista non ha lesinato critiche ai colleghi, dichiarandosi deluso dalla qualità media di quanto viene proposto, non adeguata, al netto di poche eccezioni, alle aspettative del pubblico, che ha motivo di disertare le sale alla luce della mediocrità di quel che si produce, e ha biasimato la corsa ad accaparrarsi le sovvenzioni statali sfornando di gran fretta film scadenti. Il pubblico lecchese ha ascoltato con grande interesse il lungo intervento di Carlo Verdone esprimendo il proprio apprezzamento con diversi applausi, dei quali il più caloroso è risultato quello finale, nel momento di un congedo che è stato un arrivederci: don Davide Milani, in qualità di promotore della manifestazione, ha infatti già ottenuto dal regista romano l’impegno - ancor più solenne perché pubblico - a partecipare all’edizione 2023 del Lecco Film Fest. Questa volta finalmente dal vivo.
Che gli Alpini siano il corpo militare più amato dagli Italiani, soprattutto al Nord, non è una novità. L'accoglienza e , diciamolo pure, l'affetto, che la presenza del 9* Reggimento della Brigata Alpina Taurinense hanno ricevuto in Valsassina, nel corso di una settimana di alloggiamento ed esercitazioni, ne sono state un'ulteriore prova ("Siete bellissimi !", gridava qualcuno ieri dalle strade di Pasturo) .
Quando si pensa agli Alpini, fondati 150 anni fa nel 1872, si pensa alle epiche battaglie della I Guerra Mondiale sul Carso e sul fronte del Piave. Nella II Guerra Mondiale invece sono stati utilizzati tra l'altro in Montenegro, in Yugoslavia, e nello sciagurato attacco alla Grecia (a cui dovevamo "spezzare le reni"), iniziato in una data sbagliata, alla vigilia dell'Inverno, 28 Ottobre 1940, il 18* anniversario della Marcia su Roma, in condizioni meteorologiche che causarono il congelamento di molti Alpini sulle montagne del Montenegro. Se già lì molti cominciarono a dubitare della pessima organizzazione con cui l'Italia era stata buttata nella Guerra (mi rifaccio soprattutto alle testimonianze orali di Mario Cerati, Capitano Alpino originario di Introbio) il disastro più noto e definitivo fu la partecipazione alla Campagna di Russia, voluta personalmente da Mussolini nel Giugno del 1942.
In realtà gli Italiani c'erano già da tempo in Russia, dal Luglio 1941, a fianco dei "Kameraten" Tedeschi: circa 60.000 uomini inquadrati nel CSIR (Corpo di Spedizione Italiano in Russia) al comando del bravo Generale Giovanni Messe. Il quale aveva cercato inutilmente di convincere Mussolini a desistere dall'idea di inviare altre truppe in Russia, visto anche che i Tedeschi mal ci sopportavano (addirittura alcune camionette tedesche si erano rifiutate di trasportare feriti italiani).
Ma il Duce fu irremovibile: si trattava soprattutto di un'operazione di propaganda. Venne allestita così l'Armir, 230.000 uomini mal equipaggiati, male armati, e soprattutto appiedati: non starò a ripetere diverse cose già note anche nella storia e nella letteratura italiana, ma mi soffermo su due particolari non secondari, la partenza e il ritorno di questi soldati.
La partenza, nel Giugno 1942, fu tutto uno sbandierare di fanfare , bande, trombe e bandiere a ogni stazione ferroviaria, che dovevano celebrare i nostri Alpini in viaggio verso la Russia. Cosa ci andasse a fare un corpo pensato per la montagna in un territorio di pianura e steppe come la Russia nessuno l'aveva capito molto bene (forse perchè erano abituati al freddo ?). Peccato poi che i treni si fermassero a 120 km dalle postazioni sul Don che gli Alpini dovevano presiedere. Gli ultimi 120 chilometri a piedi furono abbastanza faticosi, ma i soldati presero le loro posizioni sul fronte russo meridionale e costruirono le loro difese.
Il ritorno, dopo che i Russi scatenarono nel Natale del 1942 l'offensiva del "Grande Urano", fu tutta un'altra musica. Le famose "centomila gavette di ghiaccio" si trascinarono faticosamente verso il confine: la durissima battaglia di Nikolaevka, ricordata giustamente ogni anno agli inizi di Febbraio a Colico, con cui a costi durissimi riuscirono a evitare l'accerchiamento e la cattura di tutta la spedizione, garantì la loro salvezza.
Ma in quali condizioni ? E qui mi rifaccio alla testimonianza di un Alpino valtellinese del "Morbegno", Primo della Bosca, tramandatami da sua nipote in una tesina scolastica per la Maturità al Parini serale.
Episodi confermati anche da alcuni storici importanti come Renzo de Felice. Saputo del disastro, Mussolini ordinò che gli Alpini venissero riportati in patria nella massima segretezza (niente più fanfare e bandiere !).
Dei vagoni con i vetri oscurati o addirittura piombati furono mandati nelle vicinanze del Brennero: la stragrande maggioranza dei soldati, esausti, mutilati o feriti, ridotti a circa un quarto rispetto alla partenza, furono inviati all'Ospedale Militare di Roma, senza che nessuno potesse incontrarli.
Una volta dimessi dall'Ospedale, fu ordinato loro di non parlare con nessuno della loro esperienza in Russia, e tantomeno di formulare critiche allo Stato Maggiore. Naturalmente molti Alpini, da bravi soldati obbedirono, ma c'era poco da voler tenere nascosto: le loro condizioni parlavano da sole !
I parenti e gli amici che finalmente potevano rivedere i loro cari, almeno quelli fortunati che erano riusciti a tornare a casa, non avevano bisogno di molte spiegazioni per capire che cosa era successo. Fu come uno squarcio che si aprisse, una finestra aperta dopo vent'anni di chiusura e di propaganda. Il consenso al Regime Fascista, che era stato all'apice fino al Giugno del 1940, crollò improvvisamente come un castello di carte.
Non a caso dal Febbraio del 1943, quando tornarono gli Alpini, fino al 25 Luglio di quell'anno, Mussolini smise di dare discorsi inutili e retorici dal balcone di Palazzo Venezia. Anzi, si dette malato per molti mesi, accusando la recrudescenza di disturbi intestinali che lo avevano colpito fin da giovane. Il Regime entrò in uno stato di agonia e di catalessi: persa definitivamente la "Guerra d'Africa" e finito il glorioso "Impero", subita l'umiliazione in Russia, mentre invece i Tedeschi resistevano tenacemente (ci vorranno altri due anni ai Russi per arrivare ai confini della Germania) venne finalmente al pettine la corruzione del regime fascista, la disorganizzazione, la cialtroneria con cui erano state mandate allo sbaraglio le migliori truppe dell'Esercito Italiano.
Insomma, uno squarcio di verità che portò alla fine del Regime, quando poi, dopo l'invasione americana della Sicilia il 25 Luglio, Mussolini venne finalmente esautorato dal Re Vittorio Emanuele III.
Finita lì ? Nient'affatto. Quando, dopo l'8 Settembre 1943, gli avieri di Von Student, liberarono Mussolini dalla sua prigionia sul Gran Sasso, e il Maresciallo Graziani richiamò alle armi tutti i giovani nati tra il 1922 e il 1925, sotto pena di fucilazione loro o dei loro parenti, molti Alpini, come tantissimi giovani, furono a un bivio. Tornare a servire per un Regime che aveva dimostrato tutta la sua protervia e la sua disumanità, oppure rifiutarsi e creare delle bande armate che aiutassero le forze alleate e il Re legittimo di stanza in Sud Italia ? Molti di loro fecero la scelta giusta: non è un caso se le prime bande partigiane anche in Valsassina fossero state guidate da ex Alpini che scelsero ancora una volta la montagna, come il Capitano Mario Cerati a Introbio o il Tenente Battista Todeschini a Premana (fucilato nel 1944).
Erano del resto gli unici che sapessero usare le (poche) armi di cui i Partigiani disponevano: il loro contributo fu indispensabile e decisivo, fino alla conclusione della Guerra, il 25 Aprile 1945.
Ripensando a queste cose, si capisce allora che l'Italia e gli Italiani hanno un grosso debito con gli Alpini: celebriamo sicuramente le battaglie in cui si sono distinti, ma non dimentichiamo anche questi episodi che hanno avuto un'incidenza davvero rilevantissima nella recente storia italiana.
Grande festa sabato pomeriggio a Pasturo per la presenza degli Alpini del 9* Reggimento Alpini 108* Compagnia , che tra Bajedo e Pasturo è stato impegnato in attività celebrative di una nuova Piazza e di omaggi ai monumenti storici ai caduti valsassinesi delle due Guerre Mondiali.
Il pomeriggio è iniziato alle 15,30, con ammassamento degli Alpini nella Piazza Don Gnocchi a Bajedo. In mattinata gli Alpini erano andati al Pian delle Betulle, per un omaggio alla Chiesa del Battaglione Morbegno dove sono conservate le "marmette" in ricordo dlela Campagna di Russia, poi a Casargo dove hanno partecipato alla intitolazione della nuova via dedicata agli "Alpini d'Italia".
Nella piazza Don Gnocchi oltre agli Alpini della 108* è arrivata anche la Fanfara Alpina della Brigata Taurinense, che oltre al Corpo Musicale Bruno Colombo di Pasturo ha scandito le marce di spostamento e suonato musiche della tradizione patriottica italiana.
Sempre a Bajedo presso il Monumento ai Caduti è stato reso omaggio con una corona di fiori ai caduti delle due Guerre, alla presenza di diverse autorità civili: la Presidente della Provincia Alessandra Hofmann, il Presidente della Comunità Montana Canepari, il Sindaco di Pasturo Pierluigi Artana.
Successivamente la marcia è ripresa per recarsi prima davanti al Comune di Pasturo, con un nuovo omaggio al Monumento ai Caduti posto davanti al Palazzo Comunale, poi nella nuova piazza dedicata al Milite Ignoto, un parcheggio vicino alla via principale, con scoprimento della targa comunale e del monumento dedicato al Milite Ignoto.
"Abbiamo partecipato a un progetto di AssoArma - ha ricordato il Sindaco Artana - che insieme all'ANCI vedeva la partecipazione di ben 385 Comuni in tutta Italia.
"Di questi più di 200, tra cui Pasturo, hanno dato la loro disponibilità a dedicare una via o una Piazza al Milite Ignoto". Artana ha quindi ricordato la storia del Milite Ignoto, scelto casualmente per la celebrazione del 4 Novembre 1921 tra tre feretri di soldati italiani caduti nella Grande Guerra del '15-18, e portato a Roma come simbolo di tutti i soldati italiani caduti per la Patria.
"Il sasso che trattiene la targa comemorativa - ha concluso il Sindaco - è arrivato dalla Grigna e simboleggia tutto il nostro territorio"
Venerdì 8 luglio, nella sala del Consiglio della Provincia di Lecco, si è svolta una conferenza stampa per la presentazione del 67° Convegno di studi amministrativi, in programma dal 22 al 24 settembre a Villa Monastero di Varenna, organizzato dalla Provincia di Lecco e dal Consiglio di Stato sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica.
Sono intervenuti la Presidente della Provincia di Lecco Alessandra Hofmann e il Consigliere della Corte dei conti Amedeo Bianchi, direttore organizzativo del Convegno.
Qui sotto il programma completo. Spicca, ovviamente, la presenza in sede di inaugurazione del Presidente del Consiglio, prof. Mario Draghi.
La recente Assemblea dei soci ha riconfermato il Consiglio Direttivo dell'associazione, dando il benvenuto a un nuovo Consigliere: Andrea Bianco (#bergamo). Salvatore Franzé è stato rieletto Presidente, così come Michele Baruffaldi (#lecco) con la carica di Vicepresidente.
Sono stati rieletti anche i Consiglieri Rita Bernardelli (#mantova), Giovanna Lembo (#genova - non presente in foto), Orietta Mariotti (#roma) e Alessandro Sissa (#lodi).
Facciamo loro un grande "in bocca al lupo" con la certezza che sapranno continuare a lavorare con genuinità e determinazione alla ricerca di una cura per la sindrome di #Rett... perchè una cura è possibile e solo attraverso la ricerca scientifica riusciremo a trovarla!
Spettacolare esibizione Venerdi sera del coro Vous della Valgranda di Ballabio nella sala ing Pensa della Comunità Montana Valsassina e Lario. La sala era gremita dagli Alpini in armi del 108 fucilieri del battaglione l'Aquila che in questi giorni sono accampati presso la sede della comunità. Quindi un folto pubblico ha seguito con molto interesse l'esibizione dei coristi, che per l'occasione hanno sfoderato il miglior repertorio dei canti Alpini.
La folta rappresentanza degli Alpini in armi ha apprezzato molto l'esibizione del Coro: ha preso la parola il colonnello Davide Inglese, ha parlato anche il vicepresidente sezionale dell'ANA lecchese Invernizzi, presente con molte sue delegazioni, ringraziando il coro per la splendida esibizione.
Oggi pomeriggio è prevista l'inaugurazione di un monumento al Milite Ignoto a Bajedo di Pasturo, e stasera Cena Sociale a base di polenta Taragna con gli Alpini di Introbio e Cortenova, a cui seguirà un'altra esibizione del gruppo canoro "I coscritti di Premana".
Domenica mattina ultima cerimonia conclusiva a Barzio, a partire dal parcheggio antistante il PalaBarzio, e alle 12 la Messa domenicale al Campo Base.
Il comunicato dell'ATS è laconico e nello stesso tempo molto triste.
Non si trovano medici per coprire i turni della "continuità assistenziale" (la vecchia guardia medica) e così la si chiude domani, sabato, dalle 8.00 alle 20.00 e domenica dalle 14.00 alle 20.00.
Un problema, quello della scarsità di medici, che si sta manifestando in tutta la sua gravità ed il segnale di oggi deve far veramente pensare.
Sono iniziati nel piazzale antistante Villa Migliavacca di Introbio i Corsi di Yoga denominati "La Valle dello Yoga" a cura di Patrizia Tantardini.
La prima lezione, riguardante tecniche di rilassamento e concentrazione, si è svolta giovedi pomeriggio e ha visto una nutrita partecipazione di una quindicina di donne, a cui la Tantardini è riuscita a trasmettere il suo entusiasmo per questa disciplina di origine orientale.
I prossimi appuntamenti, sempre alle 18,30, sono previsti giovedi 14 luglio, 21 e 28 Luglio, si spera con la stessa nutrita partecipazione (iscrizione gratuita)