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Venerdì, 12 Marzo 2021 07:32

L`arcivescovo Delpini in visita alla Casa sul Pozzo.

Un incontro inaspettato

Mercoledì 10 marzo, a metà mattino, è venuto alla Casa sul Pozzo mons Mario Delpini, arcivescovo di Milano. È sceso dalla macchina con la mascherina, senza alcuna insegna vescovile; ci ha salutato riconoscendo don Flavio, dando la mano a P. Elia, salutando padre Angelo.
La visita era desiderata dal Vescovo per conoscere la realtà (ne aveva sentito parlare come di un “mito”) ed ora finalmente aveva la possibilità di farne conoscenza da vicino. La visita è stata contrassegnata da una sincera ed essenziale convivialità.
L'ospite è stato accompagnato a conoscere la casa, nella funzione di abitazione per un piccolo nucleo di persone, e di accoglienza e cura di adolescenti di nuova immigrazione e di seconda generazione, per la maggior parte musulmani.
L'arcivescovo si è mostrato molto attento e argutamente ha chiesto dove fosse il pozzo; Angelo glielo ha mostrato dall'alto spiegandone il significato.
Dopo una visita breve alla struttura ci siamo trovati nel salone per uno scambio di saluti in un clima di reciproco ascolto e di riconoscenza reciproca
Angelo ha ringraziato l'ospite, accompagnato dal vicario episcopale mons Maurizio Rolla, per la gradita visita e ha richiamato la comunicazione dell'arcivescovo di qualche settimana fa dal titolo: Posso chiedervi di condividere lo strazio dell’impotenza? Questa domanda era stata vissuta intensamente dagli abitanti la casa. Ha poi messo in rilievo il dialogo avviato con la comunità musulmana, che ha il suo centro proprio di fronte alla casa sul pozzo. Indicando con questa scelta una sfida perché questo territorio esprima una dimensione di pace e di prassi interculturale di riconciliazione e di confronto e non di contrapposizione tra chi vive pur in maniera diversa il riferimento al Libro come parola di Dio per l'uomo.
Le parole di Delpini sono state di riconoscimento della forte creatività del gruppo e di gratitudine per quello che svolge sul territorio.
L'arcivescovo ci ha tenuto a dire che quella sua lettera è nata dall'ascolto di tante comunità e famiglie e che oggi hanno bisogno di sostegno e di una parola che sia salvatrice.
C’è stato un dialogo tra le persone e il vescovo.
Renata Menaballi ha presentato l’esperienza con alcuni giovani di Crossing (e di ex) per ripensare una riflessione a partire dalle parole di p. dell'Oglio, che invitava a riscoprire la comune umanità. Purtroppo, la pandemia sta misurando questa esperienza, ma c’è possibilità di sviluppo.
Giuseppe Colombo chiede quale riverbero e quale ripresa in diocesi del viaggio di papa Francesco alla radice della fede nella terra di Abramo.
Provocatoriamente mons. Delpini ha rilanciato: “se avete voi qualche idea da propormi …!” ma poi ha assicurato che la diocesi di Milano guarda molto ad oriente ed è attenta alle vicende di quei popoli.
Valentina Nocita ha presentato all'ospite il lavoro educativo nei confronti dei ragazzi di Crossing, che in questo momento sono impossibilitati a venire; ma proprio per questo viene garantito loro un contatto e una presenza costante on-line.
La risposta dell'arcivescovo è stata di richiamo alla libertà dei soggetti, di cui noi ci prendiamo cura educativamente; per questo possiamo soffrire anche dei fallimenti. Ma proprio in questo contesto ha voluto puntualizzare una dinamica di non invadenza nei confronti dei giovani; di non far trovare tutto pronto, ma lasciare loro la possibilità di esprimersi. In questo senso si augura che queste giovani generazioni sappiano essere in un certo qual modo “rivoluzionari”! Nel senso di lottare per il cambiamento e non adagiarsi in quello che il mondo li costringe ad essere: bravi consumatori. C'è un bisogno di ripartire, di riguadagnare senso e non mollare.

Alla fine di questo breve dialogo abbiamo chiesto la sua benedizione e l'arcivescovo ha declinato in maniera semplice ma intensa la discesa della benedizione sugli ospiti, sui volontari, sulla casa, sulle famiglie e sulla città.
Lo scambio di alcuni doni ha segnato il termine dell'incontro. All'arcivescovo la comunità ha donato la colomba in ceramica e due testi: il libro di Sara Favre su Mino Cerezo, di cui l'ospite ha potuto ammirare le opere, e la guida per comprendere il fenomeno migratorio nel nostro territorio; non da ultimo alcune confezioni di marmellate prodotte dalla casa sul pozzo.

In un momento finale di commiato, in cui ha sorpreso la sua attenzione gentile con cui ha voluto salutare P. Elia, ha avuto modo di percorrere i nomi sul Muro della memoria, la fontana della pace e la Carta di Peters.

Giuseppe Colombo

Un grande dono la visita dell’arcivescovo Delpini alla Casa sul Pozzo.
È entrato in silenzio e senza cerimonie, con molta semplicità, ma con la forza di chi ha la libertà profonda di dire ciò che pensa.
E così il dialogo con il gruppo dei presenti (una trentina di persone!) è stato subito sciolto, familiare.
Punto di partenza è stato l’invito proposto da Delpini stesso tre settimane fa per una condivisione dello “strazio dell’impotenza” e che la Casa sul Pozzo ha vissuto con una serata intensa di preghiera e contemplazione. Da lì la conversazione ha toccato il dialogo con l’Islam: l’arcivescovo ha subito colto la sfida di un incontro che vuole andare al di là del buon vicinato e cerca l’ascolto dell’altro, la condivisione di un cammino nella fede, l’attenzione alla concretezza del quotidiano.
E poi Crossing con la fatica e la tenacia corali della Comunità e degli educatori in questo tempo di pandemia. Da Delpini una nota preziosa: aiutare i ragazzi a prendere coscienza delle proprie risorse e del “fuoco di cambiamento” che è dentro di loro, anche nella difficoltà.
Infine, il comune affetto per papa Francesco e il desiderio che i segni forti che quest’uomo sta compiendo nel mondo possano essere energia di trasformazione per le nostre comunità.
Un incontro breve, ma non formale: uno di quei piccoli grandi momenti che lasciano traccia e donano speranza.

Renata Menaballi

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Giovedì, 11 Marzo 2021 20:43

LOMBARDIA DI CORSA VERSO IL ROSSO. A INTROBIO AUMENTANO I RICOVERATI.

Numeri che parlano chiarissimo quelli di oggi. 25.673 nuovi casi in Italia, 373 persone decedute, 32 terapie intensive e 365 ricoveri nei reparti in più. 

La Lombardia (undici milioni di abitanti, teniamolo sempre presente) conta 5.849 nuovi positivi (208 nella provincia di Lecco), 81 sono i decessi, ben 28 gli incrementi in terapia intenvia e più 134 i ricoveri nei reparti.

Stando ai conteggi che circolavano oggi siamo a 311 casi ogni 100.000 abitanti: sopra i 250 si finisce in zona rossa senza nemmeno poterne discutere, quindi la strada appare già molto in salita.

Freddi numeri che misurano la febbre di un contagio ancora lungi dall'essere domato, nonostante la campagna vaccinale stia finalmente (e facciamo tutti gli scongiuri possibili e immaginabili) prendendo forma ed organizzazione. Ma ci vorrà tempo: dai 7 ai 15 mesi per coprire quasi tutta la popolazione e tornare ad una normalità che oggi è ancora un miraggio.

Altri dati: nella nostra regione la percentuale di letti di terapie intensive occupate da persone colpite dal virus è ben sopra il 40% quando la soglia critica è fissata al 30%. Anche l'occupazione dei reparti di malati di Covid è cresciuta ed oggi si attestava anch'essa sopra il 40% stabilito come livello di guardia.

Decine di casi si registrano anche in Valsassina.

Abbiamo sottomano i dati di Introbio che oggi raccontano di 23 positivi, due persone a stretto contatto e 4 ricoverati di cui uno in terapia intensiva. Rispetto al bollettino precedente, quindi, si conta una persona in più all'ospedale.

Domani dovremmo conoscere il nostro futuro prossimo che potrebbe già prevedere un weekend di lockdown, mentre da lunedì, numeri alla mano, sarebbe un miracolo restare ancora in arancione scuro.

Sul fronte delle vaccinazioni proseguono quelle degli over 80 ed anche il personale scolastico sta affluendo nei siti dedicati per ricevere la propria dose, segnali importanti e positivi che però non devono distoglerci dal rispettare le solite regole.

 

 

 

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Giovedì, 11 Marzo 2021 17:53

A Lecco “Piazza Lega Lombarda” torna “Piazza Stazione”, ma la Lega protesta

L’Amministrazione comunale del Comune di Lecco ha deliberato che “Piazza Lega Lombarda” torni al suo vecchio nome di “Piazza Stazione”, dando attuazione al voto del Consiglio comunale dell’aprile 2015 che aveva stabilito il cambio di nome.

“L’Amministrazione, con una semplice delibera, ha dato esecuzione a una Deliberazione del Consiglio comunale del 14 aprile 2015, anche perché noi siamo abituati a dare attuazione a quanto deciso democraticamente dal Consiglio comunale - spiega l’Assessore ai Servizi Istituzionali generali Roberto Pietrobelli -. Il Consiglio comunale di allora, infatti, aveva deliberato il cambio di nome con 21 voti favorevoli (su 30 Consiglieri presenti) ma non si era mai dato seguito al voto.”

Il cambio di nome non arrecherà disagi per i cittadini in quanto in Piazza Stazione non vi sono residenti. Alle poche attività presenti verrà, invece, data formale comunicazione.

La Lega risponde per voce di Cinzia Bettega, che ha diramato il seguente comunicato:

"Superba iniziativa anti crisi di Gattinoni e dei suoi assessori che, incapaci di distinguere la storia dall’ideologia, non hanno il polso della situazione e dimostrano la loro totale lontananza dalle esigenze e dalle preoccupazioni dei lecchesi. Il sindaco e la giunta annaspano su temi rilevanti quali l’iter del teleriscaldamento, la gestione del centro sportivo del Bione, tanto per citarne due, e pensano bastino cerimonie e comunicati stampa per coprire battute d’arresto che mal si conciliano con le promesse di fare più cose, in modo innovativo e più rapidamente rispetto alla precedente amministrazione, il tanto strombazzato

“cambiamopasso”. Serve politica, non propaganda e giochi di parole; gli elettori vogliono programmazione specifica, atti concreti e il rilancio della città. La luna di miele è finita.

Emanuele Mauri segretario cittadino Cinzia Bettega capogruppo consiliare comune di Lecco
Lega Lombarda per Salvini premier

 

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Giovedì, 11 Marzo 2021 08:22

CALCIO DILETTANTI: STAGIONE FINITA PER IL CORTENOVA

in Sport

Campionato finito per il Cortenova? E' quello che emerge dal comunicato che il Comitato Regionale Lombardo della FIGC ha emesso ieri dopo la riunione del Consiglio Direttivo della Lega Nazionale Dilettanti che riportiamo per intero.  

 

Si è svolta ieri a Roma, la riunione del Consiglio Direttivo della Lega Nazionale Dilettanti. All’ordine del giorno, l’atteso indirizzo sulla ripresa dei campionati della stagione sportiva 2020-2021 di Eccellenza maschile e femminile di calcio a 11 e i campionati maschili e femminili di Serie C-C1 di calcio a 5.
Recepite prioritariamente le indicazioni del Consiglio Federale, il massimo organismo della LND, trasferirà alla FIGC i format elaborati dai Comitati Regionali e dai Comitati Provinciali Autonomi di Trento e Bolzano. Spetterà ora al Presidente Federale, che ha ricevuto la delega apposita unitamente ai vice presidenti della FIGC, valutare e successivamente ratificare le proposte ricevute e la loro congruità al fine di consentire l’auspicata ripresa dell’attività organizzata dai singoli Comitati Regionali.
Nella stessa seduta il Consiglio Direttivo della LND ha altresì concordato sull’opportunità di non procedere alle retrocessioni nei campionati oggetto della ripresa, così come di stabilire il blocco dei ripescaggi per le prossime due stagioni sportive per quelle società che decideranno di non proseguire l’attività come autorizzata dalla FIGC. Rispetto alla ripresa degli allenamenti collettivi, gli stessi potranno essere effettuati solo quando l’iter di riconoscimento da parte del CONI del preminente interesse nazionale non sarà completato e saranno consentiti solo a chi deciderà di riprendere a giocare.
Il Consiglio Direttivo ha anche stabilito di comunicare alla FIGC che non vi sono le condizioni per la ripresa delle attività in ambito regionale non di rilievo nazionale, risultando di competenza federale ogni decisione relativa all’attività giovanile.
“Trasferiremo immediatamente alla FIGC le proposte dei singoli Comitati con l’intento di accelerare il più possibile la ripresa dei campionati regionali di vertice – ha commentato il presidente della LND Cosimo Sibilia – confidando che possano essere fornite a tutte le Società interessate risposte rapide al fine di favorire il completamento di questa martoriata stagione sportiva”.

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Giovedì, 11 Marzo 2021 08:06

Gli effetti della Pandemia sul Lavoro Femminile

 Gli effetti della pandemia, come è noto, si sono riverberati in modo particolarmente pesante sulle donne, allargando ulteriormente i gap di genere e mettendo ancor più in le fragilità esistenti

A livello regionale, la riduzione di fatturato 2020 registrata dalle imprese femminili rispetto a quelle maschili risulta più pesante e pari al -29% (> rispetto al calo del 24,3% registrato in media da MPI gestite da uomini). Le motivazioni alla base di questa differenza sono diverse, dalla maggior presenza di donne nei servizi, settore più colpito dalla crisi Covid-19, all’innalzamento del livello di difficoltà nella gestione di attività di cura e di attività lavorative, spesso sovrapposte. Le donne con difficoltà nella gestione dei tempi di cura sono anche quelle che hanno registrato diminuzioni di fatturato più pesanti nel 2020 pari al -31,2% (> rispetto al calo del -25,4% rilevato per le imprenditrici senza alcuna difficoltà rilevante nella conciliazione di tempi di vita e lavoro).

I dati Istat sull’occupazione femminile – gli ultimi disponibili fanno riferimento al III trimestre 2020 – indicano che le donne lombarde con un lavoro sono 41 mila in meno, nel dettaglio nel periodo luglio-settembre 2020 rispetto allo stesso periodo 2019 si contano 8 mila lavoratrici indipendenti in meno e 34 mila lavoratrici dipendenti in meno. Allargando l’analisi a livello settoriale si osserva un calo maggiore di occupate lombarde nel comparto dei Servizi (-23 mila) seguito dal Manifatturiero (-13 mila) e dalle Costruzioni (-7 mila). Con il numero di indipendenti che si contrae in misura maggiore nel Manifatturiero (-5 mila) e quello delle dipendenti nei Servizi (-18 mila).

Il calo delle occupate in Lombardia, come nelle altre regioni, conseguenza diretta della crisi Covid -19, nonostante le misure di supporto, è determinato anche della diminuzione di nuovi ingressi di donne nel mondo del lavoro: nel 2020 sono state 571 mila le donne entrate nel mercato del lavoro, 150 mila in meno rispetto al 2019. Sempre dati Istat, riferiti al 2019, danno evidenza di alcune disparità di genere che potranno influenzare in modo favorevole o sfavorevole la partecipazione delle donne lombarde nel percorso futuro di ripresa.

I gap a favore delle donne: quota di donne 25-64 anni con almeno un diploma (+6,6 p., 67,8% donne vs 61.2% uomini), quota di donne laureate (+13,6%, 39,8% donne vs 26,2% uomini) e quote di donne che partecipano alla formazione continua (+1 p., 9,6% donne vs 8,6% uomini). I gap a sfavore delle donne: quota di donne con competenze digitali (-6,3 p., 23,4% donne vs 29,7% uomini), quota lavoratrici dipendenti con bassa paga (+3,1 p., 7,4% donne vs 4,3% uomini), quota occupate sovraistruite (+1,9 p., 22,8% donne vs 20,9% uomini), quota occupate a part time involontario (+12 p., 17% donne vs 5% uomini) e ammontare retribuzione media annua delle lavoratrici dipendenti (-31,4%, 21.169 euro donne vs 30.879 uomini).

In Lombardia le imprese registrate gestite da donne sono in totale 179.630 di cui 38.869, il 21,6%, artigiane. Di queste ultime il 14,3% pari a 5.551 sono gestite da giovani under 35 e il 17,9% pari a 6.947 sono gestite da imprenditrici straniere.

IL FOCUS SU LECCO

In provincia di Lecco le imprese femminili registrate nel 2020 sono 5.107 di cui 1.286 artigiane, pari al 25.2%. 205 le attività artigiane gestite da giovani under 35 e 115 da straniere. I settori in cui operano le donne imprenditrici sono: costruzioni 3,7; manifatturiero 22,8; servizi alle imprese 21,4; servizi alle persone 51,8; altro 4,4.

Nel 2020 si contano 14.732 avviamenti di donne dipendenti contro le 16.684 del 2019 con un calo del 11,7% pari a 1.952 ingressi in meno nel mondo del lavoro. Dato positivo in controtendenza da segnalare, è il saldo positivo delle imprese artigiane femminili 2020 su 2019 con 31 unità in più. In Lombardia il saldo chiude in negativo con 72 imprese in meno.

La retribuzione media annua dei lavoratori dipendenti nella nostra provincia segna invece un gap ancora negativo: se mediamente un uomo guadagna 29.837 euro l’anno, le donne sono ferme a 18.562 euro.

IL SONDAGGIO VERSO L’8 MARZO 2021. E MOLTO OLTRE

I risultati del Sondaggio d’ascolto promosso dal Movimento donne impresa di Confartigianato Lombardia ‘Verso l’8 di marzo 2021. E molto oltre’, effettuato dal 25 febbraio al 3 marzo 2021, a cui hanno partecipato 340 imprenditrici lombarde di MPI e imprese artigiane permettono di raccontare una parte dell’effetto Covid-19 sul mondo delle donne-lavoratrici-imprenditrici. Innanzitutto le donne imprenditrici a capo di MPI e imprese artigiane “al tempo del coronavirus” si definiscono in prevalenza flessibili, multitasking e problem-solver.

Il 38,4% delle imprenditrici ritiene che lo shock pandemico ha reso molto difficile essere donna imprenditrice. Tale percentuale si alza al 41,3% per quelle imprenditrici che regolarmente si prendono cura di persone non autosufficienti e per quelle con figli, al 48,4% per quelle con bambini sotto i 5 anni e al 59,3% per quelle che attualmente hanno difficoltà elevate nel gestire tempi di vita e lavoro.

Partendo dall’idea che le imprenditrici potessero essere più sensibili ai temi della conciliazione, abbiamo indagato quali fossero le soluzioni adottate per agevolare dipendenti e collaboratori, donne e uomini, nella gestione dei tempi di cura: nel 43% dei casi concedono flessibilità dell’orario di lavoro, nell’11,6% dei casi concedono ai dipendenti uomini flessibilità maggiore per dargli modo di condividere con mogli/ compagne la gestione di tempo di cura e nel 6,6% dei casi concedono uno o più giorni di lavoro in smart working. Va tenuto conto che questa ultima soluzione spesso non è applicabile nelle piccole realtà o per tipo di attività svolta (es. acconciatore) o per necessaria presenza in azienda (es. attività in area produttiva). Il Covid-19, come noto, ha spinto la transizione digitale, ad esempio avvicinando un numero maggiore di individui all’utilizzo di strumenti digitali per effettuare molte attività quotidiane quali la spesa di prodotti alimentari, il pagamento di bollette, la prenotazione di visite mediche o altri appuntamenti, etc.

Dalla survey si rileva che gli strumenti digitali sono stati di massima importanza e di elevato supporto per lo svolgimento sia di attività di cura che lavorative, spesso sovrapposte, per il 67% delle imprenditrici. Quota che si alza al 70% per le imprenditrici che a causa della diffusione del virus hanno visto incrementare le difficoltà di gestione di attività di cura.

In particolare rispetto al periodo pre emergenza le imprenditrici hanno fatto maggior ricorso a strumenti digitali per: attività di impresa (46,3%), tempo individuale/personale (41,3%), svolgimento di attività di cura (35,5%) e attività domestiche (22,3%).

A fronte dell’evidenza che lo tsunami pandemico ha contribuito a dare visibilità maggiore alle disparità di genere, alla domanda “Come ridurre le differenze di genere?” le imprenditrici individuano come prioritario promuovere un’educazione socio-culturale per sradicare gli stereotipi di genere (52,9%), incrementare la presenza di donne in luoghi decisionali (governo, task force) (39,7%), introdurre un welfare aziendale volto ad armonizzare vita familiare e lavorativa (35,5%), ridurre il gap retributivo (32,2%) e ripensare i modelli di business e organizzativi delle imprese (31,8%).

Interpellate sulle prossime conquiste che vorrebbero raggiungere, le intervistate hanno indicato prevalentemente: autonomia, rispetto, maternità retribuita per indipendenti, cambiamento culturale, fiducia, considerazione, condivisione del tempo di cura, libertà di scelta, non dover scegliere tra lavoro e famiglia, tutele, opportunità, sicurezza, parità di competenze, più tempo, nessuna rinuncia e tranquillità.

La Presidente del Movimento Donne Impresa di Confartigianato Lombardia e Lecco, Elena Ghezzi, commenta così i risultati emersi dalla survey: “Le donne imprenditrici lombarde vogliono che il loro ruolo venga maggiormente riconosciuto, chiedono una reale integrazione, di essere valutate sulla base del merito, delle capacità e delle competenze. Nella maggior parte dei casi non chiedono un tipo di parità “da quote rosa”: tanto che alla domanda ‘Cosa ne pensa della frase del Presidente Draghi “Una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge: richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi” il 56,2% si dichiara completamente d’accordo. Crediamo sia necessario ripartire da una considerazione: per raggiungere la parità nel mondo del lavoro, dovremmo creare le condizioni perché ci sia reale condivisione anche nel lavoro di cura. È uno degli insegnamenti che ci lascia questa pandemia: la perdita più elevata di lavoratrici rispetto ai lavoratori in un momento di emergenza è un campanello d’allarme, che dovrebbe essere vissuto come un fallimento sul quale interrogarsi. È il segnale che qualcosa, nel mercato del lavoro, non sta funzionando. Vorremmo che questa esperienza potesse essere il punto di partenza per una riflessione più ampia verso un cambiamento, sociale e culturale, che vada nella direzione indicata dal nostro Presidente del Consiglio, la ricerca di una reale parità di condizioni competitive”.

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Giovedì, 11 Marzo 2021 07:51

LA VALSASSINA E LA COSTITUZIONE

in Cultura

Tra le tante esperienze delle quali i valsassinesi vanno fieri, oltre all’arte della lavorazione del ferro e dell’industria casearia, ce n’è una che pochi conoscono, ma tanti ci invidiano ovvero la partecipazione determinante alla redazione della Costituzione della Repubblica Italiana ed il portale Valbiandino.net ci dà l’opportunità per rammentarlo. Essa fu approvata dall'Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 e promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre seguente. L'Assemblea fu eletta con un sistema proporzionale e furono assegnati 556 seggi, distribuiti in 31 collegi elettorali.

La distribuzione dei seggi nell'Assemblea Costituente avvenne tra i seguenti raggruppamenti politici:
• Partito Comunista Italiano,
• Partito Socialista di Unità Proletaria,
• Partito d'Azione,
• Partito Repubblicano Italiano,
• Movimento per l'Indipendenza della Sicilia,
• Partito Sardo d'Azione,
• Democrazia Cristiana,
• Unione Democratica Nazionale,
• Blocco Nazionale della Libertà,
• Fronte dell'Uomo Qualunque.

Appena eletta, l'Assemblea nominò al suo interno una Commissione per la Costituzione, composta di 75 membri incaricati di stendere il progetto generale.
A sua volta, la Commissione si suddivise in tre sottocommissioni: diritti e doveri dei cittadini, organizzazione costituzionale dello Stato e rapporti economici e sociali.
Il “comitato di redazione” o “comitato dei 18” - dal nome dei 18 giuristi che lo componevano - aveva il compito di coordinare il lavoro delle singole sottocommissioni ed elaborare il testo del progetto di Costituzione votato dalla Commissione dei 75. E qui entra in gioco il sen. Giovanni Uberti, figlio di genitori entrambi valsassinesi e con un ruolo tutt’altro che di secondo piano..
Il comitato era formato dall'ufficio di Presidenza della Commissione dei 75 con l'aggiunta di ulteriori membri, in modo da rappresentare tutti i gruppi politici.

Il Comitato di redazione non solo ebbe un ruolo essenziale nell'elaborazione del progetto di Costituzione, ma agì nel dibattito dell'Assemblea plenaria, in nome della Commissione dei 75, anche dopo la conclusione dei lavori.
Uno dei motivi di attrito tra le forze politiche consisteva nel fatto che il comitato di redazione, nonostante il suo ruolo, agiva in regime di non pubblicità ovvero non redigeva verbali sui lavori fatti.
Ma intanto l’iter costitutivo procedeva celermente e questo era fondamentale in un periodo politicamente incerto ed economicamente difficile come quello del dopoguerra.
Saranno altri interventi a svelarci fatti che hanno interessato ed interessano ancora l’opinione pubblica nazionale, come è il caso dello Smemorato di Collegno, interpretato da Totò in un film di Mario Monicelli.

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Giovedì, 11 Marzo 2021 07:15

ENRICO LETTA SEGRETARIO DEL PD ? SAREBBE BELLO

E`in queste ore che l`ex Presidente del Consiglio Enrico Letta dovra` decidere se abbandonare, almeno momentaneamente, il suo ruolo di insegnante di Scienze Politiche a Parigi, e tornare alla politica attiva alla guida di un Partito disastrato, dopo la caduta del Governo Conte 2, oppure no.

Inutile dire che molti di noi fanno il tifo perche` Letta accetti un incarico che fino a qualche giorno fa sembrava utopistico ("Adesso ho scelto di fare un altro lavoro" , ha ripetuto mille volte in passato).

Enrico Letta sarebbe un segretario di prestigio, e` una persona retta, sana e intelligente, come lo sono anche molti amministratori locali del PD, a cui giustamente si vorrebbe dare piu` spazio nella gestione del Partito.

E` venuto piu` volte a convegni tenutisi in provincia di Lecco (nell`aprile 2019 al Politecnico), l`ho conosciuto personalmente in un incontro tenutosi nel 2002 a Morbegno (c`era ancora la Margherita). E` stato un bravissimo Ministro dell`Economia insieme a Bersani, e un ottimo Primo Ministro, anche al netto delle polemiche sulla Ministra dell`immigrazione Cecile Kyenge, una sua ottima intuizione che purtroppo nessuno dei suoi successori ha avuto il coraggio di replicare.

Sarebbe sicuramente l`ideale per un Partito ormai dilaniato dalle correnti, in cui il divertimento principale, su questo aveva ragione Renzi, e` quello di sparare al bersaglio sui propri Segretari.

Perche` il problema, sia chiaro, non e` il Segretario: il problema e` proprio il PD. Un Partito nato nel 2007 proprio sulla autonomia delle correnti, sul modello democristiano per cui a qualsiasi leader veniva concesso di costruire la propria organizzazione correntizia, indipendentemente dal pensiero politico, e avendo in comune soltanto la "vocazione di Governo", come si e` visto in questi ultimi anni, e una sbandierata , quanto generica, "volonta` riformista".

Su questi presupposti , gli unici che potevano tenere insieme personalita` provenienti da esperienze politiche diverse se non opposte, cioe` ex democristiani ed ex comunisti, e` stato fondato il PD ai tempi di Walter Veltroni.

Una nuova Democrazia Cristiana senza neanche il collante, o la giustificazione, di una comune matrice religiosa cattolica: puo` stare in piedi su questa base un Partito in cui c`e` qualcuno che dice l`esatto contrario di quello che dice il suo vicino di seggio ?
Come accadde, solo per fare un esempio, sul caso di Eluana Englaro, in cui una Deputata lecchese, Lucia Codurelli, si schiero` per la liberta` di scelta sull`eutanasia, e il suo vicino, Antonio Rusconi, per l`opposto.

Probabilmente no, e infatti moltissimi se ne sono andati: a Sinistra, come Massimo d`Alema ( che aveva promosso una incredibile inziativa contro il Referendum voluto dal suo stesso Partito) e a Destra, a partire dallo stesso Renzi, che con Letta si comporto` in maniera poco dignitosa, sgambettandolo maleducatamente e dandogli una gomitata ("Fatti in piu` in la`", a mo` delle sorelle Bandiera) perche` lui voleva "accelerare" sul Governo e fare una riforma importante al mese (si e` visto !).

Rimane nel PD, dopo ormai quasi 15 anni, un corpo centrale un po` stranito, ma pronto a fare la sua parte, che ha superato le origini ideologiche divaricanti per concentrarsi sull`attivita` politica contingente, sulle"cose da fare", sul "lavorare per i cittadini" giorno per giorno.
Un po` poco , forse , per caratterizzare un movimento politico: abbastanza, forse, per Enrico Letta.
E` quello che tutti noi speriamo.
L`ultima chance, dopo le improvvise e choccanti dimissioni di Nicola Zingaretti.

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Mercoledì, 10 Marzo 2021 16:59

RIUNITO DAL PREFETTO DI LECCO IN VIDEOCONFERENZA IL CONSIGLIO TERRITORIALE PER L’IMMIGRAZIONE

Si è riunito stamattina in videoconferenza il Consiglio Territoriale per l’Immigrazione, presieduto dal Prefetto di Lecco, Castrese De Rosa.
All’ordine del giorno le nuove necessità e le istanze della popolazione migrante: “la crisi economica e sociale derivata dalla pandemia sta rappresentando un rischio non solo di impoverimento e marginalizzazione dei soggetti più deboli – ha segnalato il Prefetto - ma anche un ostacolo ai percorsi di integrazione che un territorio come quello di Lecco deve continuare a offrire.”.
Sono stati condivisi i dati sulla popolazione migrante residente (ad oggi circa 28.0000 abitanti) e l’incidenza della stessa sulla popolazione provinciale (8% circa).
Nel corso della riunione sono state affrontate anche le problematiche connesse alla gestione dei procedimenti amministrativi in materia di immigrazione, ai quali nel 2020 si è aggiunta la procedura straordinaria dell’emersione di lavoro, che la Prefettura sta continuando a trattare. Le istanze pervenute sono 1146, tutte già istruite e in corso di definizione.
È stato anticipato, inoltre, l’avvio nei prossimi mesi del progetto FAMI – che ha ricevuto nei giorni scorsi l’approvazione del Ministero dell’Interno - denominato “Accogliere, Orientare, Includere”, attraverso il quale, da un lato, sarà rafforzata la capacità di risposta della Prefettura alle istanze dell’utenza, dall’altro, verranno implementati i processi di governance del fenomeno migratorio a livello provinciale.
Agli attori territoriali della gestione del fenomeno migratorio il Prefetto ha chiesto di fare sistema e rappresentare le problematiche poste dalla popolazione migrante, contribuendo a prestare assistenza in termini di informazione e orientamento a supporto dell’azione svolta dalla Prefettura.
Numerosi gli interventi di tutti i partecipanti, che, nell’esprimere soddisfazione per il rinnovato impulso all’attività di un organismo fondamentale per il processo di integrazione/inclusione, hanno posto sul tavolo della discussione significativi spunti di riflessione: dal disagio sociale a quello psicologico, dalle problematiche collegate alla regolarizzazione dei titoli di soggiorno al tema della cultura imprenditoriale di chi, proveniente da Paesi stranieri, intende intraprendere iniziative economiche in Italia.
Il Prefetto De Rosa, nel ringraziare tutti gli intervenuti, li ha esortati a fare rete: “questo è solo il primo di una serie di incontri nei quali credo fortemente, perché ciascun Ente, se vuole risolvere i problemi da solo, non fa molta strada. Auspico un Consiglio Territoriale per l’Immigrazione periodicamente riunito, protagonista della soluzione dei problemi connessi all’immigrazione nella provincia di Lecco”.
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Mercoledì, 10 Marzo 2021 14:40

VILLA MONASTERO: DEFINITO IL CALENDARIO DI MOSTRE E INIZIATIVE CULTURALI PER IL 2021

in Cultura

La Provincia di Lecco ha definito le mostre e le iniziative culturali programmate per il 2021 a Villa Monastero di Varenna, che verranno proposte in base alle disposizioni governative e regionali sull’emergenza sanitaria in atto, adottando tutte le misure necessarie a garantire la massima sicurezza dei visitatori.

“Il calendario delle mostre – commenta il Consigliere provinciale delegato alla Cultura e al Turismo Irene Alfaroli – si presenta anche quest’anno assai ricco e vario, con numerosi eventi rivolti ai visitatori. Grazie alle costanti attività di studio e ricerca nel corso degli anni finalizzate alla valorizzazione di questa storica dimora lariana, i nuovi appuntamenti offerti al pubblico permettono opportuni e interessanti approfondimenti sulle vicende storiche e artistiche della Villa, poste in relazione con il territorio provinciale. Oltre alla mostre già definite, stiamo lavorando anche su altre iniziative culturali, che verranno presto definite”.

In occasione della Giornata internazionale della donna (8 marzo) sui canali social Instagram e Facebook di Villa Monastero sono state ricordate le figure femminili che hanno caratterizzato la storia di questa dimora lariana che si protrae nell’arco di otto secoli, dalla fondazione del monastero alla fine del XII secolo fino al pieno Novecento.

Dal 27 marzo al 9 maggio nello spazio espositivo di Villa Monastero verrà presentata la mostra fotografica #scatta l’estate con Acel Energie – Un contest fotografico per scoprire i paesaggi del cuore dei nostri territori.

Nel medesimo spazio dal 15 maggio al 6 giugno si terrà la mostra fotografica di Federico Wilhelm intitolata Testa o croce.

Da sabato 8 maggio, in occasione delle celebrazioni per il Bicentenario della morte di Napoleone Bonaparte, sarà possibile rileggere le collezioni della Casa Museo attraverso un percorso di approfondimento sulle opere neoclassiche presenti nella Villa e nel Giardino botanico, dove si conserva il gruppo scultoreo dedicato alla Clemenza di Tito realizzato dallo scultore Giovan Battista Comolli, autore di numerosi ritratti di Napoleone. Il noto gruppo venne eseguito nel 1830 poco prima della morte dell’artista, di cui lo scorso anno si è ricordato l’anniversario.

Sempre in riferimento al Bicentenario è stata programmata la mostra Tracce napoleoniche nelle collezioni lariane, tra curiosità, inediti ritratti e noti fasti, che si terrà dal 25 settembre 2021 al 30 gennaio 2022 in occasione delle Giornate europee del Patrimonio, curata dal conservatore Anna Ranzi e dallo studioso Francesco D’Alessio. Verranno presentati dipinti, stampe, documenti, immagini, oggetti di uso quotidiano di raffinata provenienza, che illustrano e testimoniano il successo e la diffusione anche in territorio lariano della fama di questo storico personaggio.

maggio, in relazione alla Giornata internazionale dei Musei 2021 Icom (International Council of Museums), verrà presentata la donazione, recentemente acquisita grazie alla generosità della famiglia proprietaria, di una importante pergamena manoscritta risalente al 1204: si tratta di un documento di compra/vendita in cui è citato per la prima volta il monastero femminile cistercense di Santa Maria, fondato alla fine del XII secolo, dalla cui trasformazione seicentesca è nata la Villa. Venerdì 21 maggio la pergamena verrà infatti proposta al pubblico dopo l’accurato studio condotto da Antonio Battaglia.

luglio e agosto si svolgerà la manifestazione Antonio Venini (1858-1941): il fascino del lago e della natura nei paesaggi varennesi, dedicata all’artista milanese di cui si celebrano gli 80 anni della scomparsa; allievo e amico di Francesco Didioni, di cui seguì i corsi e con il quale frequentò gli ambienti accademici, il pittore espose per la prima volta pubblicamente alla Permanente di Milano nel 1890 un dipinto ambientato a Varenna; trascorse in questa località lunghi periodi nella bella villa della famiglia, descrivendo l’aspetto del borgo in immagini di indubbio fascino naturalistico.

La stagione si chiuderà a dicembre e nel periodo natalizio con una mostra dedicata a un interessante dipinto di ambito leonardesco di soggetto religioso, che contribuirà ad allietare i visitatori durante le feste.

Nel frattempo sono state prorogate fino al 16 maggio le due mostre attualmente in corso: Fiori nel vento – ventole e ventagli floreali dell’Ottocento e Carte in… Cantate. Antonio Ghislanzoni e Amilcare Ponchielli attraverso le lettere dell’Archivio di Villa Monastero e altri inediti documenti, con scenografie di Luigi Bartezago.

Per informazioni: www.villamonastero.euwww.facebook.com/villamonasterolc e www.instagram.com/villamonastero.

 
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Mercoledì, 10 Marzo 2021 08:24

LA CRISI HA COLPITO SOPRATTUTTO LE DONNE. SERVONO POLITICHE ADEGUATE.

“A distanza di un anno dall’inizio del primo lockdown, che ha stravolto i ritmi di vita delle famiglie e delle nostre comunità, a pagare il prezzo più alto da un punto di vista del lavoro sono state le donne. La caduta del tasso di occupazione, infatti, è stata quasi il doppio tra le donne rispetto agli uomini, -1,3 contro -0,7 punti percentuali”. Lo rende noto Alessandra Locatelli, assessore regionale alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari opportunità.

Per le donne la pandemia rappresenta un freno

“Complessivamente quasi un terzo delle donne ritiene che sulla strada della parità di genere la pandemia abbia rappresentato un freno e i numeri lo confermano. Anche in Lombardia – spiega Locatelli – si registra un peggioramento degli indicatori relativi al tasso di disoccupazione tra le donne. Ciò a indicare la difficoltà di ingresso e lo scoraggiamento tra la forza lavoro femminile”. “In un contesto di questo tipo – continua – i nostri sforzi devono quindi concentrarsi nell’evitare che le donne vengano penalizzate. Rafforzandone la figura anche con strategie di welfare aziendale mirate e garantendo pari opportunità di accesso ai percorsi di formazione, di occupazione e di carriera”. “È fondamentale – sottolinea l’assessore – continuare a sostenere tutti gli ambiti, a livello privato, associativo e istituzionale, che lavorano per incoraggiare le donne a raggiungere i risultati che desiderano”.

Riflessione sui carichi di lavoro familiari ed extrafmiliari

“Queste azioni – rimarca l’assessore – non possono prescindere dall’avvio di una seria riflessione sul tema della condivisione dei carichi di lavoro a livello familiare ed extra familiare. Proponendo quindi politiche efficaci affinché le donne non rischino di uscire dal mercato del lavoro. In un momento così difficile dal punto di vista della crisi sociale ed economica”.

Da Regione richiesta al Governo

“A tal proposito – conclude l’assessore Locatelli – Regione Lombardia ha già espresso al Governo la necessità di intervenire con urgenza con adeguati congedi parentali in relazione ad eventuali ulteriori misure di chiusura delle scuole e con il ripristino del bonus babysitter, ma è importante rivolgersi anche alle aziende attraverso adeguati incentivi”.

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