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CORRERE SICURI IN MONTAGNA. SE NE E' PARLATO IERI SERA IN COMUNITA' MONTANA
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CELEBRATA IERI A LECCO LA VIRGO FIDELIS, PATRONA DELL'ARMA DEI CARABINIERI
Ieri mattina presso il Santuario Nostra Signora della Vittoria di Lecco l'Arma dei carabinieri ha celebrato la sua Patrona, la…
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DALLA BCC DELLA VALSASSINA PREMI AI GIOVANI STUDENTI SOCI E FIGLI DI SOCI
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APPUNTAMENTO CON ANTONIO STOPPANI SABATO A BARZIO
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MALORE IN CAMPO: LOMAGNA RINGRAZIA CORTENOVA
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DA DUE NONNI UNA LETTERA DI RINGRAZIAMENTO ALL'ASILO VENINI DI INTROBIO
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Pubblicato in Opinioni

ITALIANO, LA NOSTRA LINGUA SEMPRE PIÙ BISTRATTATA

Martedì, 18 Gennaio 2022 07:09 Scritto da  Giuseppe Mazzoleni

In Francia, nelle ultime settimane, è scoppiata una feroce polemica tra Accademia della Crusca francese ed il Governo di Parigi. Oggetto del contendere il fatto che sulle nuove carte di identità del Paese ci siano adesso delle parole in lingua inglese, cosa che ha fatto inorridire l’Accademia, pronta a fare causa al Governo Transalpino.

L'Académie française, ente incaricato di proteggere la lingua nazionale, sostiene che la "invasione" inglese, con la traduzione di termini come 'nome', 'cognome' o 'nazionalità' non era necessaria ed è incostituzionale. Ad onor del vero c'è un regolamento europeo che richiede la traduzione delle parole "Carta d'identità" in almeno un'altra lingua dell'Ue, ma Bruxelles lascia la decisione se tradurre o meno il resto del documento agli Stati membri.

Si sa che i francesi sono famosissimi per il loro nazionalismo e la loro “grandeur” e quindi non stupisce la battaglia messa in campo dell’Académie a difesa di questi valori, che nel caso in specie ha suscitato una vera e propria “guerra” interna, tutta francese.

Ebbene se oltralpe non ne vogliono sapere di deturpare o mischiare la loro lingua, in Italia da tempo sta accadendo il contrario, ovvero la lingua di Dante si sta vieppiù “imbastardendo”, con termini mutuati da lingue straniere, per la maggior parte dall'inglese.

Ma non finisce qui, perché l’importazione di termini stranieri a volte avviene anche con errori grossolani, che nulla hanno a che fare con l’uso corretto dei termini esteri.

Un caso emblematico, in particolare, quando si ha a che fare con le dichiarazioni di omosessualità, è bene distinguere due concetti diametralmente opposti ma considerati erroneamente sinonimi: il "coming out" e l'"outing". L’espressione "fare outing" fa parte della terminologia lgbt e fa riferimento alla divulgazione dell’orientamento sessuale di una determinata persona senza il suo benestare. Il termine deriva dal verbo transitivo “to out”, che in inglese significa “buttare fuori”, proprio perchè, tramite questa pratica, vengono forzatamente buttate fuori informazioni che il diretto interessato avrebbe preferito restassero private. Oggigiorno l'outing è un concetto che può assumere più di un significato e non si limita soltanto alla sfera sessuale. Quando qualcuno decide di rendere di dominio pubblico un dettaglio privato, come lo schieramento politico o la fede religiosa, di un altro individuo senza il suo consenso, quello è "outing".

Di contro un individuo fa "coming out" quando decide di dichiarare apertamente e volontariamente a familiari, amici e conoscenti di essere omosessuale e decide di farlo in prima persona. "Coming out", infatti, è un’espressione inglese che significa letteralmente “uscire dall’armadio”, in questo caso, per svelare al mondo intero il proprio orientamento sessuale.

Per quanto riguarda invece le parole che hanno pressochè sostituito l’italiano, queste, sono moltissime. Per esempio fake news - bufale/disinformazione, glamour – fascino/eleganza, meme – imitazione/replica, pod/tabs – capsule/contenitori, spread – scarto differenziale, upgrade – aggiornamento/promozione o avanzamento di carriera. Mi limito solo a queste anche se l’elenco sarebbe lunghissimo.

Anche la politica, negli ultimi anni, ha soventemente mutuato termini inglesi, probabilmente con un doppio scopo. Il primo è quello di rendere meno comprensibili possibili alla massa alcuni leggi promulgate per far fare “sacrifici agli italiani. Il secondo scopo è quello di mostrare la propria capacità di parlare fluentemente una lingua straniera e quindi essere più brillanti. I casi famosi del recente passato sono stati il "Jobs Act" di renziana memoria (indicava informalmente una riforma del diritto del lavoro) e la "Spending Review" (Revisione della Spesa), termine caro all’ex Presidente del Consiglio Mario Monti, che con questo termine fece passare una serie di leggi atte a ridurre il debito dello Stato Italiano, con conseguenti “sacrifici”. Poco prima dell’avvento di Monti gli italiani ebbero modo di conoscere anche il già citato “Spread” termine che, fino ad allora, alla pressochè maggioranza era totalmente sconosciuto.

Con l’infausto avvento del Covid sono poi stati introdotti dei nuovi termini, a partire dal famosissimo "Green Pass" – lasciapassare verde, Hub vaccinale – centro vaccinale, financo "drive trought" - percorribile in auto, comparso nelle indicazioni stradali per raggiungere i centri vaccinali o per farsi un tampone, neanche fossimo in Formula 1.

Infine come non citare i famosissimi “no-vax”, termine che non è sicuramente inglese. Infatti, per “no vax” si intendono gli antivaccinisti. Quindi se vogliamo analizzare letteralmente il termine “no vax”, questo non è né italiano, né inglese, in quanto vax, in inglese, è l’abbreviazione di vaccine, ma se si deve identificare una persona contraria ai vaccini in inglese vi è il termine antivaccinists, in quanto non esiste il corrispondente “no vax”.

Insomma in tutto questo florilegio di termini, errori, citazioni, traduzioni maldestre, forse l'Académie française non ha tutti i torti, in un mondo diventato sempre più fluido difendere la propria lingua è doveroso, così come studiarla approfonditamente.

 

Ultima modifica il Martedì, 18 Gennaio 2022 07:11
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