Oggi, 20 settembre, il Flavio Spazzadeschi compie 70 anni.
Bene, diranno quelli che quel traguardo lo hanno già raggiunto, e allora?
Beh, dico io, auguri a tutti ovunque voi siate, ma di certo non siete stati il primo alpinista della provincia di Como (ah, quanti rimpianti!) a raggiungere un Ottomila, nella fattispecie il Cho-Oyu, la Dea Turchese.
Quell'uomo è stato il Flavio. E oggi, 20 settembre, compie appunto 70 anni.
Adesso una domanda facile facile: quale sarà mai il regalo che si farà per questo compleanno decisamente importante?
Moltiplicate 70 per 100 e avrete 7.000, aggiungete 126 (numero a caso) e arriverete a 7.126, esattamente l'altezza dell'Himlung Himal, una bella montagna vicino all'Annapurna sul confine tra il Nepal e il Tibet.
Partirà il primo ottobre in compagnia del suo socio più fidato, Guido Barindelli, un giovincello classe 1951, e di un premanese alla sua prima volta in Himalaya, Antonio Ratti, anche lui mica di primo pelo visto che di anni ne conta 64.
Ma gli anni, parlando del Flavio e del Guido, sono solo un inciampo statistico, un numero che salta fuori solo quando è il giorno del compleanno e sentirsi al centro dell'attenzione per ventiquattro ore. Poi svaniscono, date retta a loro.
Il Flavio oggi? "Un giovanottone che si tiene ben allenato" (la definizione è sua e di nessun altro). Allenamenti giornalieri, un giorno sì e uno no andata e ritorno in bici Giumello - Bellano e il giorno del "no" belle camminate ripide.
"Il Flavio di oggi - confessa - si vede nel Flavio di allora ma con molta più esperienza sulle spalle".
Ma, e mi rivolgo a chi come me ha qualche anno in più sulle spalle, guardandoci allo specchio non proviamo forse la stessa sensazione?
L'Himlung non è stato scelto a caso. La bella montagna il Flavio l'aveva vista nella sua esperienza al Manaslu e ha deciso di godersela come fosse una torta con tante candeline ma con uno spirito totalmente nuovo.
"Non è nè pericolosa nè ripida tranne la parte finale di 850 metri di dislivello con pendenza media intorno al 40/45%. Insomma va bene anche per un neo-settantenne e l'obiettivo, ovviamente, è di arrivare in cima. Dovesse succedere di non farcela, pazienza: ce ne torneremo a Katmandu a fare i turisti".
Tre i campi previsti: uno a 5.500, un secondo a 6.000 e un terzo a circa 6.400; in vetta i "nostri" tre dovrebbero arivare tra il 20 e il 23 ottobre e Flavio sa già a chi mandare una dedica.
"Marco, mio nipote, compie gli anni il 19, per cui da nonno sarebbe fantastico mandargli da quei posti straordinari il mio messaggio di auguri".
Si dice sempre che dietro un grande uomo c'è una grande donna, ma Flavio inverte i valori di questa specie di equazione in "dietro una grande donna c'è un grande uomo" che poi, ma non dovremmo nemmeno star lì tanto a pensarci su, è spesso e volentieri una sacrosanta verità.
Nel suo caso specifico, però, il discorso è diverso perchè la Lella da anni "sopporta" queste partenze, le telefonate da migliaia di chilometri di distanza, il pensiero che il suo uomo è là dove comandano le montagne e l'imprevisto può sempre essere dietro l'angolo.
E poi "La Lella resta da sola al rifugio e non credo sia molto felice per questo, ma mi vuole bene e capisco che mi capisce e fa di tutto per farmi andare. Non è che dica un "sì", però me lo lascia capire".
Questo giretto in Himalaya, tra l'altro, è nell'anno del trentacinquesimo anniversario della sua ascensione al Cho-Oyu la cui cima raggiunse il 1° maggio del 1988 con "tute pesantissime, zaini stracarichi, pancetta e slinzega come carburanti, non i gel e le barrette di oggi!"
E poi sono seguite le esperienze al Manaslu, all'Everest, allo Shisha Pangma...
Dell'avventura alla Dea Turchese ha bene impresso nella mente lo sforzo finale di 1.200 metri di dislivello.
"Non avevamo abbastanza cibo per piazzare un altro campo per cui Giuliano De Marchi concluse che per tentare la cima l'unica soluzione era quella di partire verso mezzanotte. Lasciammo i 7.000 metri dell'ultimo campo intorno all'una e tornammo alle 11 di sera. Ventidue ore nel corso delle quali l'obiettivo era quello di arrivare in cima e poi tornare giù, per cui ho realizzato l'impresa solo una volta tornato al campo e lì è esplosa la gioia".
Tra le tante immagini che il Flavio si coccola nella sua mente ce n'è una in particolare e appartiene alla spedizione all'Everest del 1994, la mitica Valsassina Expedition che si fermò a 8.650 metri a causa dei problemi di congelamento che avevano colpito Giuliano De Marchi (sempre lui, sempre quello del Cho-Oyu).
"Quando è diventato giorno ed eravamo a 8.450 girandomi verso sud si percepiva la sfericità della terra, un’immagine che non potrò mai dimenticare".
Ma sarebbe ingiusto concludere questo omaggio di buon compleanno senza ricordare gli anni trascorsi dal Flavio al Casera Vecchia di Varrone e poi i tanti alla Capanna Vittoria e, infine, la scommessa vincente dello Shambalà da dove "se guardo fuori vedo il Melasc, Trona, il Tre signori, Bobbio e la Grigna. E se mi sposto di pochi metri ammiro il lago il Rosa e il Cervino".
"Per tutto il resto c'è Giumello" verrebbe da dire parafrasando una ben nota pubblicità (ho pensato anche a "what else?": vedete voi quale scegliere).
Appunto, Giumello, dove una bella e agguerrita associazione si sta dando da fare per salvaguardare e mantenere quel Posto Bellissimo e della quale Flavio (lo diciamo noi) è imprescindibile punto di riferimento.
Quindi?
Quindi tanti auguri carissimo amico mio e Tashi Delek a te e ai tuoi compagni di vita e di viaggio!
E che la forza e (soprattutto) la felicità siano con voi.