Quella che c'è andata giù più dura è probabilmente la cantante (da sempre un po' "sopra le righe") Loredana Bertè, rivolgendosi così alla fondatrice di Fratelli d'Italia: "Signora Meloni, dunque, quando una senatrice come Liliana Segre chiede che sia cancellata dal suo logo quella fiamma che ricorda chiaramente il fascismo e le sue conseguenze, lei la rimuove e basta, senza arrampicarsi sugli specchi con scuse improbabili. Lei la rimuove, ha capito? Mi sembra il minimo per il rispetto che si deve a una signora che ha passato quello che ha passato. ..Si vergogni, signora Meloni."
Meloni a quanto sembra invece non intende rimuoverla assolutamente. Ma da che cosa nasce quella fiamma ? Era il simbolo del Movimento Sociale Italiano, il Partito di estrema destra fondato dai sopravvissuti al Fascismo già nel Dicembre del 1946.
Si chiamava Sociale, rifacendosi alle "dottrine della Socializzazione", cioè quelle presunte "mine politiche" che Mussolini avrebbe voluto lasciare in eredità alla nuova Italia post-fascista una volta compreso che non aveva più scampo.
La Repubblica Sociale Italiana, altresì detta di Salò, proprio il 20 aprile 1945 aveva pubblicato sulla "Gazzetta Ufficiale" le cosiddette Leggi sulla Socializzazione, che comprendevano la nazionalizzazione di gran parte delle fabbriche (quelle sopra i 100 operai), la compartecipazione degli operai alla gestione e ai redditi delle industrie.
Un progetto rimasto naturalmente sulal carta, ma sul quale Mussolini insisteva fin dal 1944 (Congresso di Verona) nel tentativo un po' goffo di "portare il Partito Fascista Repubblicano più a Sinistra del PCI" e di ingraziarsi gli operai, ma naturalmente era ormai troppo tardi.
Molto in sintesi dopo la fine della "guerra civile", e dopo il 25 aprile, ai Fascisti sopravvissuti rimanevano tre alternative:
1) Farsi uccidere dai Partigiani, in quanto responsabili di "crimini di guerra" (torture, fucilazioni di partigiani ecc.) a volte dopo una sentenza di un improvvisato "Tribunale del Popolo" (vi partecipò anche l'introbiese Mario Cerati) ma più spesso anche senza. Il Generale Alexander, subito dopo il 25 aprile, aveva dato ai Partigiani "tre giorni di tempo per fare pulizia" dei Fascisti troppo compromessi. Questi tre giorni, come hanno purtroppo hanno dimostrato le opere di Giampaolo Pansa ("Il Sangue dei Vinti") sono diventati praticamente due anni, fino al 1947, con l'Amnistia di Togliatti.
2) Consegnarsi agli Americani (non certo ai Partigiani) come fece il furbo Maresciallo Rodolfo Graziani, comandante in capo dell'Esercito RSI, che si fece catturare dagli Alleati a Mandello: con le stragi che aveva ordinato in Etiopia e in Libia,negli anni '30, ancora prima della II Guerra Mondiale, lui sì che era un vero "criminale di Guerra" !
La speranza (andata a buon fine) di questi era quella di passare qualche mese nel Campo di concentramento di Coltano, vicino a Pisa, allestito dagli Americani, ma che nel 1946-47 ospitò fino a 32.000 fascisti provenienti da tutta Italia (vi passarono tra gli altri personaggi diventati poi celebri come Raimondo Vianello, Walter Chiari, Enrico Ameri e persino Dario Fo) per poi tornare liberi dopo pochi mesi, come infatti avvenne.
3) Scappare, andare in esilio, oppure nascondersi come fece Giorgio Almirante, il quale passò quasi due anni al chiuso di un vagone merci ferroviario (come quelli che fino a qualche anno prima avevano portato gli Ebrei dal Binario 21 di Milano ad Auschwitz), assistito solo da Donna Assunta, fino al 1947.
Il 1947 fu l'anno decisivo: ritrovatisi gli ex "camerati" in stato di libertà, nacque già nel Dicembre 1946 il Partito, anzi "Movimento", che raccoglieva reduci e nostalgici del "glorioso Ventennio" (De Marsanich, Romualdi e altri).
Che ruolo aveva la "fiamma tricolore" nel logo dell'MSI ? In realtà le interpretazioni erano già variabili all'epoca: dalla fiammella che stava accesa sulla tomba del "Duce" a Predappio, all'idea di una "fiamma " nazionalista che mai si sarebbe spenta , in quello che il Duce immaginava avrebbe dovuto essere "il Secolo del Fascismo".
Insomma, le ipotesi sono diverse: il fatto però che la Meloni voglia tenere nel suo simbolo un elemento così controverso e marcatamente "nostalgico" non è un buon viatico per la sua nuova carriera politica, che anche lei si sta immaginando. E' in ogni caso un simbolo legato a un passato a dir poco ambiguo e molto torbido. Avrebbe fatto meglio a liberarsene e a togliere così ogni velo di ambiguità ai suoi progetti politici.
Segua un bel consiglio, signora Meloni: dia retta, per una volta, alla "signora" Bertè !