Stanotte alle 2 (ma non dovete restare alzati per forza, potete anche farlo prima di andare a dormire) le lancette di tutti gli orologi dovranno essere spostate in avanti di un'ora. Premesso che computer, telefoni e tutte le altre diavolerie connesse lo faranno per conto loro, vediamo qualche dato sull'ora legale.
Terna, primario distributore di energia elettrica sul territorio nazionale (guardate i cartelli sui tralicci in valle), afferma che dal 2004 al 2020 sono stati risparmiati oltre 1,7 miliardi di euro per via di 400 milioni di kWh consumati in meno.
In pratica, il consumo medio annuo di elettricità di circa 15o mila famiglie.
«Per effetto dello spostamento delle lancette degli orologi un’ora in avanti - spiega la società - nei prossimi sette mesi in Italia avremo impatti positivi per il sistema energetico dal punto di vista elettrico, ambientale ed economico"
Non solo: l'ora legale ha determinato minori emissioni di CO2 in atmosfera per 205mila tonnellate e a un risparmio economico pari a circa 66 milioni di euro.
Nel 2020 i risparmi sono stati inferiori per via dei vari lockdown; nel 2021 dovrebbe esserci un incremento dei consumi e, conseguentemente, dei risparmi.
Ma qual è il futuro dell'ora legale?
Nel 2018 il Parlamento Europeo ha approvato (con l’84% dei voti) una risoluzione che prevede l’abolizione dell’obbligo per i vari Paesi membri di passare da un’ora all’altra due volte all’anno, ma ha anche auspicato una decisione unitaria a livello europeo. Una specie di referendum online cui hanno aprtecipato circa 4 milioni e mezzo di cittadini ha indicato che l'85% dei "votanti" si è dichiarato sfavorevole.
La decisione definitiva oggi è ferma al Consiglio Europeo. L’Italia aveva confermato il cambio dell’ora, ma al pari degli altri 27 Stati membri potrà decidere di abolire per sempre l’ora legale o solare entro aprile di quest’anno. A novembre del 2019, il governo Conte bis ha scelto di mantenere il doppio orario. Altri Paesi, come la Francia invece, hanno scelto di passare a un unico orario (quello estivo) senza effettuare più cambi. Secondo alcuni dati, il cambio dell’ora non comporta grandissimi risparmi economici, ma impatta sulle abitudini delle persone.
«Dagli Anni 80 - si legge sul sito della Commissione Europea - l’Unione Europea ha progressivamente adottato norme in virtù delle quali tutti gli Stati membri si impegnavano a coordinare il cambio dell’ora, unificando i diversi regimi nazionali. Dal 1996 tutti gli europei spostano le lancette avanti di un’ora l’ultima domenica di marzo e indietro di un’ora l’ultima domenica di ottobre. Lo scopo delle norme dell’UEe non era quello di armonizzare le disposizioni sul cambio dell’ora nell’Unione ma di affrontare i problemi, soprattutto per i settori della logistica e dei trasporti, che nascono dalla mancanza di coordinamento nell’applicare le variazioni dell’ora nel corso dell’anno. Parallelamente alle disposizioni dell’Ue relative all’ora legale, gli Stati membri applicano tre diversi fusi orari. La scelta del fuso orario è di competenza nazionale».
Per inciso, i paesi più ostici nei confronti del cambio di orario sono quelli nordici, dove il giorno d'estate dura per loro già fin troppo.