Enrico Baroncelli, con molte buone ragioni, ha affrontato il tema del cambio di barricata da parte di alcuni eletti. Ormai da qualche anno (leggi: legislatura) si assiste a invereconde (ma legittime: il fatto non costituisce reato) migrazioni di massa da un fronte all’altro. E molti di coloro ai quali abbiamo affidato la fondamentale delega a rappresentarci nelle aule di Montecitorio o sugli scranni del Consiglio regionale, dove batte il cuore della democrazia, spesso fanno strame delle indicazioni uscite dalle urne, per passare armi e bagagli al nemico. Certo l’eletto non è sottoposto ad alcun vincolo di mandato.
Ma un po’ di decenza no? L’abilità funambolica nel transito da un binario all’altro anche in assenza di uno “scambio”, non provoca deragliamenti di sorta. I migrantes della politica, locale o nazionale non fa differenza, mutano livrea (ma anche idee politiche e “principi”?) senza batter ciglio, passando, come è accaduto dalle nostre parti qualche giorno fa, con rapida e indolore esfiltrazione, dall’aplomb doppoipettoruto dei berluscloni locali, alle t-shirt verde pisellino delle falangi salviniane. Ovvio che Forza Italia “non l’ha presa bene” come commenta Baroncelli. Ma, almeno in questo caso, una ragione “forte” forse c’è. Nonostante l’assoluzione in Appello del luogotenente del Cavaliere, Marcello dell’Utri, nell’ambito della vicenda del processo sulle trattative Stato - mafia, le falle gigantesche apertesi nel corso degli anni nelle fiancate del vascello, ormai fantasma, di Berlusconi, stanno facendo affondare la nave azzurra.
E così si assiste ad un lento ma incessante stillicidio di naufraghi che raggiungono a nuoto altre, più sicure imbarcazioni. Da tempo il Cavaliere è la caricatura di sé stesso, L’età non fa sconti a nessuno e Sua Antenna reale è da anni una figura sempre meno rappresentativa di quel “partito di plastica” che aveva fondato 30 anni fa. L’onnipresenza del “plenipotenziario” ed europarlamentare Antonio Tajani sugli schermi televisivi potrebbe risultare sintomatica della crisi strisciante che sta dissanguando FI a tutto vantaggio della “destra bicipite” trainata dalla coppia Meloni - Salvini. Non c’è da stupirsi, dunque, se nel supermercato del centrodestra c’è chi fa shopping a spese dei residui forzitalioti. E i sondaggi preelettorali non lasciano spazio ad alcun ottimismo. Come dimostra l’esodo dei transfughi dell’omino di Arcore entrati armi e bagagli nelle schiere del governatore ligure Giovanni Toti. I moti solo apparentemente browniani (ragioni concrete e ben visibili che ne sono molte) che agitano, non da ora, la politica nostrana, non hanno però le loro radici nella storia dell’Italia savoiarda e semiparlamentare nel cui anfiteatro si agitava il trasformista Depretis.
Perché i voltagabbana sono nati insieme alle istituzioni politiche, giuridiche, sociali. La politica (parola grossa pronunciata oggi) delle alleanze, si è sempre nutrita di dietrofront improvvisi e di defezioni inattese., di patti d’acciaio e di alleanze capovolte con la pervicace disinvoltura di un Medeghino. Per rendersene conto non è certo necessario scomodare la grande storia: il patto Ribbentrop - Molotov, la Triplice intesa o la Triplice allenza fra potenze che solo qualche decennio prima se le davano di santa ragione. Oggi, molto più modestamente come si addice a un’epoca nella quale l’elettorato (cioè tutti noi) guarda sempre più alla serie A che alla politica attiva, alle serie di Netflix che alla coerenza delle idee, al Grande fratello Vip che ai “valori”, non ci si batte più all’arma bianca né si getta il cuore oltre l’ostacolo con immarcescibile veemenza.
Né più, sia detto senza alcuna nostalgia, “qua’ mostrando verran le madri a i parvoli le belle orme del vostro sangue.” Oggi la politica non offre più neppure un angolino alla retorica. Ci si scanna ancora però (con metaforico rigore) ma solo per un posticino in Consiglio regionale o un tozzo di pane in qualche altra assemblea elettiva, sempre, ovviamente, con lo sguardo fisso alle istituzioni e profondo spirito di servizio. Nihil sub sole novum. La stagione dei saldi è tuttavia sempre aperta e conosce il suo tempo migliore durante i periodi elettorali, quando sono in gioco cariche e incarichi. Così Piazza e Nava saltano in corsa sul Carroccio in nome di quei “principi ed ideali” (quali?) di cui parla il referente leghista lecchese Daniele Butti accogliendo i nuovi adepti. Altrove qualcun altro in questo periodo si sta certamente apprestando ad addentare la sua crosta di formaggio. Il caciomercato è in piena attività.
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