Ferve il dibattito sul prossimo presidente della Repubblica. Fra i nomi: Silvio Berlusconi (85 anni), Liliana Segre (91 anni), Paolo Maddalena (85 anni).
Non entro nel merito dei singoli. Ma fossero anche da considerare i più insigni statisti del secolo (chi più chi meno, diciamo), non sarei incline a nessuno dei tre. Al termine del mandato due avrebbero superato i novanta e una sfiorerebbe i cento anni. Non ho nulla contro gli anziani, ci mancherebbe, non foss'altro perché è un destino che ci accomuna tutti (salva premorienza).
Ma sinceramente non capisco che senso abbia nominare ottuagenari a cariche pubbliche, oltretutto di lunga durata. Ricordo che tempo fa era presidente della RAI Sergio Zavoli: persona eccezionale, senz'altro, ma era ultranovantenne.
Siamo in un Paese che ha fatto macelleria sociale ed educativa dei giovani negli ultimi due anni; non sarebbe più logico fare una scelta nuova per il Colle? Chi l'ha detto che il Presidente debba essere necessariamente una specie di vecchio parroco degli italiani? In effetti non ho mai capito l'entusiasmo per Mattarella, se non in quest'ottica. Capisco che a fronte del caravanserraglio parlamentare e governativo faccia sensazione un anziano che ha modi pacati e dice cose di generale buon senso, ma forse possiamo sperare in figure di altro tipo.
Una figura giovane e competente, per conto mio, sarebbe un bel segnale.
Qualcuno parla di Draghi. E qui mi chiedo: se lo scorso anno è arrivato fra squilli di tromba come salvatore della Patria necessario a gestire in primis la periclitante situazione economica nazionale, perché spedirlo al Colle anzitempo? Per promuoverlo onde rimuoverlo?
Oppure si incomincia anche in Italia a guardare all'opportunità di una repubblica presidenziale?
Di primo acchito, potrebbe essere una prospettiva interessante. Data la qualità media dei parlamenti italiani e dei loro paralizzanti giochi interni, un presidente dotato di poteri analoghi a quello francese sarebbe un vantaggio notevole.
Poi, però, sempre in considerazione della qualità media dei politici italiani, mi dà un certo timore pensarli a decidere da soli.
Forse la soluzione ce la dà il Medioevo. Neanche i Comuni dell'epoca riuscivano a governarsi da sé: mancando i popoli italici di senso del bene comune e concependolo al massimo nell'orizzonte della famiglia o della fazione (come diceva Montanelli, se ben ricordo), si risolsero a chiamare dei podestà dall'esterno.
Trasformiamoci in repubblica presidenziale con presidente quello eletto in Baviera. O in Austria. Ammesso che ci vogliano. Naturalmente è una battuta. Ma anche la realtà politica italiana è molto spesso, al massimo, da battuta.