I dati riportati nel sito della Regione sulla pandemia vanno in altalena. L’oscillazione quasi quotidiana degli indici di riferimento nel Lecchese come in Lombardia, non consente valutazioni precise né previsioni affidabili. Anche se, per quanto riguarda ricoveri, decessi e contagi la situazione non sembra indurre al pessimismo come indicano i dati riportati in tabella.
Ma un punto rimane ben fermo: non bisogna abbassare la guardia. Farlo, ignorando le più elementari precauzioni igienico-sanitarie, potrebbe risultare disastroso. Le indicazioni sono sempre le stesse e non saranno mai ripetute a sufficienza: niente assembramenti, mascherina sempre a portata di mano, lavaggi frequenti delle mani. Ma soprattutto vaccinarsi prima possibile. Anche perché, nonostante la narrazione no vax, le mutazioni del coronavirus grazie al vaccino, diminuiscono sensibilmente. Pur se alcune di esse mostrano maggior resistenza all’inoculazione vaccinale. A questo proposito occorre chiarire alcuni punti.
Intanto il vaccino riduce molto la possibilità di contrarre il Covid 19 e moltissimo l’insorgere di casi gravi o letali. Inoltre il farmaco antivirale risulta efficace anche nei confronti della pericolosa “variante delta” e rende più difficile la comparsa di nuove mutazioni. In assenza di vaccino, invece, il coronavirus resta “allo stato brado” e si riproduce senza tregua facendo aumentare le probabilità di nuove varianti e anche di contagio che, occorre dirlo, non sono del tutto assenti nei vaccinati: anche chi è farmacologicamente protetto può infatti diventare, sia pur in misura ridotta, vettore di contagio. Proprio per questo tutti devono osservare le precauzioni ormai ben note riguardanti soprattutto le norme igieniche, i rapporti sociali e le attività di gruppo.
Affrontiamo ora il punctum dolens del problema: l’insorgenza di alcune varianti vaccino resistenti. SI tratta di un fenomeno ben noto in virologia che si verifica quando un farmaco elimina gran parte di una popolazione di microorganismi, virus nel nostro caso, rimuovendo così la presenza di competitori delle nuove varianti, resistenti al vaccino, che in tal modo trovano il terreno sgombro da eventuali “concorrenti” e si possono replicare con maggiore facilità. È questo, in ristrettissima sintesi, il meccanismo della cosiddetta “pressione selettiva” (approfondimento qui ) che si manifesta anche nell’uso di antibiotici. E dal momento che le mutazioni dei ceppi virali sono del tutto casuali, nessuno è in grado di prevederne sviluppo e caratteristiche.
Sostenere, come spesso accade soprattutto sui social network, che vaccinare in massa durante una pandemia è sbagliato perché così si favorisce la produzione di varianti vaccino resistenti, è privo di senso. Sarebbe come chiedere la sospensione di indagini e arresti nel quadro di un’inchiesta antimafia perché ammanettando i membri di una cosca si agevolano le organizzazioni concorrenti. Il grafico riportato di seguito illustra con grande evidenza come le mutazioni virali si manifestino soprattutto nei paesi dove si vaccina poco. Lungo l’asse delle scisse (orizzontale) è riportato il tasso di vaccinazione dei vari Paesi; l’asse delle ordinate (verticale) riporta la frequenza delle mutazioni dell’Rna di Sars-Cov-2, il “nostro” coronavirus.
FONTE: https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2021.08.08.21261768v1.full.pdf
Sta di fatto che quando una quota significativa della popolazione, per periodi di tempo lunghi, permane priva di vaccinazione il rischio della comparsa di varianti resistenti al farmaco aumenta in misura elevata poiché in assenza di vaccino tutti i virus, indipendentemente dalle mutazioni sono liberi di diffondersi e anche di produrre varianti. Quindi chi non si vaccina rappresenta un consistente pericolo per sé e per gli altri. Occorre comunque sottolineare due circostanze importanti.
Innanzitutto il coronavirus responsabile della pandemia che ci sta facendo soffrire da 18 mesi, ha scarso potenziale di mutazione. In altri termini genera meno varianti di altri suoi simili. Inoltre va chiarito che, stante la casualità intrinseca delle mutazioni, solo un piccolo numero di varianti risultano pericolose per l’uomo. La stragrande maggioranza sono innocue o generano patologie poco significative, come nel caso di alcune forme di raffreddore provocate proprio da coronavirus. In altre parole, nessun virus muta per sopravvivere ma sopravvive perché muta. Conclusioni: vaccinatevi in fretta: il tempo è tiranno e rema contro.