Impazzano le polemiche sulla morte di Camilla Canepa, la ragazza di 18 anni che è morta per una trombosi dopo essersi sottoposta al vaccino Astrazeneca durante l'Open Day della Regione Liguria.
Credo che lo sciacallaggio che è in atto intorno alla sua morte sia l'offesa più grande che le si può fare.
Certo!
Occorre capire se c'erano dei protocolli, se sono stati rispettati e se erano corretti. Occorre individuare i responsabili, se ci sono, e fare in modo che paghino gli errori che hanno fatto.
Ma adesso vorrei concentrarmi su altro.
Leggevo che chi sconsiglia l'uso di quel vaccino lo fa perché il rischio di complicazioni circolatorie (stimato di un caso ogni 600.000/700.000 somministrazioni) non è giustificato dai rischi che una donna giovane corre di contrarre il Covid_19 in forma grave.
E qui sta l'errore. Pensare che Camilla si sia vaccinata pensando solo a se stessa e ai rischi (bassissimi) che correva di morire a causa del Covid_19.
Magari si è vaccinata per proteggere i nonni, o per proteggere i genitori, o per proteggere qualche conoscente che invece, con il Covid_19, rischia molto di più.
Magari si è vaccinata per senso civico, perché, avrà pensato, se tutti si vaccinano, questo maledetto virus lo sconfiggiamo prima.
E di questo io adesso vorrei parlare.
Di questa ragazza che ha fatto un vaccino per contrastare una malattia che per lei, molto difficilmente sarebbe stata mortale.
Chi è nelle condizioni di Camilla e si vaccina va davvero considerato un giovane eroe.
E al di là delle polemiche e degli sciacallaggi io vorrei che Camilla venga ricordata innanzi tutto per questo suo eroismo che, assurdamente, le è costato la vita.
E allora, innanzitutto, grazie Camilla.