VALBIANDINO.NET

Valbiandino.net : notizie dalla Valsassina e non solo...

Pubblicato in Cultura

SPILLOVER, UNA PREMONIZIONE SUL VIRUS

Sabato, 16 Gennaio 2021 06:38 Scritto da  ELIO SPADA

  
“Questo virus è più pericoloso di Ebola e Sars”. Con queste parole, che certamente non suscitano attese ottimistiche, il “Manifesto” del 25 marzo 2020, in piena emergenza COVID 19, titolava un’intervista a David Quammen scrittore, divulgatore, saggista e collaboratore della prestigiosa rivista “National Geographic”.  

Quammen, nel 2012, aveva dato alle stampe “Spillover” un robusto saggio divulgativo di quasi 600 pagine sull’origine e la diffusione delle cosiddette zoonosi (patologie trasmesse dagli animali all’uomo), dotato di notevole spessore scientifico e illuminante chiarezza, che divenne ben presto un best seller in grado di tenere la parte alta delle classifiche internazionali per molti mesi, sostenuto in questo dalla prosa piacevolissima e brillante dell’autore. 

Oggi, mentre il coronavirus denominato SARS-Cov-2 sta mettendo in ginocchio i sistemi sanitari (e non solo quelli) in quasi tutto il pianeta mietendo 2 milioni di vittime (dati aggiornati al 14 gennaio 2021), La lettura della pagine di “Spillover” produce una spiacevole sensazione di déjà vu collegata a una scoperta che emerge lentamente ma con precisione riga dopo riga: da molti anni gli specialisti di tutto il mondo erano in attesa del Next Big One pandemico, essendosi verificato il primo, giusto un secolo fa, quando la pandemia influenzale chiamata “Spagnola” uccise fra a 40 e i 50 milioni di persone in tutto il pianeta.. Ascoltate Quammen: “Il Next Big One”, la prossima grande epidemia, è un tema ricorrente tra gli epidemiologi di ogni parte del mondo. (…) la maggioranza delle pandemie del passato (a eccezione della peste) sono di origine virale (…) dunque è altamente probabile che anche la prossima sarà causata da un virus.” Tutti stiamo vivendo la tragica realizzazione di quella profezia. Una profezia basata però su dati scientifici copiosi e difficilmente contestabili.

Quammen ha viaggiato per anni nei luoghi più remoti, da un continente all’altro: Asia, Australia, Africa, India, Bangladesh insinuandosi nelle foreste tropicali, viaggiando in piroga lungo i grandi fiumi del continente nero, intervistando decine di ricercatori, consultando centinaia di elaborati, articoli, relazioni scientifiche. Le conclusioni che ne ha tratto sono molto complesse e a dir poco preoccupanti e indicano tra i fattori principali delle zoonosi l’aumento incontrollato  della pressione antropica, il contatto sempre più ravvicinato fra uomini e animali selvatici dovuto anche alla distruzione selvaggia delle grandi foreste e di altri vasti biotopi con la conseguente drastica riduzione dello spazio ambientale naturale per la fauna selvatica, la sottovalutazione ormai secolare dell’ambito ecologico, l’estrema mobilità consentita dai mezzi di trasporto e legata al turismo d massa. Questo ed altro ancora, spiega Quammen, rende inevitabile il ripetersi sempre più ravvicinato di manifestazioni pandemiche virali.

Dal morbillo dei cavali all’Ebola; dalla malaria alla SARS, dall’Asiatica del 1957, all’aviaria del 2003 all’Aids, sempre c’è all’inizio un contatto prolungato, sciaguratamente prolungato nello spazio e nel tempo, fra esseri umani e animali selvatici, siano essi scimpanzé o zanzare, zibetti o pipistrelli. Insomma, le pandemie sono il risultato multifattoriale di una globalizzazione incontrollata e, a tutt’oggi, incontrollabile. Gli incessanti e compulsivi moti browniani che coinvolgono ogni anno centinaia di milioni di viaggiatori in cerca di emozioni e di “contatto con la natura” moltiplicano a dismisura le opportunità di contagio e di trasferimento degli agenti patogeni da un continente all’altro.” Siamo una specie demograficamente invadente. Quammen cita il saggio dell’entomologo Alan Berryman secondo il quale, in termini di proliferazione “…la più seria esplosione verificatasi sul pianeta Terra è quella della specie umana…”. I dati riferiti da Quammen non lasciano dubbi: nel mondo nel 1987 “…c’erano cinque miliardi di persone ci siamo moltiplicati di un fattore 333 dall’invenzione dell’agricoltura (…) di un fattore 5 dalla nascita di Darwin…”. Oggi siamo quasi otto miliardi. E continuiamo ad invadere il mondo esercitando un potere di dominio predatorio e invasivo sull’ambiente naturale. Quammen avverte: “E siamo consumatori affamati senza precedenti. Nessun altro primate ha pesato così tanto sul pianeta. Siamo un’esplosione, come una pandemia”.

Anche il caso, entra in campo a sparigliare le carte complicando il gioco, spiega Quammen, riportando le parole di Jon Epstein, uno dei massimi specialisti in ecologia dei patogeni animali: “Ciò che determina il successo di un patogeno nel nuovo ospite è in gran parte il caso” dal momento che gli adattamenti e le mutazioni dei virus a RNA (come i coronavirus ma non solo), sono frequenti e imprevedibili. È opportuno osservare come in genere la stragrande maggioranza delle mutazioni virali risultino negative o comunque non positive per i virus. Solo pochissime ne favoriscono la proliferazione, la patogenicità e soprattutto lo “spillover”, il salto di specie. Ma quando ciò accade la lotta fra uomo e virus si fa difficilissima e diventa letteralmente questione di sopravvivenza.

Come dimostra la durissima battaglia contro HIV, il virus responsabile dell’Aids, la pandemia che ha preceduto quella che stiamo vivendo. In “Spillover” l’autore ne tratta a lungo anche perché ha mietuto finora tante vittime quanto la “Spagnola”. HIV-1 ha infatti ucciso dal 1980 ad oggi almeno 35 milioni di persone. Il primo caso di HIV umano, spiega Quammen, è probabilmente dovuto a uno “spillover da uno scimpanzé a un essere umano nel Camerun sudorientale non più tardi del 1908”. Ma il virus era rimasto in sonno forse per secoli prima di trasformarsi in killer spietato e di diffondersi a macchia d’olio, non solo per i contatti sessuali e per l’utilizzo multiplo di siringhe infette, ma anche a causa delle prime operazioni di utilizzo medico del plasma la cui domanda “Dopo il 1970 aumentò fortemente e per far fronte alle richieste fu inventato un processo di estrazione chiamato plasmaferesi” al termine del quale la parte “rossa” del sangue viene reimmessa nella circolazione del donatore. Grazie alla “restituzione” è possibile donare plasma numerose volte in breve tempo a differenza della donazione di sangue propriamente detta che comporta un prelievo totale e definitivo del prezioso fluido.

Nel dispositivo di separazione del plasma dalla componente corpuscolare veniva mischiato il sangue di numerosi donatori diversi, alcuni dei quali vettori inconsapevoli di HIV. “Ciò -ipotizza Quammen- accadde a centinaia di donatori mercenari [pagati 3 dollari al litro n.d.r.] in Messico a metà degli anni Ottanta, e a duecentocinquantamila sfortunati cinesi”.
Seguire Quammen nel suo lungo viaggio di vero e proprio “cacciatore di microbi”, per usare il titolo dell’opera di uno dei primi divulgatori scientifici, Paul De Kruif che nel 1933 diede alle stampe un fortunato libro che conobbe ben nove ristampe, è un’avventura affascinante che porta il lettore nei più avanzati laboratori di ricerca del mondo e in alcuni dei luoghi più misteriosi e pericolosi della Terra. Come Guilin, nella Cina meridionale dove, secondo quanto afferma un ricercatore citato da Quammen, “La gente mangia tutto ciò che vola nel cielo, tranne gli aeroplani”. Guilin viene definito dalle agenzie turistiche “il paradiso cinese” a causa delle sue bellezze naturali. Le grotte di Guilin, il cui fondo è letteralmente ricoperto di guano, offrono rifugio a decine di migliaia di pipistrelli e i ricercatori che insieme a Quammen vi si inoltrarono dovettero anche improvvisarsi speleologi a causa dell’angustia dei passaggi di accesso alle “camere” che ospitavano i chirotteri. 

E qui nelle pagine di “Spillover” si inizia a parlare di SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome), ovvero della prima epidemia proveniente da un coronavirus parente stretto del SARS-COV-2 che sta oggi mettendo in seria crisi sistemi sanitari, produttivi e sociali in quasi tutti i continenti. Nei pipistrelli di Cilin e di altre grotte della Cina sono infatti stati trovati frammenti del genoma virale SARS-COV. L’epidemia, fortunatamente, non si diffuse e, fra il 2002 e il 2003, uccise “solo” 813 persone su 8437 infettate: una mortalità del 10%, dunque altissima. Anche questa letalità ha impedito al virus di dilagare nel mondo perché uccidere troppo e troppo rapidamente non è un buon metodo per prolificare ed espandersi come specie. Inoltre i sintomi appaiono poco tempo dopo il contagio e quindi è possibile prendere misure adeguate a fermare l’espansione epidemica. Ma SARS-COV-2 è meno letale e, soprattutto, pare non abbia nessuna fretta di uccidere.

Le conclusioni? Le fornisce lo stesso David Quammen nelle ultime pagine di “Spillover”: “C’è un mondo solo, di cui l’umanità fa parte, così come l’HIV, i virus Ebola e dell’influenza, Nipah, Hendra e la SARS, gli scimpanzè e i pipistrelli, gli zibetti e le oche indiane. E ne fa parte anche il prossimo virus killer che ci colpirà, quello che ancora non abbiamo scoperto”. E tutto o quasi dipende da noi.
David Quammen, “Spillover”, pagg. 608, Adelphi edizioni, 2014.

Ultima modifica il Sabato, 16 Gennaio 2021 06:51
Letto 1106 volte