Secondo i dati sulle comunicazioni obbligatorie effettuate dai datori di lavoro, il primo semestre 2021 ha fatto segnare un considerevole aumento (+24%) degli avviamenti di lavoratori tra 15 e 64 anni rispetto al 1° semestre 2020. Nei primi sei mesi dell’anno si registra anche un significativo aumento delle cessazioni di rapporto di lavoro (+12%), tuttavia il saldo nel primo semestre dell’anno è ampiamente positivo (+994 unità), mentre nell’analogo periodo dell’anno scorso, segnato dallo scoppio della pandemia, il saldo era stato negativo (-615).
Nei primi mesi del 2021, sempre riguardo alle assunzioni di persone d’età compresa tra 15 e 64 anni, si osserva un andamento altalenante. Infatti, dopo i mesi invernali caratterizzati da una leggera flessione rispetto al dato di fine anno, si è verificata una consistente ripresa all’inizio della primavera, quando gli avviamenti sono balzati dai 2.394 di aprile ai 3.591 di maggio (+50%). Il mese di giugno ha mostrato invece un sorprendente rallentamento, poiché gli avviamenti sono calati del 17% rispetto al mese precedente. Considerato l’allentamento delle misure restrittive anti Covid che limitavano ancora alcune tipologie di attività economiche, si tratta di un segnale inaspettato.
Negli ultimi mesi si è assistito a un aumento costante delle cessazioni di rapporti di lavoro in provincia di Lecco, salite dalle 1.891 registrate a gennaio alle 2.785 di maggio. In particolare tra maggio e giugno c’è stato un forte aumento (+80%), essendosi verificate 5.006 cessazioni nel mese scorso. E’ prematuro fare considerazioni, perché fino al 30 giugno i licenziamenti per motivi economici erano possibili solamente in alcune fattispecie autorizzate dalla legge.
Nel dialogo che il Centro per l’impiego della Provincia di Lecco ha con i rappresentanti del sistema produttivo e i consulenti del lavoro lecchesi, non emergono dati di preoccupazione significativi rispetto alla fine del blocco dei licenziamenti nella realtà locale. Certamente ci sono alcune attività commerciali, del terziario e dell’artigianato che stanno facendo fatica, ma per la maggioranza delle imprese la situazione economica è in miglioramento.
Sebbene dal 1° luglio per alcuni settori dell’industria è terminato il blocco dei licenziamenti economici in vigore dal 17 marzo 2020, il Governo ha messo a disposizione di aziende e lavoratori altri ammortizzatori sociali che possono ritardare ulteriormente la necessità di licenziare da parte delle imprese.
Si pensi alla cassa integrazione straordinaria “in deroga” e alla cassa integrazione ordinaria cosiddetta “low cost” per le aziende industriali previste dagli ultimi decreti governativi. Inoltre il 15 luglio scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato un nuovo decreto legge che introduce misure urgenti a tutela dei lavoratori di aziende in procedura fallimentare che richiedano la cassa integrazione straordinaria.
E’ ancora presto per azzardare qualsiasi analisi rispetto alle ripercussioni che il progressivo sblocco dei licenziamenti avrà sul mercato del lavoro. Bisognerà attendere la fine dell’anno, quando gli imprenditori dei settori più colpiti dalla crisi tireranno le somme sulla gestione delle loro attività e dovranno fare delle scelte anche sotto il profilo dell’organizzazione del lavoro.
La situazione dei giovani tra 15 e 29 anni
Nel primo semestre 2021 gli avviamenti dei giovani tra 15 e 29 anni hanno mostrato incoraggianti segnali di ripresa rispetto all’analogo periodo del 2020, perché è stata rilevata una crescita del 30%. Nel periodo in esame tutte le tipologie di contratto sono cresciute, sia tra i contratti flessibili (ad esempio i contratti a tempo determinato sono cresciuti del 43%), sia tra quelli a tempo indeterminato (+10%). E’ stata buona anche la performance dell’apprendistato, perché gli avviamenti con questa tipologia di contratto sono cresciuti del 22%, passando dai 513 avviamenti registrati nei primi sei mesi del 2020 ai 628 avviamenti del primo semestre di quest’anno.
Anche nel segmento giovanile, analogamente a quello degli adulti, si è assistito a una buona crescita degli avviamenti tra aprile e maggio (passati da 939 a 1.543 unità, con un incremento del 64%). Tuttavia il mese di giugno ha fatto registrare una battuta d’arresto, perché gli avviamenti sono calati dell’11% rispetto al mese precedente.
Al contempo, negli ultimi due mesi presi in considerazione, le cessazioni dei giovani tra 15 e 29 anni sono aumentate dalle 979 unità registrate nel mese di maggio alle 1.827 di giugno (+87%). L’auspicio è che si tratti di un aumento temporaneo a cui segua presto un’inversione di tendenza. Anche in questo caso è impossibile trarre conclusioni, tenuto conto che si sta avvicinando la pausa estiva ed è possibile che le aziende di alcuni settori produttivi comincino progressivamente a rallentare la loro attività per riprendere dopo le ferie.