TUTTI IN SUBBUGLIO PER IL SALARIO MINIMO.
È bastato anche solo accennare l’ipotesi di un salario minimo per mandare nel panico industriali e sindacati. Per loro fortuna, Mario Draghi è pronto a rassicurarli, tenendo fuori dal tavolo la questione almeno per i prossimi mesi.
Ieri lo ha scritto Repubblica, senza ricevere smentite da Palazzo Chigi: “Il tema al momento non compare nell’agenda del governo”.
E così all’incontro di oggi tra il presidente del Consiglio e i sindacati si parlerà d’altro:
“Non credo che il salario minimo sarà oggetto della discussione a Palazzo Chigi – ha detto ieri il leader della Cgil Maurizio Landini – Andiamo a discutere di sicurezza sui posti di lavoro”.
Con tanti saluti, almeno per il momento, alle richieste di Giuseppe Conte ed Enrico Letta.
Due giorni fa il segretario del Pd si era augurato “una discussione matura, pronta, che avviene in tutta Europa e che è giusto ci sia anche in Italia”.
Posizione condivisa da Conte, tornato ieri sulla necessità di un intervento: “Il salario minimo è un tema che dobbiamo assolutamente affrontare se vogliamo fare un patto sociale.
Ci sono tantissimi lavoratori che viaggiano sulla media di due, tre, quattro euro lordi l’ora”.
D’altra parte l’Italia è tra i pochissimi Paesi nell’Unione europea a non avere norme in materia – presenti in 21 Stati membri su 27, tra gli esclusi ci fanno compagnia Danimarca, Cipro, Austria, Finlandia e Svezia – e proprio a Bruxelles si sta discutendo una direttiva per promuovere il salario minimo in tutta l’Ue.
MA IN ITALIA in molti non ne vogliono sentire parlare. È il caso del presidente di Confindustria Carlo Bonomi, intervenuto ieri a Mezz’ora in più, su Rai Tre: “Il salario minimo nasce in quei Paesi che hanno stipendi molto bassi come la Bulgaria, non dove ci sono contratti nazionali. Abbiamo la stessa posizione dei sindacati: noi siamo per rafforzare la contrattazione per- ché garantisce tutti”.
Il problema sono quei milioni di lavoratori che, da anni, lavorano con paghe ben sotto la soglia di dignità perché non rientrano nelle categorie tutelate dai contratti nazionali.
Giovedì scorso però il “Patto per la ripresa” illustrato da Draghi ha garantito al premier la ola degli industriali, che dunque ora contano sull’ex presidente della Bce per non avere sorprese.
Anche i sindacati però sono tutt’altro che entusiasti della proposta. Settimana scorsa Landini aveva aperto – per la prima volta in maniera decisa – all’introduzione del salario minimo, ma ieri ha preferito annacquare gli annunci, rimandando la novità a una riforma più ampia dello Statuto dei lavoratori: “Abbiamo troppi contratti pirata, sento la necessità di una legislazione che sostenga la contrattazione collettiva e dentro questo schema ci sono tutti gli altri diritti: gli orari, il salario minimo, la malattia, gli infortuni”. E ancora più negativo è il leader della Cisl Luigi Sbarra, che all’evento “Futura” di Bologna stronca l’idea di una nuova legge: “Temo che un salario minimo darebbe la stura a tante aziende per uscire dall’applicazione dei contratti nazionali e peggio- rerebbe la qualità della vita di milioni di lavoratori”. Ragionamento condiviso dal leader della Uil Pierpaolo Bombardieri: “Bisogna fare molta attenzione su questo tema. Rischiamo di ridurre lo spazio contrattuale”.
LA POSIZIONE dei sindacalisti non è così diversa da quella espressa ieri dall’onorevole Sestino Giacomoni a nome di Forza Italia: “Il salario minimo farebbe aumentare la disoccupazione e il lavoro nero”.
Sarà anche per accontentare i berlusconiani, Confindustria e i sindacati che lo scorso aprile il salario minimo è sparito dal testo finale del Pnrr, dopo che per settimane era rimasto nelle bozze del Piano. Difficile che adesso, visti gli umori intorno a lui, Draghi cambi idea.
Raffaele Erba Capogruppo 5 Stelle Regione Lombardia
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Opinioni